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Full text of "Elementi di architettura"

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http://www.archive.org/details/elementidiarchitOOpret 


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ELEMENTI      ( 

RCHITETTURA 

DEL     S  1  G  N  0  K 

FRANCESCO    MARIA 
PRETI. 


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mdcclxxx. 

Appresso    Giovanni    Gatti, 

e  0  Ts^     V  V  B  B  L  I  C  ^    V  E  R  M  IS  S  IO  UE. 


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PREFAZIONE 

DEL      S  J  e  li  0  R     CO: 

GIORDANO    RICCATI. 


0  non  fono  punto  inclinato  ad  ammettere  Jtccomg 
^  'vera  la  nota  pr opo fintone  ^  che  i  Poeti  nafcono,  e 
gli  Oratori  ^  formano  ;  portando  ferma  opinione,  che  per 
riufcire  perfettamente  in  qualfì'voglìa  facoltà  fì  renda  ne- 
celfaria  l'abilità  naturale  accompagnata  da  indefejjoftudio y 
e  da  continuato  cfcrcixjo.  Il  famofo  Bartolommco  Ferr aci- 
ni era  nato  meccanico  ,  ed  il  celebre  Giovanni  Alerchiori 
morto  due  anni  fa  qui  in  'Trevi fo  era  nato  J cultore.  Non 

a     z  altri- 


IV  Prefazione. 

altrimenti  Jt  può  afferirc  con  veri  tri  y  che  nacque  Architet- 
to il  Sig.  Francefco  Maria  Preti ,  di  cui  ora  pubblico  gli 
Elementi  di  Architettura  ,  che  quantunque  dettati  ad  un 
fuo  'Di  f e  epolo ,  e  non  ripuliti ,  hanno  tutto  il  merito  di  cf- 
fere  confervati  ^  Jìccome  quelli  ^  che  contengono  i  gi ufi i prin- 
cipe ,  e  ci  guidano  a  J ormare  una  chiara  ,  e  fondata  idea 
di  m  arte  si  bella  . 

Ella  e  fir  a  or  di  nari  a  l' occafìone  ^  che  lo  indtiffe  ad  appli- 
car/i all'  Architettura  .  Il  Ch.  Sig.  Co:  Giovanni  B^i^^K^t- 
ti  a'vea  prefo  l' impegno  di  fare  il  Difegno  per  la  Chiefa 
di  S.  Liberale  di  Cnjìelfranco ,  che  fi  dove  a  rifabbricare. 
Occupato  a  dar  l' ultima  mano  al  T'rattato  De  Luminis 
alFediionibus,  era  andato procraffinando  ^  talmente  che giun- 
fe  il  mefc  di  Dicembre ,  nel  quale  foiea  trasferirli  a  Ve~ 
nexia per pa\]arvi  l Inverno.  Preje  dunque  ri foluTjone  di  pro- 
forre al  Sig.  Francefco  Maria  Preti  y  che  affumeffe  r  im- 
preja  del  mentovato  difegno .  B^eflò  quefli  far  prefo ,  e  Jor~ 
ridendo  rifpofe ,  che  riputava  impoffibilc  l' effettuarla  ,  ef~ 
fendo  totalmente  ignaro  dell'  Architettura.  Non  ft  perde  di 
coraggio  il  Co:  Pj'X^etti  y  ma  dategli  alqua?ire  delle  piti 
importanti  infiruxjoni ,  gli  fomminifirò  i  principali  Scrit- 
tori di  Architettura  ,  lo  confortò  ad  iftudiarli  ,  e  gli  fé 
concepire  fondata  fperanxa  di  pre-li  ,  e  non  ordinar)  pro- 
gne jjl .  Meravi^liofo  fi  fu  il  d' letto ,  che  il  Preti  raccolfe 
dalla  lettura  dei  mentovati  libri ,  e  ben  prefto  ft  accorfe  , 
ch'era  nato  per  cosi  dire  Architetto^  trovandofi  dopo  qual- 
che tempo  in  ifìato  d' intraprendere  y  e  di  pcrfexjonnre  ii 
bramato  difegno.  Fu  molto  prudente  ilConfiglio  di  Jpedir- 
lo  a  Pjjma  ,    acciocché  fojj'e  ejaminato  da  que'  principali 

Ar- 


architetti  y  i  quali  avendone  dato  poco  fnvorevol giudizio  y 
ad  ejfo  fi  arre  fé  il  Sig.  Frante  (co  Maria  ,  talmente  che 
non  lajciò  pia  vedere  a  chicchefjìa  queflo  primo  parto  del 
fuo  ingegno. 

In  tanto  l' amicizia  y  e  la  converfaxjone ,  eh' ei  coltivava 
del  Co:  Jacopo  Bjccati  mìo  Padre ,  e  i  frequenti  dijcorfi 
di  Architettura  accre/cevano  di  giorno  in  giorno  i  fuoi  lu- 
mi. QU  fece  egli  comprendere  dover  e/Jer  fimi  li  gli  archi, 
che  hanno  luogo  nella  fiefja  ftrutturay  ed  efjer  neceffario  lo 
ftabilire  una  ferma  regola  per  /'  alte'^t  dei  va/i .  Tre  me- 
dieta  fra  la  lunghe^^  »  e  la  largherà  ricordavano  gli 
Architetti  per  determinare  l'altezza  di  un  vajo,  f  aritme- 
tica. Li  geometrica,  e  f  armonica  .  Ofjèrvò  il  Co:  Jacopo^ 
che  le  due  prime  non  potevano  ammetter  fi  ^  perche  quando 
la  lunghcT^  avea  una  grandifjima  proporzione  colla  lar- 
ghex^t ,  ne  rifuitava  f ahcx^  eccedente,  e  mofiruoja.  Lcy 
ter%a  andava  e /ente  da  tal  di/etto;  imperciocché  nella  det- 
ta i potè  fi  dava  f  alteri  doppia  della  larghezza,  come  nei 
lunghi  portici  ejfct/ivamcnte  fi  pratica .  Quejti  due  impor- 
tantiffimi  principj  accoppiati  cogli  altri  della  confiderazjo- 
ne  deir  Ordine  fecondario  ;  del  retto  ufo  delle  rifalite  s 
quando  vi  e  un  maggior  pcfo  da  Jofienere  ;  delle  medieta 
principali,  e  fecondarie ;  della  eguagli an-T^.  degl' intere olttan] 
negli  angoli  ;  della  continuazione  delle  lince;  della  foli  dita 
non  Jolo  reale,  mi  ancora  apparente  gli  Jervirono  di  [cor- 
ta per  applicarfi  con  frutto  ad  un  fecondo  di  fegno,  cherin^ 
fc'i  fommamente  perfetto ,  e  eh' ejjoido  fiato  p  jh)  ti  efceu- 
Zjone  y  viene  generalmente  applaudito  da  cbimijue  ha  il^'ta- 
lier  di  vedere  in  Caftelfranco  il  Ttr/ipio   di    S.  Liberale  - 

Là 


VI  Prefazione. 

La  JÌYHtttira  ad  una  JoLi  nave  con  cappelle  è  Jonica  con 
piedcfiallo^  e  atticinio.  Nel  njafo  principale  fono  combina- 
ti gli  archi  maf]tm:o ,  e  medio  o  dell'  ordine  ,  e  nel  fianco 
delle  cappelle  è  collocato  l' arco  tcr^p  appartenente  all'ordi- 
ne Secondario  ,  e  tutti  e  tre  quefti  archi  accettano  la  Jo- 
nica proporTjone  .  La  lunghcT^a  della  nave  è  formata  da 
tre  archi  medj  ,  e  da  quattro  intercolunnj  ;  la  larghete 
da  un  arco  mafjìmo ,  e  da  due  intercolunnj  eguali  ai  pre- 
detti ;  e  l  alte%7^  e  pontualmente  media  armonica  fra  le 
nominate  due  dimenjìoni .  Si  fa  pofcia  tranfito  alla  crocie- 
ra ,  alla  metà  della  quale  forge  una  cupola  fondata  full* 
ott angolo  ,  ed  indi  fi  pafja  alla  tribuna  ,  la  cui  volta  è 
Jojlenuta  da  quattro  colonne  i folate  ,  e  termina  finalmente 
la  Chiefa  col  coro  .  Neil'  entrar  della  Ghie  fa  fanno  una 
belli jfima  pittore  fca  campar  fa  i  tre  diverfi  cantoni ,  e  per- 
fettamente regolari  del  vafo  principale ,  della  crociera  ,  e 
della  tribuna  ,  e  fommamente  diletta  il  vedere  qualmente 
dall' impofla  degli  archi  medj  vengano  detcrminati  ^  e  l'or- 
namento interno  della  porta  primaria  ^  e  ^li  altari  nelle  cap- 
pelle ,  e  il  tabernacolo ,  le  fiiicfire ,  le  nicchie ,  e  le  porte 
nella  crociera  ,  e  le  cantorie  nella  tribuna  ;  talmente  che 
regna  da  per  tutto  l' armonia  ^  e  l'unità. 

L' eccellente  j  e  per  dir  il  vero  fortunata  riufcita  del  dc^ 
fcritto  fecondo  difegno  innamorò  talmente  il  Sig.  France- 
Jco  Alarla  dell'Architettura  ,  eh' effa  ,  finche  vi ffe  ,  fu  fem- 
pre  mai  il  Juo  coflante  diletto.  Difegnò  indefeffamente  da 
giovane  y  e  quando  per  l' innoltrarfi  degli  anni  ,  e  la  jo^ 
ver  chi  a  applicaTjone  fé  gì' indebolì  la  vijia  ,  fece  difegna- 
re  dafuoì  di  f  ce  poli  ,    che  furono  i  Signori  Giovanni  ,    ed 

An- 


E  .  VII 


Antonio  Padre ^  e  Figlio  Mia"^ ,  il  Sig.  Giufeppe  Fa-^ 
Xj^ii i  a  cui  dettò  i  preferiti  Elementi,  ed  ultimamente 
il  Sig.  Ab.  Zampe"^!  y  che  dopo  la  morte  del  Preti  deli- 
neò il  T'abernacolo  di  S.  Liberale  giufta  la  idea  ,  che  fi 
'vede  nel  difegno  di  detta  Chiefa  intagliato  in  Bearne  ,  ed 
inj erito  nel  Salmon  della  edÌ7jon  diVeneTja.  Queflo  Aba- 
te ,  che  dava  di  Je  ftefjo  grandi  Jperan\c  trasferitofi  a. 
Rjyma  per  maggiormente  perfezionar  fi  /'  anno  1775.,  ter- 
minò pofcia  in  età  frefca  i  fuoi  giorni . 

Prima  di  paffare  il  Sig.  Francefco  Maria  a  miglior 
"vita  il  dì  z^.  Dicembre  dell'anno  1774.  in  eth  di  anni  j^. 
me  fi  7.  giorni  4.  in  Caflelfranco  ordinò ,  che  fi  cotfegnaf- 
fero  in  mano  di  un  fuo  intimo  Amico  Monfig.  Carlo  Ada- 
mi Canonico  della  Cattedral  di  Trevi fo  li  numerofiffimi 
ftioi  dìfegnì  ^  il  quale  per  a [f  curarne  (a  con fernj anione  di- 
t'ija  di  collocarli  in  qucfia  Biblioteca  Capitolare  .  Avea 
in  nniìTìo  il  Sig.  Preti  di  feri 'ver  e  un  Trattato  di  Archi- 
tettura di'vi  fo  in  due  parti  ,  r  una  teorica  ,  che  fi  ab  i  li f ce 
J CI  enti fic  amente  i  principj  ,  ed  i  metodi  y  e  l'altra  pratica, 
che  ne  ponefje  l' ufo  fiotto  degli  occhi .  Diede  il  noflro  Au- 
tore principio  dalla  Jeconda  parte  piufaticoja  dei  dijegni , 
lufngandofi  pofcia  d' intraprendere  ancor  la  prima  ,  fé  la 
diminw^one  della  "vifia ,  gli  afjalti  della  podagra ,  ed  altri 
incomodi  di  jalute  glie  /'  avejjcr  permejfo  .  A  ciò  ,  che 
non  ha  egli  potuto  ejeguire ,  Jupplijcono  jufflcientemente  gli 
Elementi  di  Architettura,  che  io  prefento  a 
chi  legge ,  /  quali  contengono  in  rifiretto  il  Juo  intiero  fi- 
(ìema  y  Jccondo  cui  ha  lavorato  i  difcgni. 

Fra  qitefti  dijegni  la  ferie  de  palagi ,  che  dalla  faccia^ 

ta 


vili 


ta  di  tre  fori  paffa  gradatamente  a  quella  di  'vemino've  , 
merita  una  fiima  dijìinta  .  Le  difìribu7joni  delle  facciate 
poftc  indi/egno  fono  tutte  nominate  nelCapitolo  XIV.,  ed  in 
effe  per  conjcguenxa  fi  ufano  le  rifalli  e  a  dovere  non  fola 
per  fofienere  un  pefo  maggiore  ,  ma  ancora  per  falvare  le 
medieta  fecondarie  .  Si  vede  in  pia  di  una  circofianT^a  , 
che  k  facciate  luna  oppofla  all'  altra  fono  variate  fcn^A 
pregiudicare  gl'incontri  delle  porte  ^  e  delli  fincfire  ,  //  che 
nel  citato  Capitolo  nota  fmgolarmente  l  Autore ,  mentre  al 
numero  XII.  ricorda  due  maniere  di  ver  fé  di  fcompartire 
le  facciate  anteriore  ,  e  pofteriore  di  ventitre  Jori  di  un 
magnifico  palagio  da  lui  difcgnate  .  Nella  predetta  Jcrie 
ha  pofto  in  opera  tutte  le  regole  preferi tte  negli  I:  l  e  m  e  n- 
TI,  che  riguardavano  la  eguale  altcT^xa  degli  Ordini  l'uno 
al f  altro  fovrappofìi ,  le  nlte^'Z^  dei  vaft,  le  (ale,  le  f cale ^ 
gli  atrji  le  logge >  le  fughe ,  la  continua%ion  delle  linee  ,  /' 
eguaglianza  degl'i  ntercolunnj  negli  angoli}  e  tutto  ciò  a  che 
appartiene  alla  regolar  cojirwx^one . 

Se  il  Sig.  Francefco  Maria  aveffe  dato  F ultima  mano 
a'  fuoi  Elementi»  non  avrebbe  certamente  tralafciato  di 
far  menzione  della  difpofiT^onc  dei  triglifi»  e  delle  metope, 
dei  dentelli  ,  e  dei  modiglioni .  UJando  egli  cojiantemente 
nei  palagi  gì' intercolunnj  di  mod.  io.»  di  mod.  8.,  di  mod. 
6.,  ed  anche  di  mod.  t.,  quando  le  colonne  fono  binate  > 
dee  neccjjari amente  appigliar/ì  al  metodo  inventato  da  un 
fuo  difccpolo  il  Sig.  Giovanni  Mia^^zj  >  che  determina 
eguale  a  due  moduli  la  fomma  di  un  triglifo  ,  e  di  una 
metopa,  ed  affegna  a  quello  min.  14.,  ed  a  quefia  min.  36.5 
ed  al  dentello}  quando  fi  ufi  nell'Ordine  Dorico,  min.  4.» 

ed 


Prefazione.  rft-, 

ed  eli  vano  min.  i.  Per  fewìre  ai  fuddetti  intercolunnj  » 
egli  è  d' uopo  far  st,  che  negli  Ordini  JonicOi  CompofttOi 
e  Corintio  r  aggregato  di  un  modiglione  ,  e  di  un  vano  fi 
eguagli  ad  un  modulo ,  dando  al  modiglione  min,  10.3  ed 
al  'vano  min.  io.  avverto,  che  nei  palagi  gì' intercolunnj 
di  mod.  10.5  di  mod.  8.j  di  mod.  6.  fi  devono  riferire  alt 
Ordine  inferiore  >  e  che  per  efempio  in  un  cdifixio  ornato 
coi  tre  Or  di  ìli  Dorico  i  Joni  co»  e  Corintio,  quando  fi  dice, 
che  nel  fecondo  ,  e  nel  terT^  Ordine  la  fomma  di  un  mo- 
diglione, e  di  un  vano  ha  da  effere  uguale  ad  un  modulo  , 
fi  dee  intendere  ,  che  quefto  modulo  appartenga  al f  Ordine 
Dorico  .  Facendo  il  Sig.  Preti  le  tre  colonne  egualmente 
alte,  il  modulo  efempigraxia  della  Corintia  farh  f  del  mo- 
dulo della  Dorica;  e  quindi  l'aggregato  di  un  modiglione , 
e  di  un  vano,  che  fi  eguaglia  ad  un  modulo  della  colonna 
Dorica,  pareggerà  J  di  modulo  della  colonna  Corintia. 

Le  varie  circoftan^e  frattanto  degli  altri  edifii^j  bene 
fpefjo  richiedono,  che  fi  cangi  metodo,  purché  quefio  fi ac^ 
comodi  alle  già  fi  abili  te  largheT^  degli  archi ,  e  delle  loro 
parafiadi ,  alle  quali  devono  Jervire  gli  ornamenti  dei  tri- 
glifi >  dei  dentelli,  e  dei  modiglioni  .  Sogliono  gli  .Archi- 
tetti determinare  il  triglifo  di  min.  300  la  metope  di  min. 
4j.  Si  può  ottenere  profftmamente  quefio  f campar  ti  mento 
fenxa  alterare  nell'Ordine  Dorico  0  a  terra  ,  0  fui  piede- 
fi  allo  U  mi  fura  della  larghexT^  dell'  arco,  e  delle  fue  pa- 
rafiadi .  Se  l'ordine  è  a  terra  ,  abbiamo  la  difian^a  di 
II.  moduli  fra  centro,  e  centro  di  colonna.  Si  divida  e ffà 
per  cinque,  e  ne  rifulterà  il  qi40xiente  di  mod.  x  f»  0  fa 
di  min.  yt.3  a  cui  fi  dee  far  eguale  la  fomma  di  un  tri- 

b  glifo. 


;glifo  y  e  di  una  mctopa  ,  de  quelli  ne  toccheranno  i8  ;  al 
primo 9  e  43  ;  alla  feconda.  Fofto  che  F ordine  fia  colloca^ 
5.1^0  Julpiedcflallo,  parti fcafi  per  J'ei  la  diftan^a  di  mod.  14. 
fra  i  centri  delle  colonne ,  e  ne  pronjerra  il  quoziente  di 
mod.  X  \i  0  fta  di  min.  70.5  ai  quali  ha  da  uguagliar  fi  P 
aggregato  di  un  triglifo»  e  di  una  metopa,  che  fi  appro- 
priano quello  min.  18.5  e  quefta  min.  41.  Le  due  notate 
jdifiri bulloni  f  occhio  non  le  dijìinguerebbe  da  quella  »  che 
afjegna  al  triglifo  min.  30.5  alla  metopa  min.  4j.  Che  fé 
come  nelle  Chic  fé  addiviene  ,  Jono  rifalite  le  colonne  s  che 
prendono  in  mer^  r arco»  .e  r ordine  e  pofio  a  terra;  nell* 
intercolunnio  di  mod.  io.  fi  [compartiranno  quattro  trìglifi  » 
ognuno  di  min.  ^o.»  ed  altrettante  metope»  ciaf  cuna  di  min. 
4$.  Stando  f  ordine  Jul  piedefiallo  >  nelP  intercolunnio  di 
mod.  1 2.  1;/  capiranno  cinque  triglifi  3  ed  un  pari  numero 
di  metope»  toccando  al  triglifo  min.  z8  ?*  ed  alla  metopa 
min.  43  ] .  Ter  ufare  in  una  Chieja  una  delle  ricordate 
difiribuxjoui  dei  triglifi ,  e  delle  metope  ,  fa  di  mefiieri 
offcrvare,  s'efj'a  fi  può  accomodare  alla  larghei^  del f  arco 
malJìmo,  la  quale  dentro  certi  limiti  fi  può  alquanto  mo^ 
dificares  'variando  il  dritto  dell'  arco  fiefjo  .  Ottenuto  ciò  3 
egli  è  d'uopo  determinare  gli  altri  intercolunnj ,  che  hanno 
luogo  nella  Chiefa,  onde  per  una  parte  ricevano  il pr e f cel- 
ta J  compartimento,  e  per  f  altra  falteT^  della  Chiefa  fia 
almeno  projjìmamente  media  armonica  fra  la  lunghe":!^ 
Xa  ,  e  la  larghexT^  .  V  induflriofo  architetto  fceglie 
una  diflribuTJone  piuttofio  che  f  altra  fecondo  le  circo^ 
ftan-^c. 

1  modiglioni  di  min.  lOo  ed  i  'vani  di  min.  to.  fi  pof- 

fono 


ONE.  xr 


fono  ufare  ,  quando  fi  diminuì  [cono  le  colonne  »  e  quando 
al  di  fono  dei  modiglioni  non  fi  collocano  i  dentelli  9  0  un 
fecondo  gocciolafojo  .  Che  fé  la  cornice  è  fornita  dei  den- 
telli 3  0  del  fecondo  gocciolatolo  »  cvvera  fé  tralaf ciati  sì 
fatti  ornamenti  5  le  colonne  quadre  non  fi  diminuifcono  , 
qualmente  fi-  coftuma  nelle  Chiefe  a  più  naui  »  allora  nello 
fpa-xjo  di  mod.  n.,  per  cui  difìano  gli  affi  delle  colonne 
a  terra  >  in  me^To  alle  quali  fi  a  un  arco  ,  bi  fogna  collo- 
earci  dieci  modiglioni ,  ed  altrettanti  'uant  .  Ogni  copia  di 
un  modiglione  5  e  di  un  -vano  fi  eguaglia  a  moduli  i  '<  5  /'/ 
modiglione  a  min.,  ii.,  ed  if  'vano  a  min.  24.  Se  la  co- 
Imna  è  collocata  fui  piedeftallo ,  la  diflan7^%  di  mod.  14. 
fra  gli  affi  delle  colonne  dovrà  capire  12.  modiglioni  9  ed 
un  pari  numeri^  di  vanì.  Di'vi  fi  li  mod.  14.  in  dodici 
parti,  ne  rifulta  il  quoT^iente  di  mod.  i  i,  a  cui  dee  far  fi 
eguale  la  fomma  di  un  modiglione  9  e  di  un  vano  s  del- 
la quale  toccano  al  modiglione  min.  12.»  ed  al  vano 
min.  23,  ^nche  qui  egli  è  d'uopo  e  f aminar  e ,  fé  il  pre- 
fcelto  fcompartimento  pojj'a  adattarfi  alla  larghe%7^a  dell' 
arco  maffinio,  nella  quale,  quando  è  otturato,  i  modiglioni 
fi  deggiono  difiribuire  .  B^ifchiarerò  la  faccenda  con  un 
e  f empio . 

^bbiafi  una  Chic  fa  a  più  navi  d^  ordine  Jonicc^  con  pie- 
de fi  allo,  nella  quale  gli  archi  fono  privi  di  ferraglia  .  V 
arco  fonico  fenT^  ferraglia  e  alto  larghe%7^e  2  i,  dimodo- 
ché detratto  il  raggio  rimangono  larghe%7^  i  i,  0  fia  f  del- 
la larghcx7^>  Quindi  moltiplicata  perfette  la  quarta  par- 
te della  larghexTa  dell'arco  maffimo  y  il  prodotto  fi  dee  u- 
guagliare  all'  alte%7^  del  piedeftallo  più  quelle  della    colon- 

b     2.  nay 


XII  l'RKFAZrON 


na  j  del  fopr nomato  y  e  del  dritto  deir  arco  predetto .  Un 
tntx^  modiglioìie  9  un  vano  y  ed  un  mogli one  y  che  Jt  collo- 
cano  nella  meta  della  cornice  Jovrappofia  alla  colonna  ri- 
J aitata  »  fanno  min.  41.  Giacche  la  colonna  non  fi  dimi- 
nuii ce  y  fi  jottrino  min.  30. ,  f  refieranno  min.  11.  di  f por- 
to alla  cornice  fotto  del  modiglione  .  Si  formi  la  larghezza 
dell'  arco  majjlmo  con  due  aggetti  della  cornice  fotto  del  mo- 
diglione y  un  'Vano  y  e  tredici  coppie  di  un  modiglione  y  e  di 
un  'Vano ,  e  ne  ri/ulterà  e/Ja  largheT^^^  uguale  a  mod.  1 C, 
miìi.  IO.  Ora  giacche  nel  nojiro  ca/o  l' alte^^  del  raggia 
dee  pareggiare  f  della  [coperta  larghe?^  ?nod.  16.  min.  zo.» 
fi  divida  quefta  per  4.  »  ed  il  quoziente  mod.  4.  w/w.  j. 
fi  moltiplichi  per  7.  ,  ficchi:  il  prodotto  fi  eguagli  a  mod. 
zy.  min.  j.  Sottratto  da  quefto  f  aggregato  del  piedefial- 
lo  mod.  $.  min.  ij.,  della  colonna  mod.  iX,  della  trabea-. 
%jone  mod.  4.,  cioè  a  dire  mod.  zj.  min.  ij,,  re  fiera  il 
dritto  delt arco  majjlmo  mod.  i.  ìììin.  zo.  Per  la  qual  coja 
affegnata  al  dritto  la  detta  mi  fura  s  fi  determina  la  lar- 
gheTj^  dell'arco  fnod.  16.  min.  zo.  ,  che  riceve  lo  fcom- 
par  ti  mento  dei  modiglioni  di  min.  iz.,  e  dei  vani  di  min. 
t^.  Gli  altri  intercolunnj  y  che  hanno  luogo  nella  firuttura 
della  Chieja ,  fi  deggiono  ftabilire  di  tal  largheT^ ,  che  (i 
pofja  loro  accomodare  la  difirihuT^one  dei  'modiglioni  ,  la 
quale  Jemprc  fi  otterrà  ,  qualora  la  difian-x^  fra  gli  affi 
delle  colonne  fia  divifibile  per  mod.  i  i.  P enfio ,  che  quan- 
do ho  detto  pofJa  baflare  per  formare  una  giuda  idea  dello 
J comparti  mento  dei  triglifi  e  dei  mudigilioni .  I  dentelli  :,  Je  fi 
uni/cono  coi  triglifi ^  e  coi  modiglioni  3  debbono  dipendere  da 
cjjì  »  ed  io  ne  ho  dato  un  cenno  nell'Ordine  Dorico.  Se  fi  ufa- 

no 


XIII 


m  [ofi ,  come  il  nofiro  jiutore  Jt  e  adoperata  nel  Tempio 
di  S.  Liberale  di  Cafìel franco  d'ordine  Jonico,   la  fomma 
di  un  dentello^  e  di  un  'vano  dee  fiabilirjt  parte  ali  ignota  o 
di  mod.  11.  /e  l'ordine  è  piantato  a  terra y  o  di  mod.  14., 
s'è  collocato  Jul  piedefiallo y  e  fervirà  ad  amendue  le  cir^ 
codanT^  y  (e  farà  parte  aliquota  di  mod.  1.   min.  Co.  Mi 
fermo  full  ej empio  della  Chiefajonica  con  piedefiallo  a  piùt 
navi  y  in  cui  vanno  ri f ali  te  le  colonne  quadre  y  che  jiancheg" 
giano  r  arco  dell  ordine  .    Scompartiti  mod.  t.  min.  60.    in 
fette  coppie  di  un  dentello ,  e  di  un  vano  y  Jt  eguaglia  cia- 
fcuna  a  min. '^  y  min.  8t.  Si  faccia  il  dente/lo  min.Vy  min. 
$  I  y  ed  il  vano  min.  '' ,  min.  i  r ,  ^  nella  metà  della   cor- 
nice ri f aitata  fi  pongano  quattro  dentelli  y  e  mex^>  e  quat- 
tro vani y  la  cui  fomma  totale  min.  37  '.  Levati  da  quefia 
min.  30. ,  poiché   la    colonna    non   va  diminuita  ,    refia  lo 
[porto  della  cornice  inferiore,  ai  dentelli  min.  7^,   e  pari- 
menti di  min.  jl  fi  faccia  l  aggetto  del  dentello.   M.' infe- 
gna  il  computo  y   che  due  aggetti  della  cornice  fottopofia  ai 
dentelli y  due  aggetti  di  dentello  y    un  dentello  y   e  i$.  coppia 
di  un  dentello  ,    e   di  un  vano  formano   appunto   mod.   11. 
larghe%7^  dell  intercolunnio  contenente  l  arco  dell  ordine. 

La  larghcTX^  dell'arco  maffimo  conterrà  due  aggetti  del- 
la cornice  inferiore  ai  dentelli ,  due  aggetti  di  un  dentello  , 
la  larghete  di  un  dentello  y  e  ^4.  coppie  di  un  dentello y  e 
di  un  vanOy  grandezj^  y  che  Jommano  min.  497  ",  mod.  t€. 
min.  17.  y,  a  cui  fi  eguagli-era  la  larghe%7^a  dell  arco  pre- 
detto .  Divi I a  quefia  per  4.  mi  da  il  quor^ente  mod.  4. 
min.  4  f ,  che  moltiplicato  per  7.  determina  /'  alteT^  dell' 
arco  meno  il  Juo  raggio  mod.  1^.   Sottrq  da  ejja  l altei^ 

b     3  dell' 


XIV  l'REFAXtON 


de/r ordine  mod.  17.  min.  ij.,  tf  rimane  il  dritto  del f  arco 
ma  [[imo  mod.   i.  miti.   ij.        »«^ 

Nei  rimanenti  intercolunnj  della  Chiefa  fi  dijporranno  i 
dentelli  di  min.  s  '  >  fd  i  vani  di  min.  z  ^ ,  la  fomma  di 
una  coppia  de' quali  pareggia  min.  ",  min.  8  ^  ,  quando  la 
quantità  min.  S  ^  [ìa  parte  aliquota  della  diflan^a  fra  i 
centri y  0  gli  affi  delle  due  colonne.  Tocca  al  bravo  ar- 
chitetto il  concertare  infieme  le  parti  dell'  edifizjo  ,  onde  il 
tutto  riefca  a  dovere.  V-'^' 

Nella  mentovata  ferie  di  palagi  non  ha  luogo  uno  da 
campagna  di  ordine  fonico  architettato  con  quella  firuttu-^ 
ra  y  che  ufava  il  Palladio.  La  facciata  confa  di  nove  in- 
tercolunnj .  I  tre  di  mcT^  di  mod.  6. ,  di  mod.  i  o. ,  di 
mod.  6.  y  che  Jono  ri f ali  ti  9  introducono  in  una  loggia  >  fo- 
pra  la  trabeaT^one  efterna  della  quale  v  e  un  front  ij pi  ciò . 
Da  un  lato  9  e  dall'  altro  fi  vtggono  i  due  ternarj  d' inter- 
colunnj a  pilaflri  di  mod.  6.,  di  mod.  8.,  di  mod.  6.  Al- 
la loggia  [t  afcende  per  una  magnifica  fcalinatay  per  P  al- 
texj^  della  quale  il  palagio  è  ornato  da  un  ben  dijpofio 
ru[ìicOi  a  cui  una  fafcia  ferve  di  cimacio.  */4  defira ,  e  a 
finiftra  del  palagio  fi  aliano  due  fabbriche  di  cinque  fori 
per  cadauna  ferventi  allo  fteffo  ,  che  qui  fi  fogliono  chia- 
mare bar  chef] e.  Sono  quefie  ornate  con  due  loggie  uguali  a 
quella  del  palagio ,  colla  Jua  diff^eren-;^ ,  che  le  ultime  for- 
gono  fopra  il  piano  del  cortile  i  e  la  prima  Jopra  la  fra- 
li nata.  Si  noti y  che  nell'Interno  di  tutte  e  tre  le  loggie  l* 
intercolunnio  di  mex;z^  è  occupato  da  un  arco  con  ferraglia. 
In  tanto  io  deferivo  un  tale  edificio,  in  quanto  contiene  un 
helliffìmo  artifÌTjo  inventato  dal  nofiro   valente  Architetto 

di 


t      n      N      i; .  «V 


di  legare  in  [teme  due  ordini  fondati  fu  piani  dì  ver  fi .  La 
fajciay  che  ferve  di  cimaci o  al  rufìico,  e  continuata  nelli 
harcheffèt  e  divide  nelle  fieffe  il  piano  inferiore  ornato  an*. 
eh*  efj'o  con  rufiico  dal  fupcrioret  ed  incontra  la  linea  delle 
impofie  degli  archi  nelle  loggie  delle  barcheffe  .  Di  più  U 
cornice  delle  barchejj'e  fta  al  mcdefimo  livello  della  impofia 
de If  arco  nella  loggia  del  palagio  ,  e  fono  amcndue  della 
fleffa  mijura .  La  conneffione  dei  due  ordini  rende  fomma^ 
mente  arnioni  co  ,  ed  aggradevole  l"  af petto  dell'  edifÌT^o  ,  e 
chi  defiderafft  di  vederne  l'effetto  in  opera*  veggia  iì^pa" 
4agio  di  Cafa  Spine  da  a  VenegaXTfi  architettato  dal  Sig. 
Giovanni  MiaT^  ,  che  ha  dal  Sig.  Preti  apprefa  la  lo^ 
data  invenxjone . 

Oltre  la  ferie  dei  palagi  ha  pariìmnti  il  Sig.  Francifc9 
Maria  dìjegnata  quella  delle  Ghie  fé  da  una  fino  a  diciaf^ 
fette  navi  .  Mi  rifìrigntrò  foltanto  a  fare  meninone  delf 
ultima  ideata  ne  II'  oc  e  a  (ione  t  che  il  B^e  di  Portogallo  avea 
ftabilito  di  edificare  la  Patriarcale  di  Lisbona  .  E  qui  e 
dove  il  nofiro  autore  fé  vedere  uno  sformo  della  feract 
fua  fantafia  .  Delineo  egli  dunque  un  T'empio  quadrato  a 
diciaffètte  navi  di  tre  diverfe  l^trghcT^  ,  che  fono  eguali 
a  quelle  degli  archi  maffimo »  medio»  o  dell'ordine»  e  mi- 
nimo y  tutti  fra  loro  fimili ,  ed  infieme  combinati  maefire- 
volmente  .  L' ordine  primario  è  Jonico  con  piede  fi  allo  ,  il 
fecondarlo  Compofito  a  terra ,  amendue  i  quali  richiedono  le 
nlte"^  degli  archi  »  quando  fono  privi  del  ferr aglio ,  eguali 
a  l  delle  rifpettive  largheTj^  .  /  mentovati  archi  ricevono 
le  larghe'X^  di  mod.  16  l,  di  mod.  io.,  e  di  mod.  €.,  che 
procedono  in   continua  ferie  geometrica   di  j  :  ),   Per  una 

delle 


XVI 


delie  quattro  porte  principali  sventra  ne  Ha  nave  maggi  on  » 
ed  indi  volgendo^  a  dejìra  fi  trova  un  altra  nave  eguale  . 
Succedono  pofcia  le  navi  minima  ,  media ,  e  minima  ,  da 
cui  fi  paffa  alla  maggiore  ,  e  finalmente  termina  da  quel 
lato  la  Cbiefa  colle  tre  navi  minima ,  media  >  e  minima  . 
La  fieffà  progrefftone  di  navi,  s'incontra  a  fini  (ir  a.  Dalle 
cofe  dette,  può  chi  legge  agevolmente  raccogliere  ,  che  pro- 
gredendo dalla  nominata  porta  verfo  il  centro  del  tempio  fi 
veggono  .  due  ternarj  di  archi  minimo  ,  medio  »  e  minimo 
frammcTj^ti  da  un  arco  maggiore .  Succede  pofcia  nel  rnex^- 
5^0  del  gran  tempio  la  cupola  fommamente  magnifica ,  //  cui 
diametro  in  fé  comprende  le  larghcT^e  di  tre  navi  maggio- 
ri ,  la  quale  jenT^  il  difcgno  fiotto  gli  occhi  non  fi  può 
chiaramente  defcrivere  .  Molte  altre  cupole  fono  ordinata- 
mente difpofie  nel  tempio  in  tutti  quei  fitti  5  nei  quali  due 
navi  eguali  s  interjecano .  Lunghi ffixmo  ftudio  cofiò  la  dif- 
poftxlone  di  quefta  immenfia  mole  al  fuo  jiutore ,  in  cui  fi 
vedono  mejfi  puntualmente  in  pratica  tutti  i  precetti  >  che 
nei  fiuoi  Elementi  di  Architettura  fion  conte- 
nuti 

Prima  di  paffare  ad  altro  non  voglio  lafciar  di  narra- 
re,  che  avendo  r  anno  ij66.  il  P.  D.  Pietro  Palina  Bi- 
bliotecario di  S.  Giufiina  di  Padova  pregato  il  Sig.  Preti 
é  difegnar  la  facciata  di  quel  tempio  ,  preje  da  ciò  occa- 
filone  di  fuggerire  alcune  aggiunte  ,  e  mutazioni  da  farfi 
per  renderlo  più  fiolidoi  e  più  perfetto.  Camminando  dalla 
porta  principale  verfo  il  coro  fi  trovano  tre  archi  grandi , 
un  arco  picciolo  ì  un  arco  grande  y  un  arco  picciolo  ^  un  ar- 
co grande  3  indi   un  intercolunnio  irregolare   con   due  archi 

mi- 


Prefazione.  xvti 

mimmi  y  /opra  dei  qt4ali  ce  ne  fi  anno  altri  due  ^  e  finalmente 
il  coro.  Fece  il  tiofiro  yliitore  la  rifleffìofie  y  che  Je  il  celebre 
architetto  Andrea  Bjcci  Brio] chi  avcfjè  aggiunto  nel prin^ 
àpio  del  tempio  un  arco  picciolo ^    r  arco  grande ,    che  prc- 
fentcmente  e  micino  alla  facciata  ^  non  l' avrebbe  /pinta  fuo- 
ri dalla  linea  del  piombo  y    qualmente  è  accaduto,    e  fi  fa- 
rebbe falcata  la  legge  delle  medietà  ;  imperciocché  tre  ar- 
chi grandi  verrebbero  prefi  in  mcZj^  da  due  archi  piccio- 
li .  La  fiefja  legge  delle  medietà ,  e  la  regolar  fimmetria  ri- 
chiederebbero, che  air  intercolunnio  introdotto  arbitrariamen- 
te vicino  al  coro  fé  ne  /ofiituijje  un  altro  contenente  l"  arco 
picciolo  y  onde  due  di  quefli  archi  prende  (fero  in  meTj^  l' ar- 
co grande  della  tribuna .  Le  colonne  degli  ordini  Corinrj  pri- 
mario y    e  fecondar  io  della  facciata  ,   che  rie/ce  fommamen- 
te  maefiofa,   fianno  (opra  di  un  xocco  ,   [otto  del  quale  ce 
ne    un  altro  alto    quanto    la  J calmata  ,  per  cui    fi    ajcen- 
de    dalla  pia%7^    alla  Chiefa  .    Un  arco  con  ferraglio    col- 
locato   nel  me%70    della  facciata    è    fiancheggiato   da     due 
colonne  rifalite  ,    che  Jofiengone   la    trabeaT^one  ornata    con 
Jrontijpicio  .    Due   intercolunnj    uno  per  parte   corri jpondo- 
no   alle    navi   minori  ;    e   /'  ordine  fecondario  ,    cui    fcr-- 
ve  di   trabeazione    f impofia    dell'arco   mentovato,    ador- 
na   il  fianco    delle   cappelle  ,    alle    quali    le  predette    navi 
minori  danno  /'  ingrefjo  .    La  porta  principale    ha    lina    co- 
lonna  da  un  lato  ,    e  dall'  altro  ,    affine  di  fofienere   il  fio- 
praornato  ,    ed  il  timpano  ,    //   qual  fopraornnto    cangiato 
in  fafcia  continua  per  tutta  la  lunghez^    della  facci-aia  > 
e  Jotto    alla  detta  fafcia    vanno  a    terminare  gli  archivol- 
ti  delle  porte  laterali  ■>   che   introducono  nelle   navi    mino- 
ri, 


XVIII  PREFA2ION 


ri ,   e  li  ferragli    delle  finejire,  che  danno  lume  alle  cap- 
pelle . 

Mi  di/piace  molti  (fimo  ,  che  non  fi  trovi  più  fra  i  di- 
fegni  del  Sig.  Preti  una  Contrada  di  Citta  da  me  vedu-^ 
fa»  ornata  di  edijì%J  grandi y  metani y  e  piccioli y  con  in- 
terpofie  cafe  per  bottega j  ^  ed  artigiani  ^  e  a  capo  della  me- 
de/ima un  7" empio  y  il  tutto  legato  infìeme  fen%a  interru- 
zione di  linee,  che  prefenta  alla  vifta  una  varietà  unifor- 
me ajjai  dilettevole^ 

La  memoria  del  fuo  nome  frattanto  verrà  confervata: 
e  da  quefii  Elementi,  e  dalle  poche  opere  erette  fecon- 
do i  fuoi  dijegni  ,  che  fanno  prova  del  fina  fuo  gufio  ,  e 
della  perfetta  corrifpondenT^  fra  la  teorica ,  e  la  pratica .. 
Oltre  il  X empio  di  S>  Liberale  in  C aft e l franco  da  me  de^ 
Jcritto  j  fi  veggono  in  que  contorni  le  Chiefe  Parrocchiali 
di  Valla  d' ordine  Jonico  y  di  Salvatronda  d' ordine  Dori^ 
co,  delle  C  a  felle ,  e  di  Tombolo  d'  ordine  Corintio  y  le  qua-- 
li  due  ultime  per  altro  non  fono  ancor  terminate.  Ed  an^i 
mi  duole  ,,  che  quella  di  Tombolo  fio.  fiata  guafiata  col 
demolire  le  colonne  ifolate  y  colle  quali  il  no firo  infigne  ar- 
chitetto l'aveo-  come  divifa  in  tre  navi.  L alten^ ,  eh ero- 
confaccente  alla  Chiefa ,  fuppofie  le  colonne  ifolate  ,  levate 
le  dett^  colonne  riujciràfcarfa .  La  facciata  interamente  com-- 
piuta  è  maeftofa  y  e  corri fpondente  con  ejattex^  al  di^ 
fegno . 

Conchìudo  col  porre  fiotto  gli  occhi  dei  Lettori  intagliati 
in  rame  la  pianta,  la  facciata i  e  gli  fpaccati  di  un  Tea- 
tro di  nuova  invenzione  edificato  in  Cafielfranco  atto  egual- 
mente ad  Accademie ,  ed  a  r ap pr e fent anioni  di  giorno  fen- 


XIX 


^  lumi,  e  di  notte  con  illumìnaTJone .  E'  fiato  lo  fiejfa 
nel  fuo  interno  ridotto  in  q  uè  fi'  anno  ad  intera  perfexjo'^ 
ne  i  e  rtefce  così  ben  intefo,  ed  elegante ,  che  chiama  a  fé 
/*  attenzione  dei  Forefiieri ,  /  quali  non  ceffano  di  fargli 
gli  encomj  ben  meritati.  Manca  la  facciata,  e  l'atrio,  al 
^uali  mi  confido,  che  la  Società >  che  ha  eretto  il  Teatro, 
'vorra  quanto  prima  dar  compimento. 


I  N. 


XX 


INDICE 
DE     CAPITOLI. 

CAPITOLO   PRIMO.  Degli  Ordini. 

GAP,  II.  Dell'Ordine  Attico. 

GAP.  III.  Della  diminuzione  delle  Colonne. 

GAP.  IV.  Degli  Ordini  fovrappofti  l'uno  all'altro. 

GAP.   V.  Delle  Piante. 

GAP.  VI.  Delle  Altezze. 

GAP.  VII.  Delle  Cornici  delle  Stanze. 

GAP.  VIII.  Delle  Scale. 

GAP.  IX.  Degli  Atrj. 

GAP.  X.  Delle  Loggie. 

GAP.  XI.  Delle  Fughe. 

GAP.  XII.  Delle  Porte,  delle  Fineftrc ,  e  degli  Altari. 

GAP.  XIII.  Delle  Rifalite. 

GAP.  XIV.   Delle  Medietà  fecondarle. 

GAP.  XV.  Della  Combinazione  delle  Facciate. 

GAP.  XVI.  Delle  Ragioni  Ottiche. 

GAP.  XVII.   Delle  Volte. 

GAP.  XVIII.  Delle  Cupole. 

GAP.  XIX.  Degli  Ornamenti  interni,  e  dei  colori. 

GAP.  XX.  Degli  Abufi. 

GAP.  XXI.  Della  origine  degli  Ordini  Greco-Barbaro,  e 

Gottico. 

GAP.  XXII.  Della  Coi^ruzione. 

GAP.  XXIII.  Della   Magnificenza. 

GAP.  XXIV.  Della  Unità. 

E  LE- 


ELEMSIJTS 

D        I 

ARCHITETTURA 

DEL       S    I   G    1^    0    R 

FRANCESCO     MARIA     PRETI. 

CAPITOLO      PRIMO. 
Degli  Ordini. 

'»?]?^5^^'ft' Inque  fono  gli  Ordini  di  Architettura  adottati  dagli  Aiito- 
♦♦*»*«*«♦♦♦  ^  ri,  cioè  Tofcano,  Dorico,  Jonico,  Corintio,  eCompofito. 
*•   i^  \W   ^'  Tofcano  ha  la  bafe  di^  un  modulo,    (fi  chiama    modulo 

»?      *     ^^     *     ^Y     'ir'' 

y/  •*♦*»*,*»*« '^  '■  f<^'Ti'Jianictro  della  colonna,  col  qnalc  fi  mifurano  tutti 
•J^j^^^^^^f^  gli  edifici)  il  capitello  è  di  moduli  uno  ,  il  fiiflo  di  mod. 
1 2 ,  la  trabeazione,  cioè  architrave,  fregio,  cornice  mod.  4.  Del  Dorico 
la  bafe  e  mod.  i  ,  il  capitello  mod.  i  ,  «1  furto  mod.  14  ,  la  trabeazioni 
mod.  4.  Neil' Jonico  la  bafe  richiede  mod.  i,  il  furto  mod.  16,  il  capitel- 
lo comprefe  le  volute  mod.  i,  la  trabeazione  mod.  4.  Il  Corintio  ha  la 
bafe  di  mod.  1,  il  furto  di  mod.  16  ^,  il  capitello  di  mod.  1  -j,  la  tra- 
beazione di  mod.  4.  Del  Compofito  non  fé  ne  fa  menzione  ,  perchè  fendo 
di  mezzo  fra  T Jonico  ,  ed  il  Corintio,  avranno  ad  edere  anche  medie  Id 
proporzioni,  e  per  analogia  fi  potrà  formar  un  Compofito  fra  1' Jonico  e  il 
Dorico,  fra  quefto  e  il  Tofcano,  con  infiniti  di  mezzo,  in  libertà  lafcian- 
do  l'Architetto  di  far  ciò,  che  gli  caderà  in  acconcio.  Birta,  ch'egli  fap- 
pia  proporzionare  ai  membri  delle  colonne  qualunque  parte  ,  onde  non  ne 
fegua  r  inconvenienza,  che  le  parti  non  corrifpondano  l'una  coli' altra.  Li 
piedeftalli  delle  colonne  fi  determinano  facilmente  ,  quando  fi  prende  li 
quarta  parte  della  colonna  più  la  trabeazione  ,  la  qual  quarta  parte  darà 
un  picdertallo  proporzionale  alle  colonne  in  tutti  gli  Ordini,  v.  g.  nel  To- 
fcano egli  farà  mod.  4  ^,  nel  Dorico  mod.  j,  nell' Jonico  mod.  5  y,  nel 
Corintio  mod.  6. 

Dalle  colonne  è  d'uopo  paflfare  agl'intercolunnj.    Hanno  quefti  da   rtabi- 
lirfi  in  tal  guifa,  che  per  una  parte  le  bafi  non  fi  compenctrino,    e  che  al 

A  più 


Ji  Elementi    di    Architettura    Cap.  I. 

più  al  più  il  plinto  fia  ad  entrambe  comune,  e  per  l'altra  non  fieno  sì  fat- 
tamente larghi,  che  l'architrave  alle  colonne  fovrappofto  col  rcflante  della 
trabeazione  o  fi  incurvi  ,  o  fi  fpczzi  .  Ma  perchè  fi  combinano  gl'iiiterco- 
liinnj  cogli  archi,  quefti  formeranno  gl'intercolunni  più  grandi  eguaglian- 
dofi  la  loro  larghezza  al  vano  dell'arco  più  le  due  para  dadi  .  Quando  par- 
lafi  di  arco  in  genere,  intendcfi  fempre  di  quello,  che  fta  fotto  la  trabea- 
zione, e  fuole  chiamarfi  l'arco  dell'ordine  .  In  fatti  per  dare  la  iica  com- 
piuta di  un  ordine,  fa  di  meftieri  efaminarlo  in  tutte  le  circoftanzc,  e  d' 
intercolunni  fenz'arco,  e  d'intercolunni  con  arco,  onde  fi  pofTa  mettere  in 
opera  in    qualunque  cafo,  che  fi  prefenta . 

Ma  poiché  abbiamo  fatto  menzione  di  arcature  ,  égli  è  d'uopo  confide- 
rare  di  quante  diverfe  fpezie  ne  ammetta  un  ordine  .  Dell'arco,  che  fta 
fono  la  trabeazione  principale,  ne  abbiam  parlato,  ne  altro  refta  che  fla- 
bilirne  la  larghezza  ,  e  quella  delle  paraftadi  .  Anche  qui  ci  fi  affacciano 
leggi  di  folidità.  Il  pilone  formato  da  una  colonna,  e  da  una  paraftade  per 
parte  dev'effer  tale,  che  refifter  poffa  allo  stìancamento  dell'arco:  è  ficcomc 
le  leggi  meccaniche  ci  allìcurano  ,  che  la  fua  larghezza  eguale  alla  metà 
di  quella  dell'arco  è  fufflciente  per  opporfi  al  detto  sfiincamento  ;  cosi  fi 
affegnerà  alla  pila  la  metà  della  larghezza  dell'arco  fteffo  .  EfTendo  la  co- 
lonna di  due  moduli,  e  di  un  modulo  ciafcuna  paraftade,  all'arco  per  con- 
feguenza  ne  toccheranno  otto,  il  che  io  foglio  praticare  negli  Ordini  privi 
di  piedeftallo.  OlTerviamo  prcfentemente  qual  altezza  convenga  all'arco  in 
cadauno  degli   Ordini   mentovati. 

L'arco  fi  può  ornare  o  col  femplice  archivolto,  o  ancora  colla  ferraglia, 
o  cuneo.  Dandofi  a  quefto  due  moduli  di  altezza,  ne  nafcerà,  che  il  lume 
dell'arco  farà  alto  quanto  la  colonna  meno  due  moduli.  Che  fé  mancherà 
la  ferraglia,  effendo  l'ornamento  eguale  alla  paraftade,  cioè  a  dire  un  mo- 
dulo, l'arco  reftcrà  alto  quanto  la  colonna  meno  un   modulo. 

Abbiamo  detto,  che  la  colonna  Tofcana  è  alta  mod.  14,  dunque  l'ar- 
co di  queft' Ordine  colla  ferraglia  farà  alto  mod.  14  meno  mod.  z,  cioè 
mod.  li  ,  proporzione,  che  non  può  edere  che  bella,  quantunque  rozza, 
perchè  viene  a  coftituir  in  Mufìca  l'intervallo  Diapente,  cioè  Quinta  ,  rife- 
rendofi  la  larghezza  dell'arco  alla  fua  altezza,  come  2  a  3.  Se  poi  l' arca- 
tura  non  avrà  ferraglia,  riufcirà  un  modulo  più  alta,  ed  accetterà  la  pro- 
porzione di  8  315.  Nell'Ordine  Dorico  eftendo  la  colonna  di  mod.  16, 
refterà  l'arco  con  ferraglia  alto  mod.   14,    e  la  larghezza  all'altezza    come 

*\  8  a 


Elementi    vi    Architettura    Cap.  I.  j 

8  a  14,  e  l'arco  fenza  ferraglia  alto  mod.  15,  e  le  predette  dimcnfioni, 
come  8  a  1  J.  Richiedendo  l'Ordine  Jonico  la  colonna  di  mod.  18,  la  pro- 
porzione dell'arco,  quando  abbia  ferraglia,  fi  troverà  come  8  a  16,  e  fa- 
rà clegantillìnu  ,  perchè  viene  a  formare  h  mufica  confonanza  Diapafon, 
cioè  l'Ottava,  ch'è  la  più  fcmplice  dopo  l'Unifono  .  Se  l'arco  farà  privo 
di  ferraglia,  la  larghezza  all'altezza  corrifpondcrà  come  8  a  17.  Nel  Co- 
rintio, che  ha  la  colonna  alta  mod.  ;o.  l'arco  colla  ferraglia  riceverà  la 
proporzione,  come   8  a    18,  e  fcnza  ferraglia,  come   8  a   19. 

Quefte  fono  le  regole  per  collruire  gli  archi  fotto  la  trabeazione  degli 
Ordini  ,  le  cui  colonne  fon  polle  a  terra:  ora  faremo  paffaggio  agli  archi, 
quando  le  colonne  fono  polle  fui  piedellallo  .  La  pila  anche  in  quello  in- 
contro fi  terrà  larga  mod.  4  dando  due  moduli  alla  colonna  ,  ed  un  mo- 
dulo a  cadauna  parallade,  a  cui  fi  farà  eguale  l'archivolto,  concedendo  due 
moduli  all'altezza  della  ferraglia.  La  larghezza  dell'arco  fi  determinerà  dì 
mod.  IO,  lupplendo  quanto  bada  al  maggiore  sfiancamento  la  mole  del  pie- 
dellallo .  Abbiamo  detto,  che  tutti  li  piedeflalli  fono  alti  la  quarta  parte 
dell'aggregato  della  colonna  ,  e  della  trabeazione  .  Al  piedellallo  Tofcano 
alto  mod.  4  i-  aggiungendo  la  colonna  alta  mod.  14,  ne  rifulta  la  fomma 
di  mod.  18  1^.  L'arco  dunque,  ch'è  largo  mod.  10,  farà,  quando  abbia 
ferraglia,  alto  mod.  16  -j  ,  e  quando  ne  fia  privo,  alto  mod.  17  ^.  Il  Do- 
rico avrà  il  piedellallo  di  mod.  5,  la  colonna  di  mod.  i^,  e  la  loro  fom- 
ma afcenderà  a  mod.  11,  e  perciò  l'arco  farà  in  proporzione  di  io  a  19, 
tì  di  10  a  IO,  fecondochè  avrà,  o  non  avrà  ferraglia  .  All'Ionico  compete 
il  piedeftallo  di  mod.  5  |,  la  colonna  di  mod.  18,  e  l'aggregato  loro  di 
mod.  25  4'  i^  perchè  l'arco  riceverà  la  proporzione  di  io  a  zi  s,  qualo- 
ra fi  ufi  la  ferraglia,  e  di  io  a  2i  ,-,  qualora  fi  ufi  il  femplice  archivol- 
to .  L'arco  dell'Ordine  Corintio  ,  il  cui  piedellallo  mod.  6  ,  la  colonna 
mod.  ;o  ,  fé  faxa  ornato  con  ferraglia,  ammetterà  la  proporzione  di  io  a 
24  ,  e  fé  farà  cinto  dal  folo  archivolto,  la  proporzione  di  io  a  25.  Que- 
flo  è  quanto  fi  può  dire  dell'arco  dell'Ordine  .  Ora  inoltriamoci  a  difcor- 
rere  degli  archi  ,  il  cui  archivolto  Ha  fopra  la  cornice  ,  i  quali  danno  re- 
gola a  tutte  le  Chiefe  o  a  una  fola  nave  ,  o  a  più  navi  .  PalTcremo  pofcia 
a  defcrivere  gli  archi,  che  pulìono  collruirfi  fotto  l'importa  dell'arco  dell' 
Ordine . 

Per  determinare  l'arco  ,  che  coli' archivolto  afcende  fopra  la  cornice  ,  è 
d'uopo  lo  flabilirc   la  mifura  della    cornice  medefima  .    Egualmente  alto  fi 

A     2  tiene 


4  Elementi    ni    Architettura    Cap.  I. 

tiene  il  dritto  dell'arco,  il  quale  per  altro  in  alcuni  cafì  vuole  qualche 
poco  nnoJlficirfi  .  Dopo  ciò  bifogna  cercare  la  larghezza  dell'arco  ftcfTo  . 
Ma  poiché  abbiamo  dato  l'arco  dell'Ordine  fi  faccia  così:  come  la  diftanza 
dal  centro  di  qucft'arco  fino  a  terra  alla  fu:i  larghezza,  così  l'altezza  dell' 
Ordine  più  il  dritto  dell'arco  fopra  la  cornice  alla  larghezza  ,  che  ne  ri- 
fxilterà.  In  tal  guiia  11  otterrà  l'inicnto  ,  che  i  due  archi  riefcmo  propor- 
7Ìonali  .  Non  così  agevole  alla  coftruzione  dell'arco  (otto  la  impofta  di 
quello  dell'Ordine,  appartenendo  l'arco,  che  lì  cerca,  all'Ordine  fccondirio 
ignoto  fin  ora  agli  Architetti,  quantunque  condotti  dal  buon  gufto  qualche 
volta  l'abbiano  ufato. 

L'ordine  TeconJario  è  ncccffario  in  cadauna  bruttura  ,  determinando  cfTo 
le  fineftre  5  le  porte,  gli  altari,  e  mille  altre  parti  di  qucfto  genere  .  Per 
la  qual  cofa  ne  fcgue,  che  le  fuddette  parti  non  polTano  farfi  ne  pia  gran- 
di, né  più  picciole  di  quello,  che  l'ordine  fecondario  le  ftabilifce  .  L'al- 
tezza della  colonna  di  tal  Ordine  fi  eguaglia  a  quella  della  paraftade  dell' 
arco  dell'Ordine  principale  fino  all' importa,  che  può  elTere  anche  una  in- 
tiera trabeazione.  Al  diametro  della  colonna  mentovata  dee  farfi  eguale  la 
groffczza  dell'arco  dell'Ordine  principale  ,  e  quindi  fé  ne  cava  per  confe- 
guenza  ,  che  gli  archi  non  devono  effer  grolli  a  talento,  ma  bensì  accettare; 
quella  groffezza  ,  che  loro  compete  fenza  accrefcimcnto  ,  o  diminuzione  . 
Quando  l'Ordine  fecondario  fia  della  trabeazione  corredato  ,  la  parafladc 
dell'arco  dell'Ordine,  che  realmente  diviene  una  colonna  ,  avrà  il  fuo  ca- 
pitello. Quefta  colonna  prende  la  bafe  dal  piedcftillo  ;  pjlchè  colui  ,  che 
di  verfa  mente  opera  (fé,  non  unirebbe  sì  ficilmente  i  membri  della  bafc  del 
picdeftallo  con  quelli  della  bafe  della  colonna  .  Avvertafi  ,  che  la  teorica 
leftè  fpiegata  dà  la  gro(fezza  dell'erte  delle  fineftre  ,  e  degli  ilipiti  delle 
porte.  Si  noti  in  oltre,  che  l'Ordine  fecondario  non  deve  aver  mai  picde- 
fìallo,  onde  non  contrafti  col  piedcftallo  dell'Ordine  principale,  e  non  rie- 
fca  la  colonna  picciola  foverchia mente.  L'Ordine  fecondario,  eh' è  a  terra, 
efler  dee  più  gracile  del  principale,  che  pofa  fui  piedefialio,  onde  riefcano 
del  pari  o  robufti  ,  o  gentili  ;  divenendo  più  fvelto  un  Ordine  a  cagione 
del  piedeftallo.  Dal  fin  qui  detto  raccogliefi,  che  in  una  llruttura  Corintia 
l'Ordine  fecondario  fupera  i  venti  moduli  .  Ma  quando  fi  ridurrà  a  com- 
puto il  baflamento  del  piedeftallo,  e  fi  confidererà  il  plinto,  come  un  zoc- 
colo della  colonna  fecondarla,  la  gracilità  di  quefta  verrà  di  molto  modi- 
ficata. Qualora  un  tal  Ordine  ricfca  più    fvelto  del  Corintio,  e  fi  vogliano 

ufare 


Elementi    di    Architettura    C a i*.  I.  II.  ^ 

ufare  il  capitello,  e  la  trabeazione,  fi  prenderanno  quedi  dal  Corintio,  la- 
rdando poi  al  buon  gufto  dell'Architetto  lo  fpezzare  in  qualche  incontro 
i  membri,  acciocché  divengano  più  dilicati  .  Aggiungo  la  riflelfione ,  che 
lifandofi  l'Ordine  fecondarlo  con  capitello,  e  trabeazione,  dovranno  le  co- 
lonne deir(3rdine  principale  rifalire  quanto  bi fogna  ,  onde  lo  fporto  della 
cornice  fecondarla   non   produca  cattivo  efìetto. 

Due  errori  fi  ravvilano  nell' Ordirle  fecondarlo  del  Tempio  di  S.  Salva- 
tore in  Venezia:  il  primo,  che  l'Ordine  fecondarlo  è  più  tozzo  del  prin- 
cipale, efTcndo  il  principale  Compofito ,  o  fia  Romano,  ed  il  fecondarlo 
Jonico ,  il  ch'è  contro  la  regola  ftabilita  :  il  fecondo,  che  11  pièdeftallo 
dell'Ordine  principale  è  comune  col  fecondarlo,  dal  che  ncfiegue,  che  alle 
due  colonne  ferve  parimenti   la    ftcìTa    baie  . 

Ora  palliamo  alla  coflruzione  dell'arco  terzo,  che  (la  fotto  la  impofla 
dell'arco  dell'Ordine.  Si  prende  l'altezza  dalla  trabeazione  principale  fino 
a  terra  ,  e  fi  dice  cosi  :  come  la  diftanza  dalla  predetta  trabeazione  fino  a 
terra  alla  larghezza  deli' arco  dell'Ordine  ,  cosi  la  diftanza  dalla  impofia 
di  un  tal  arco  fino  a  terra  alla  larghezza  dell'arco  terzo.  Avverto,  che  le 
paralladi  dell'arco  terzo  dovranno  avere  tanto  fporto,  quanto  le  parartadi 
dell'arco  cieli' Ordine  ,  acciocché  lo  fporto  del  cimacio  del  picdeftallo  non 
fupcri  quello  della  paraftade.  L'ornamento  poi  dell'arco  terzo  prenderà  re- 
gola dal  modulo  dell'Ordine  fecondarlo,  eguagliandofi  a  due  moduli,  fé  lì 
uferà  la  ferraglia  ,  o  ad  un  modulo  folo  ,  fé  fi  cingerà  unicamente  coli'  ar- 
chivolto . 

Siccome  l'importa  dell'arco  dell' Oi  dine  principale  appartiene  all'Ordine 
fecondarlo,  così  l'Importa  dell'arco  dell'Ordine  lecondario  appartiene  ali* 
Órdine  terzo  .  Q_ucfto  efler  dee  non  meno  fvclto  del  fecondarlo  ,  ed  ha 
fempre  da  cortruirfì  fenza  capitello,  e  trabeazione,  ed  ornarfi  con  ftmplic* 
importa. 

CAPITOLO        II. 

Dell'Ordine  attico. 

^TT^P-ae  quefio  l'origine  dai   popoli  della  Caria,  ì  quali   portavano  i  pefi 
^,      fopra  del  capo,  e  dalla  vifta  degli  uomini,   e  delle  femmine,   che  s' 
impiegavano  in  tale  faccenda,   gli  Architetti  hanno  prefa  la  idea  dell'Ordi- 
ne 


d  Elementi    ui    Architettura    Cap.  II.  III. 

ne  Attico,  foftituendo  uomini,  e  femmine  alle  colonne.  Doveano  per  altro 
prima  di  ammettere  tale  flriutura  efaminafe  fé  gli  uomini,  e  le  donne  fien 
atti  a  fofìencre  perpetuamente  il  pefo  di  un  edificio  fenza  ftancarfi,  e  pofto 
che  non  lo  fiano,  come  realmente  fuccede  ,  doveano  bandire  dall'arte  loro 
qucfta  invenzione,  onde  non  peccare  contro  l'apparente  folidità.  Siccome  i 
Greci  abbondavano  di  fantafia  ,  così  fi  fono  immaginati  di  mutar  in  Ter- 
mini la  parte  inferiore  dal  mezzo  in  giù  delle  predette  Figure  ,  formandoli 
più  larghi  in  alto  che  abbafTo,  qualmente  addiviene  nel  corpo  umano,  in 
cui  il  ventre  e  più  largo  dei  piedi.  E'  probabile,  che  abbiano  prefa  que- 
fta  pratica  dagli  Egizj,  mafcherandola  pofcia  a  loro  talento  j  ilantechè  ne' 
Geroglifici  Lgizj  molte  cofe  fi  veggono  di  fìmil  fatta  .  Col  volgere  del 
tempo  hanno  gli  Architetti  capito  non  cffere  l'idea  adattabile  falvo  che  a 
parti  totalmente  fecondaric,  ed  anche  ufata  colla  maggior  cautela.  Inftitui- 
rono  perciò  l'Ordine  Attico  di  figura  parallelepipeda,  il  quale  fi  pone  fcm- 
pre  fopra  un  Ordino  perfetto  ,  affegnandogli  un  diametro  uguale  a  quello 
della  colonna  inferiore  diminuita.  Serve  il  noftr' ordine  per  innalzar  la  brut- 
tura, per  dar  luogo  negli  archi  di  trionfo  alle  ifcrizioni  ,  e  alle  medaglie, 
nei  palagi  ai  camerini,  e  per  poter  giugncre  nelle  Chiefe  alla  debita  altez- 
za,  delle  quali  cofe  a  fuo  luogo  ne  parleremo.  L'altezza  di  quell'Ordine 
non  può  precifamente  aflegnarfi  ,  dipendendo  fpcfle  fiate  dalle  circoftanze, 
che  la  determinano  .  Per  altro  quando  un  Attico  non  ferva  che  per  puro 
ornamento  di  una  bruttura  ,  farà  badante  l'altezza  di  un  rerzo  della  co- 
lonna al  di  fotto  coir  aggiunta  di  quella  parte,  che  refta  coperta  dallo  fpor- 
to  della  fottopofta  cornice. 

CAPITOLO  III. 

DdU  diminu'z.ione  delle  Colonne. 

■^^ER.  dar  compimento  alla  trattazione  degli  Ordini,  égli  è  d'uopo  tener 
,JÌ»  difcorfo  della  diminuzione  delle  colonne  nella  loro  parte  fuperiore.  La 
colonna  dell'ordine  Tofcano,  ficcome  foverchiamente  robufta  ,  hanno  pen- 
fato  gli  Antichi  di  reftramarla  gagliardamente  per  la  quarta  parte  di  fua 
grolTezza  .  All'oppofto  le  colonne  Corintie  le  più  fvelte  dell'altre  pochiflìmo 
rellramate  ritrovanfi.  A  cagione  di  alTegnare  a  cadauna  colonna  la  diminu- 
zione, ho  giudicato,  non  difcoftandomi  molto  dagli  ufi  Greci  ,  e  Roma- 
ni, 


Elementi    di    Architettura    Cap.  III.  IV.  7 

ni,  clic  al  Tofcano  convenga  la  quarta  parte  del  diametro,  vale  a  dire  che 
di  quattro  parti  della  colonna  abbaflb,  tre  fé  ne  diano  al  difTopra.    Il  Do- 
rico più  fvelto   fi   diminuifca    in  quinto,  l'Jonico   un  fello,  il  Corintio   un 
fcttimo  ,   onde  quanto    le  colonne   divengono  più  gracili  ,    tanto  meno  fian 
reftramate.    A  quello   palio  convien  avvertire  quanto  giudiciofo    fia  il  capi- 
tello Corintio,   che  dicefi  inventato    dal  Greco  Callimaco  coU'occafione    di 
aver  veduta  una  ceda  fopra  un  fepolcro  d'una  giovane  colla  dote,  ch'erale 
deftinata  ,    la  qual  cella  circondata    da  una  pianta  di  Acanto    gli  fvegliò  in 
mente  la  idea  di  un  tal  capitello  alTaiflimo  adoprato  dai  popoli  di  Corinto, 
e  perciò  Corintio  denominato.  L'altezza  dì  un  tal  capitello  di  un  diametro 
e  un  fello  minora  la  gracilità  della  colonna ,  e  fa  sì,  che  il  fuo  furto  crefca 
poco  fopra  quello  della  colonna  Jonica ,  onde  anzi  che  difguflarfi  ci  piaccia. 
Ora  è  d'uopo   infegnare    gli  artificj  ,    co' quali  fi  rcllramano    le  colonne. 
Opportuna  ,    ed  elegante   riefce  la  Concoide   di  Nicomede   ufata    frequente- 
mente dagli  Architetti  dei  fecoli  XV.,  e  XVI.    Più  facilmente    fi  ottiene  la 
diminuzione  mediante    la  curva   elaftica  .    Per  efeguirla  ,    dall'altezza    intera 
del  furto  fi  dibatte  il  terzo  vicino  alla   bafe  ,    il  quale   va  fatto    a  piombo, 
ed  il  rimanente  devefi  rertramare  .    Si  abbia    in  pronto   una  riga    fottile    di 
legno  lunga   quanto  il   furto  della  colonna,  la  quale   fermamente  fi  adatti  ad 
una  linea  perpendicolare  uguale  alla  terza  parte  del  furto  predetto .  La  fom- 
mità  dei    rimanenti   due  terzi    fi  rimuova  dal  perpendicolo,  quanto  efìge  la 
metà  della    diminuzione  ,    e  fatto    un  fcgno    lungo  alla  riga  ,    farà   dcfcritta 
r  elaftica  . 

CAPITOLO         i  y. 

Degli  Ordini  fovrappofli  uno  aW  altre . 

(P?  Piegata  quanto  bafta  la  ftruttura  degli  Ordini  collocati  fullo  rteffo  pia- 
\j)  no  orizzontale,  faccio  palfaggio  agli  Ordini  ,  che  l'uno  all'altro  fon 
fovrapporti.  Dato  che  fiano  tre,  il  primo  farà  Dorico,  fìccome  roburto,  il 
fecondo  o  medio  Jonico  ,  il  terzo  al  di  fopra  Corintio  .  Pensò  Vitruvio  , 
che  quefti  Ordini  dovelfero  fcemare  di  altezza,  di  modo  che  il  Dorico,  1" 
Jonico,  ed  il  Corintio  fi  corrilpondelTero  nella  ragione  de'numeri  15,12,9. 
Ma  quando  faremo  rifleffune  agl'inconvenienti,  che  ne  nafcono,  ci  accor- 
geremo ,    che  un  tal  metodo   non  contiene  altro   di  pregevole,  fé  non  fé  il 

nome 


8  XitÈMENTi    DI    Architettura    Cap.  IV. 

nome  dell'Autore,  che  l'hi  inventato.  Le  colonne  dei  tre  Ordini  prendano 
in  mezzo  gli  archi,  qualmente  negli  anfiteatri  fi  folea  praticare,  ed  agevol- 
mente fcopriremo,  che  ammeffa  la  regola  Vitruriana  ,  gli  areni  nell'Ionico, 
e  molto  più  nel  Corintio  riefcono  troppo  deprcffi  ,  e  mal  con>enicnti  alle 
proporzioni  ,  che  loro  dovrcbbon  competere  .  Accortofi  il  Sanfovino  nella 
Zecca  di  Venezia  dell'enorme  difordine,  e  volendo  adattare  l'arco  all'ordi- 
ne Jònico,  l'ha  determinato  piìi  ftretto  del  Dorico  ;  e  perchè  le  para  (lidi 
divenivano  fovcrchiamente  larghe  >  ha  trovato  il  ripiego  di  far  {oflener  l' 
arco  da  colonnette  fecondarle  ,  formando  di  fianco  a  quefte  due  pihfiri  a 
piombo  delle  fottopofle  parafladi  Doriche,  e  tollerando,  che  l'arco,  e  le 
colonnette  pofino  fui  fìlfo  con  ofTefa  della  folidità  .  Oltre  di  che  vi  ripugna 
ancora,  che  manchino  di  foftegno  i  quattro  cantoni  della  fezione  orizzonta- 
le dell'arco,  eh' è  un  quadrato  circofcriito  alla  corrifpondente  {ezione  cir- 
colare della  colonna.  Un  efempio  della  dcfcritta  ftruttura  ci  è  qui  in  Ca- 
ftelfranco  negli  altari  della  Chiefa  de' Padri  Serviti  difegnati  da  Giorgio 
MafTari.  Il  metodo  Vitruviano  porta  feco  un  altro  difordine  notabiliffimo. 
Imperciocché  fc  le  trabeazioni  fi  determinano  proporzionali  agli  Ordini  ^ 
fono  molto  minori  l'Jonica  della  Dorica  ,  la  Corintia  della  Jonica  ,  e  la 
cornice  fiipcriore  piove  fopra  l'immediatamente  inferiore  con  pregiudizio 
delle  muraglie,  fpezialmente  quando  non  fiano  incroftate  di  marmo.  Se  poi 
la  trabeazione  fupcra  notabilmente  in  altezza  qutUa,  che  l'ordine  richiede- 
rebbe, onde  fi  fchivi  l'inconveniente  notato,  la  colonna  fofticne  un  pefo 
troppo  gagliardo,  il  che  fi  può  notare  nella  Zecca  in  Venezia.  Appoggiata 
allo  Scamozio  la  fabbrica  delle  Procuratie  Nuove  ,  ed  cffendo  neccfTarj  tre 
Ordini  per  le  convenienze,  ed  il  comodo  de' Procuratori ,  continuò  il  Dori- 
co, ed  anche  l'Jonico  della  Zecca  fino  alla  trabeazione  ,  che  ridufTé  pro- 
porzionale all'ordine  fottopofto  .  L'imbroglio  flava  nell'ordine  terzo;  per- 
cliè  quando  ciTo  ancora  avea  da  diminuirfi  per  la  quarta  parte,  non  vi  era 
più  luogo  per  le  picciole  arcature,  quando  non  fi  volelTe,  che  le  colonnette 
ufcifTero  di  piombo  in  riguardo  a  quelle  di  fotto  ,  e  le  arcature  maggior- 
mente fi  reftringeffero.  Prefe  perciò  configlio  di  porre  nel  terzo  ordine  un 
andamento  di  fineftre  ornate  ,  la  qual  cofa  è  in  vero  commendabile  in 
quelle  circoftanze  .  La  fabbrica  a  prima  vifta  reca  piacere  ;  perche  la  ma- 
gnificenza, e  lunghezza  dell'edificio  colpifcono  i  riguardanti,  ed  il  contra- 
ilo delle  trabeazioni  Joniche  nei  tranfico  dalla  Zecca  alle  Procuratie  ,  che 
con  cfla  formano  angolo  retto,  è  coperto  dal  Campanile.   Per  altro  bi fogna 

con- 


Elementi    di    Architettuua    Cap.  IV.  9 

coftcI.iuJere,  die  I2  trabeazione  Corintia,  benché  adattata  al  proprio  ordi- 
ne, non  è  confacentc  alla  intera  ftruttiira . 

Per  levare  tutte  le  mentovate  imperfezioni  ,  mi  fono  ideato  di  fare  in 
tutti  e  tre  gli  ordini  le  colonne  di  eguale  altezza,  determinando  i  loro  dia- 
metri in  ragione  delle  frazioni  i  nel  Dorico,  4  nell'ionico,,  ~  nel  Corin- 
tio. Una  pari  altezza  fi  può  altresì  alTcgnare  alle  trabeazioni,  cfie  giuda  il 
Vignola  Ha  la  quarta  parte  della  lunghezza  coftante  delle  colonne,  facendo, 
che  i  loro  fporti  vadano  gradatamente  crefcendo,  onde  la  fabbrica  re fti  co- 
perta.  Ben  è  vero,  che  i  tre  archi  riufcirabbero  eguali,  e  competendo  all' 
infimo,  o  fia  al  primo  la  Dorica  proporzione,  ai  fecondo,  ed  al  terzo  noti 
converrebbero  le  ragioni  Jonica,  e  Corintia.  Ma  noa  può  negarfi  parimen- 
ti, che  il  piedcflalio,  che  fi  pone  fotto  le  colonne  Jonica,  e  Corintia,  on- 
de gli  archi  fieno  forniti  di  appoggi,  quando  fia  regolato  a  dovere,  non  ac- 
crefca  competentemente  la  fveltezza  degli  archi  ftefli .  E  ficcome  il  zocco 
fotto  il  piedeftallo  Corintio  fi  ticn  più  alto  di  quello  fotto  il  plcdeftall» 
Jonico,  a  cagione  che  vengano  del  pari  nafcofi  all'occhio  dagli  agetti  del- 
le cornici  Jonica,  e  Dorica?  così  anche  per  tal  motivo  l' arco  Corintio  ric- 
fce  dell'Ionico  alquanto  più  fvelto  ,  fupplendo  l'eftimativa  alle  parti  oc- 
cultate; della  qual  cofa  na  parlerò  più  difTufamente  ,  quando  delle  ragioni 
ottiche  terrò  difcorfo. 

Negli  archi  in  varid  maniere  fi  poflbno  collocare  le  fineftre  ;  ma  di  ciò 
mi  rifervo  a  trattarne ,  quando  infegnerò  come  abbiano  a  coftruirfi  le  por- 
te, e  i  balconi,  e  qualmente  coU'ordine  fecondario  dcbban  legarfi  .  Meriti 
fìngolarmcnte  di  eflcre  notato  in  fimili  legature,  che  le  dette  porte,  e  fine- 
ftre,  e  gli  altari  ancora  non  pofifono  elTere  né  più  grandi  ,  né  più  piccioli 
di  quello  che  veramente  convenga.  Nel  fccolo  XVI.,  in  cui  a  gara  le  beli' 
arti  fiorirono,  ed  in  particolare  l'Architettura,  le  fineftrc  fi  facevano  eccti- 
dentemente  grandi,  e  piccioliflime  le  porte;  e  quindi  a  ragione  conchiudefi , 
che  que' celebri  Architetti  per  cento  altri  titoli  venerabili  ,  non  fi  avevano 
formata  la  idea  dell'ordine  fecondarlo.  Accortifi  del  difetto  i  pofteriori  Ar- 
chitetti, e  cercando  di  levarlo,  hanno  paflfato  i  convenienti  limiti  ,  ignari 
anch' efli  dell'ordine  fecondario.  Quando  fi  faccia  la  mentovata  legatura  eoa 
un  tal  ordine,  la  quiftione  è  finita,  ed  operafi  con  ficurezza  di  non  cader 
in  errore. 

Refta  al  prefente  da  dir  qualche  cofa  delle  colonne,  quando  fiano  l'una 
all'altra  ibvrappoftc  ,   fc  abbiano  ,   o  non   abbiano  ad  aver  picdcllalli  .    Le 

B  co- 


IO  Elementi    m    Architettura    Cai>.  IV. 

colonne  in  fatto  poffono  ftare,  e  con  picdeftallo,  e  fenza  in  qualunque  el- 
fo,  e  combinazione  ;  ma  in  un  palazzo,  che  fole  ammette  la  coftruzi,one 
<lci  tre  ordini,  pare,  che  il  migliore  partito  (ìafi  di  collocare  il  primo  or- 
<line  »  lerra  ,  e  gli  altri  fui  piedellallo  ;  e  la  ragione  fi  è  ,  percfiè  quefta 
maniera  meglio  di  -qualunque  altra  adattafi  all'eflerno,  e  all'interno  dell* 
edificio-  I,a  prima  colonna  a  terra,  porto  che  ie  circoflanze  il  comportino, 
fi  Biette  in  eminenza  ,  e  fotto  fi  fa  una  fcala  dell'altezza  ,  che  dovrebbe 
competere  al  piedellallo  .  In  altri  cafi  poi  fi  fa  un  zocco  più  alto  che  fii 
poflibiie,  ma  che  non  diftnrbi  ie  vie,  per  le  quali  pafTar  debbono  i  carri  , 
e  k^-carrozze,  e  non  renda  incomoda  la  falita,  o  la  difcefa  nell'entrare,  o 
«dl'ufàre.  Agli  altri  ordini  fi  mette  il  piedeftallo  alto  qtianto  il  podio  in- 
temo, non  facendo  rifleflione,  fé  fia  proporzionale  al  proprio  ordine.  Quan- 
do la  fabbrica  farà  picciola  ,  il  piedeflallo  fi  accnftcrà  alla  giuda  mifura  ; 
«na  quando  farà  affai  grande  ,  bifognerà  cangiarlo  in  un  zocco  ,  onde  non 
coflruire  un  pi«d€ftallo  troppo  baffo,  ed  informe. 

L'ordine  ioterno  Jia  da  cguagliaifi  all'efterno  ,  e  da  ciò  ne  nafce,  che 
negli  Ordini  {uperiori  oltre  il  picdcftallo  vi  vuole  un  zocco  al  di  fotto, 
che  nell'interno  venga  occupato  dalla  groffezza  del  piano.  In  vece  di  fare 
il  piedciìaUo  a  podio  più  il  zocco,  fi  può  tutta  quella  altezza  aflegnarla  al 
picdcflillo  ,  accrcfcendo  la  inifura  del  plinto  a  cagione  dell' agetto  della 
fornice  inferiore,  e  ain  ciò  fi  otterrà  di  aumentare  il  piedeflallo,  quantun- 
que una  parte  refU  nafcofa  ,  fupplendo  la  immaginativa  al  difetto.  Il  Pala- 
dio  «ella  Bafilica  di  Vicenza  accortofi  del  difordine  ,  ha  coilruiti  i  pìede- 
ftalli  ienza  bafe  ,  ponendo  il  fuflo  fulla  cornice  .  Io  non  decido  della  cle- 
gann  di  qucfta  maniera  di  operare:  dico  folo,  che  rimediando  Ja  /àntafia 
alla  mancanza,  non  difpiace  agl'intelligenti,  ed  il  popolo  non  vi  bada,  ap- 
pagandofi  del  tutto,  e  poco  riflettendo  alle  parti. 

.  Quantunque  gli  ordini  fuperiori  abbiaiìo  il  picdeflallo  al  di  fotto  ,  nul- 
ladiraeno  con  ra-gione  chiamar  fi  poflono  ordini  a  terra  ,  perchè  gli  archi 
confiderati  fopra  del  podio  hamio  quella  ikffa  larghezza  ,  ci  altezza  ,  che 
agli  ordini  mentovati  compete  .  Per  intendere  appieno  tjnefta  verità  ,  pren- 
danfì  per  mano  un  arco  trionfale  col  piedeftallo  ,  ed  una  flruttura  di  tre 
crdioi  vmo  fopra  .dell'altro,  e  la  dift'ereivza  fi  capirà  agevolmente  .  Ho  già 
detto  ,  che  il  zocco  fotto  del  picdeflallo  del  terzo  ordine  Corintio  ha  da 
effer  maggiore  di  quello  fotto  iJ  picdeflaiio  del  fecondo  ordine  Jonico .  O^ 
aggiungo,  che  i  pedctii  zocchi   vorranno  tanto  più  accrefccrfi,  quanto  l'oc- 

<4  «  chic 


Elementi    i>i    Architettura    Cap.  IV.   V.  ti 

cMo  è  obbligato  a  vedere  la  fabbrica  più  da  vicino;  e  la  ragione  fi  è,  per* 
che  nel  triangolo  formato  dall'agctto  della  cornice,  dalla  linea  vifmle,  tf 
da  quella  linea,  che  fi  nafconde  alla  vifta,  una  tale  linea  ha  maggiore  al- 
tezza fecondo  che  l'occhio  è  dall'edificio  meno  rimoto  .  Avverto  che  gli 
archi»  o  combinati  l'uno  {otto,  e  l'altro  fopra  l'impofta,  e  fovrappofti  uno 
all'altro  o  aver  deggiono  tutti  ferraglia,  o  tutti  rcffame  fenza,  onde  l'uni- 
tà fi  mantenga,  e  la  proporzione.  In  fatti  la  ferraglia  leva  un  modulo  ali 
arcatura  ;  e  perciò  quando  facciamo  il  confronto  fra  un  arco  con  ferraglia, 
ed  un  altro  ,  che  ne  fia  priva  >  oflervbmo  torto  il  fecondo'  più  fvelto  del 
primo,  il  che  non  può  contentare  un  occhio  intendeiMe- 

CAPITOLO  V. 

Delle  TUnte. 

'■b~\3UE.  forti  di  piante  fi  danno,  naturale  la  prima,  e  la  feconda  artifi- 
£L^  ciale  .  Pianta  naturale  io  chiamo  quell'aja,  fopra  la  quale  fi  deve 
innalzar  l'edificio:  pianta  artificiale  quella,  fulla  quale  l'edificio  è  fondato. 
Per  ben  intendere  quefta  pianta  egli  è  d'uopo  confiderare  una  fàbbrica  de- 
molita fino  al  terreno;  ai  veftigi  delle  muraglie,  che  rertano  ,  compete  il 
nome  di  pianta  .  Se  le  muraglie  faranno  curve  in  luogo  di  rette,  riufcirà. 
talé^  ancora  la  pianta;  fé  avranno  rifalite,  oritirr,  fi  ritroveranno  nella  pian- 
ta altresì,  e  cosi  vadifi  difccrreiida  di  tutte  le  figure,  di  tutti  i  cafi;  poi- 
ché Tempre  Tedificicv  deve  {lare  a  piombo  delle  fondamenta.  Quando  prelTo 
una  muraglia  farò  un  pilaflro  ,  una  colonna  ,  un  piedeftallo  ,  vedrò  nella 
pianta  i  loro  veftigj,  e  per  maggior  intelligenza  de'  riguardanti  fegncrò  nel 
piedeftallo  gli  agetti  del  fuo  bafamento,  e  della  bafe  della  colonna  . 

Il  punto  difficile  nel  coftruire  le  piante  fi  è  l'architettare  i  cantoni  ia 
guifa  tale,  che  fieno-  forti,  e  robufti  più  del  rimanente,  e  che  non  gtiafti- 
BO  il  reftante  della  ftruttura.  Le  colonne  bine  riefcona  di  gran  profitto»  ma 
le  fughe  nei  palagi  ,  e  b  buona  fimetria  de' partici  rade  volte  le  ammetto- 
no .  Per  ora  noteremo  ,  che  i^  un  portico  la  colonna  aver  dee  il  pilartro 
all'incontro  applicato  alla  muraglia  colla  condizione,  che  gU  intcrcolunnj  fi 
eguaglino  da  una  parte,  e  dall'altra;  effendo  ncccfTario,  che  tanto  il  can- 
tone cfterno  ,  quanto  rintcrn-}  fieno  del  pari  fortificati  ,  e  che  in  oltre  fi 
làlvino  le  mcdietà,  cioè  che  il  punto  di  mezzo  dell'intercolunnio,  che  im- 

li     z  bocca 


il  Ele  MINTI    DI    Architettura    Cai'.    V.  VI. 

bocca  il  portico,  corrifponda  alla  medictà  del  portico  ItcfTo  ,  e  che  ic  co- 
lonne rettangole  del  cantone  interno  incontrino  le  ciiindricbc  dell' cfterno  . 
Koii  tanto  difficile  fi  fperimcnta  la  cuftruzionc  ,  quando  i  portici  non  ci 
fiZTìOì  e  perciò  vediamo,  che  nelle  Chicfc  il  cantone  interno  riefce  affai  be- 
ne, fenza  che  l'architetto  duri  molta  fatica.  Lo  fteffo  addiviene  nei  canto- 
ni delle  fale,  e  delle  facciate,  le  quali  richiedendo  una  ragionata  combina- 
zione ,  ne  daremo  una  idea  ,  e  parleremo  pofteriormente  dei  detti  portici 
cogli  efempj  alla  mano,  fenza  i  quali  non  è  poflibilc  di  poterne  concepire 
cognizione  adeguata.  Prima  però  fi  rende  neceffario  il  difconcre  dell'altez- 
za, che  aver  deggiono  i  vafi  o  foli,  o  accompagnati  d'altri,  efcmpigrazia 
le  chiefe,  le  fale,  le  loggie,  ed  altri  parecchi,  che  Aimo  fuperlluo  prefcn- 
K-mente  di  nominare. 

CAPITOLO         VI. 

Delle  Mtercx.e. 

DUE  diménfioni  non  fanno  corpo  ,  ma  una  femplice  fuperficic,  e  per 
generare  il  corpo  ,  ovvero  la  capacità  di  un  vafo  ,  egli  è  neccffario 
aggiugncr  la  terza.  Una  camera,  una  fala ,  una  chiefa  fono  lunghe,  lar- 
ghe, ed  alte;  e  per  confcguenza  date  le  due  prime  dimcnfioni  ,  la  terza  fi 
Jcbbc  determinare,  che  fia  loro  più  confaccnte.  Per  far  vedere  la  nece(fità> 
che  abbiamo  di  rintracciarla,  pongo  fotto  gli  occhi  uìi  efempio.  Supponia- 
mo un  vafo  di  pianta  quadrata  largo,  e  lungo  20.  piedi  .  Se  a  quefto  affc- 
gnerò  l'altezza  di  100.  piedi  fino  alla  fommità  della  volta  ,  riufcirà  fenza 
dubbio  eccedente,  e  fé  la  fcemerò  fino  a  io.  piedi,  mi  fembrerà  ,  che  la 
volta  mi  cada  fui  capo.  Fra  tali  cftremi  oppofti  l'altezza  conveniente  bifo- 
gna  fceglicre.  Tutti  gli  Architetti  convengono,  che  l'altezza  di  un  vafo  ab- 
bia da  flabilirfi  media  fra  la  lunghezza,  e  la  larghezza.  Tre  mcdieià  fono 
•'  «ite  dagli  ftcfii  confiderate,  l'aritmetica,  la  geometrica,  e  l'armonica  ;  e 
poiché  la  vera  regola  delle  altezze,  data  che  fia  la  larghezza,  deve  ugual- 
mente adattarfi  alla  lunghezza  finita,  o  infinita,  qucfta  rifìclSonc  cfclude  le 
due  prime  medie,  ed  ammette  foltanto  la  terza  .  Exi  in  fatti  chi  dar.^  mai 
ad  un  portico  4argo  1.,  lungo  loo.  l'altezza  media  aritmetica  50  1,  o  pu- 
re la  geometrica  10.?  La  pratica  cfige,  che  la  fua  altezza  fia  doppia  della 
larghezza  ,   valore  adcqimtamente    cleterminato   dalla    media    armonica  ,   che 


EtE MENTI    ni    Architettura    Cap.  VI.  1 3 

jiel  iioftro  cafo  fi  egiiaglierebbe  a  -^ ,  cioè  prolTì  ma  mente  a  ;.  Noto,  che 
la  media  aritmetica  pareggia  la  metà  della  fomma  della  lunghezza,  e  della 
larghezza,  la  media  geometrica  fi  ottiene,  e/ìracndo  la  radice  dal  prodotto 
della  lunghezza  nella  larghezza  ,  e  la  media  armonici  dividendo  il  doppio 
di   effo  prodotto  per   l'aggregato  delia   lunghezza,  e  della   larghezza. 

Galileo  Galilei  col  mezzo  delle  fpcricnzc  dei  pendoli  ha  dimoftrato,  cìie 
le  femplici  proprirzioni  dilettano  del  pari  l'udito,  e  la  vifta.  In  Mufica  il 
Baffo,  le  cui  vibrazioni  hanno  una  più  lunga  durata,  e  nella  Architettura 
la  dimenfione  maggiore  tengono  il  porto  più  degno  ,  e  con  efll  {1  fanno  i 
principali  confronti.  Volendo  adunque  fra  due  voci,  fra  due  dimcnlloni  col- 
locarne una  media  ,  il  miglior  ordine  richiede  ,  che  quefla  fi  riferifca  ir» 
proporzione  più  fcmplice  colla  voct  grave,  che  coll'acuta,  còlla  lunghezza, 
che  colla  larghezza  di  un  vafo  .  Dalla  media  armonica  tal  effetto  fi  ottie- 
ne. La  lunghezza  alla  larghezza  ftia  come  2.  ad  i.>  o  fia  come  i;.  a  <?. , 
ed  agevolmente  ci  accorgeremo,  che  la  media  armonica  S.  corrifponàe  alia 
lunghezza  come  8.  a  12.,  cioè  come  2.  a  5.,  alla  larghezza  come  8.  a  6.  > 
ovvero  come  4.  a  5.,  e  che  la  prima  proporzione  è  più  elegante  della  fe- 
conda. La  media  aritmetica  9.  all' oppofto  fi  riferifce  alla  lunghezza  12. 
come  3.  a  4.,  ragione  meno  femplice  di  quella  5.  a  2.,  in  cui  alla  larghez- 
za rjfpondc.  La  media  armonica  dunque  anche  per  quefto  titolo  va  prefe- 
rita all'aritmetica.  L'autorità  della  Divina  Scrittura  mi  conferma  maggior- 
mente nella  opinione  .  Data  da  Iddio  Signore  la  fcienza  al  Re  Salomone» 
fi  mife  quefti  a  fabbricare  il  Tempio  ,  e  nel  terzo  de' Re  abbiamo  le  prc- 
cifi:  parole  :  Domus  antein  ,  quam  adifìcthat  Rex  Salomon  Domino  ,  habebat 
fexaginta  cubites,  in  longitudine ,  e?"  viginti  cubitos  in  Utitudine  j  &  trigin- 
ta  cubitos  ìh  altitudine y  le  quali  dimoftrano  ad  evidenza  prefcclta  la  mediik 
armonica,  etTendo  il  num.   30.   medio  armonico  fra  gli  eftrcmi  60.  e  20. 

Poco  conto  pofTono  tenere  la  Mufica  ,  e  T  Architettura  della  media  geo- 
metrica ;  imperciocché  detratti  quc'  cafi  ,  in  cui  il  prodotto  delle  quantità 
eftreme  è  un  quadrato,  negli  altri  tutti  ne  rifulta  incommenfurabilc  la  me- 
dia, della   quale   parliamo. 

Dal  fin  qui  detto  fi  raccoglie  per  tanto,  che  la  fola  proporzione  armo- 
«jca  fervjr  dee  all'altezza  dc'vafi.  Ma  poiché  negli  edific)  vi  fono  più  va- 
fi,  bifogna  farne  particolare  menzione.  Al  vafo  principale  delle  Chiefe  in 
una  foia  nave  fi  dia  l'altezza  armonica  ,  e  le  altezze  dc'vafi  fubalterni  , 
^waii  fono  le  Crociere,   le  Tribune,    le  Cappelle  ,    refleranno  determinate  i 

per- 


14  Elementi    di    Auchitettu  r  a   Cap.  VI. 

perchè  dipendendo  dalle  arcature,  ftaranno  a  dovere,  quando  fi  pongano  in 
opera  le  dottrine  degli  archi.  Da  qiiefte  premefle  ne  nafcc,  che  le  Chiefe 
a  tre,  o  più  navi  non  hanno  bifogno  di  altezza  armonica,  cflendo  conten- 
te di  aver  le  navi  tra  loro  proporzionate,  e  dipendenti  dai  due,  o  tre  ar- 
chi} mercè  che  qualche  volta  una  Chiefa  molto  magnifica  dì  tal  fitta  può 
contenere  tre  archi  uno  fopra,  e  l'altro  fotto  la  trabeazione  ,  ch'c  quello 
dell'ordine  ,  ed  il  terzo  fotto  l'importa.  Dagli  archi  mentovaci  l'altezza 
delle  navi  la  determinazione  riceve. 

Quanto  è  facile  il  computo  delle  Chiefe   a  più  navi  ,  è  altrettanto  diffi- 
cile quello  delle  Chiefe    a.  uni  nave  fola  .    Ho  già    infognato   a  trovare    la 
larghezza  dell'arco  maggiore.  Se  fopra  l'ordine  vi  foflfe  l' atticinio,   fi  fac- 
cia così:    come  l'altezza  dell'arco   dell'ordine  meno  il  fuo  raggio   alla-  fui 
larghezza,  così  l'altezza  dell'ordine,  più  l'atticinio,  più  il  dritto  dell'arco 
maggiore  al  quarto  termine  proporzionile  ,   che  fi  eguaglierà  alla  larghezza 
cercata.   Data  la  larghezza  dell'arco  maggiore,    fi  rende  nota  altresì  la  fua 
altezza,  aggiungendo  all'ordine,  pia  l'atticinio,  quando  vi  fia,  più  il  drit- 
to dell'arco   predetto    la  metà  della  fua  larghezza,  o  fia  il  raggio.    Si  ag- 
giunga in  oltre  il  fuo  omamento,  ed  il  zocco,   che  fi  fuol  porre  fotto  del' 
piedelbllo,  o  fotto  della  colonna,  e  refterà  determinata  in  moduli  l'altez- 
za della  Chiefa  .    Si  collocano  due  intercolunn;  nella  larghezza  ,   ed  altret- 
unfi,  oppure  quattro  nella  lunghezza,  e  dovendo  quefti  effcre  tutti  eguali, 
la  loro  larghezza  fi  affume  in  figura  d'incognita,   e  fc  ne   cerca  il;  valore  . 
La  lunghezza   della  Chiefa    fi  eguaglia  a  tre  archi  ,   che  per  cfempiò  fieno' 
tutti  e  tre  dell'ordine,  ille  loro  paraftadi,  alle  colonne  a  canto  delle  para- 
ftadi,  a  due,  o  quattro  intercolunnf,   ed  alle  colonne  nei  cantoni.    La  lar- 
ghezza della  Chiefa  contiene  l'arco  maggiore,  le  fue  paraftadi  colle  colon- 
ne a  canto,,  due  intcrcolunnj,  e  le  colonne  negli  angoli.  Fra  la  lunghezza, 
e  la  larghezza  della  Chiefa  ,    dalle  quali   fi   polTono  detrarre  le  colonne  ne- 
gb  angoli,  fi  prende  la  media  armonica,  e  fupponcndola  eguale  all'altezza,, 
£  forma  una  cqHazione  ,    che  al  fecondo   grado-  appartiene  i    la    rifoluzione- 
della   quale  {omminiftra  la  larghezza  defiderata  degl' intercolunnj .   In  tal  gul- 
fa  avremo  ottenuto,  che  la  lunghezza  ,  l'altezza,  e  la  larghezza  della  Chie- 
fa ftiano  in  pyogreflione  armonica,    che  gli  archi  fieno  adattati   all'ordine-, 
e  fimili,  e  che  fi  eguagli  la  larghezza  degl' intcrcolunnj.    Se  mai  accadefle, 
«ìie  nella  larghezza    degl' intercolunnj   non  vi  capiffero    gli   agetti    delle  bafi 
ielle  colonne,,  o  pure  che  il  calcolo  dctermlnaffe   negativa  la    loro  larghez- 
za,. 


Elementi    di    Architettura    Gap.  VI.  15 

za,  un  tal  dìfordìnc  ci  ammonirebbe  a  cangiare  ftriittura  ,  foftituendo  un 
ordine  pia  fvelto  al  fuppoflo,  facendolo  piuttofto  fui  picdeftallo  che  a  tet- 
ra, e  iCs  Tafk  d'uopo,  aggiungendovi  ratticinio,  e  mettendo  nella  lunghez- 
za due  intercolunnj  in  cambio  di  quattro. 

Pofto  die  l'Architetto  non  fa  pcfTe  maneggiare  I' equazioni  del  fecondo  gra- 
do, iì  può  fervire  del  metodo  <deirattentazìonc.  Si  afl'egni  un  valore  alla  lar- 
ghezza degP intercolunni,  e  foftituendolo  nella  lunghezza  ,  e  nella  larghezza 
della  Chiefa  ,  fi  trovi  la  media  armonica.  Se  quefla  fi  eguaglia  all'altezza 
della  Chiefa,  abbiamo  ottenuto  l'intento;  fé  fofl'e  maggiore,  bifogna  riftri- 
5n«re  gl'intercolunnj  ;  e  fé  minore.,  allargarli,  e  coU'ajuto  "di  alquante 
fruovc  fi   ftabilirà  il  loro  giudo  -valore. 

Nei  Palagi  la  dottrina  delle  altezze  del  vafi  e  affai  più  comporta  ,   a  ci» 
gione    che  il  palagio    è  da   molti  vafi  formato  grandi  ,    mediocri,    e  piccio- 
li adattati    agli  ufi  ,    ed  alle  ftagioni  .    La  prima  cofa  da  confidt:rarfi  in  un 
palagio    è    1'  ingreffo  ,    o   la    fotto    fala  ,    la    quale    dipendendo   totalmente 
<lalla  facciata,  a  queda  egli   è  d'uopo  ricorrere.  Supponiamo  pertaaio  ,  che 
il  primo  ordine  del  palazzo  fia  Dorico  ,    come  per    lo   più    fi  coftuma  .    La 
colonna  Dorica  ha  di  altezza  mod.  16.,  e  mod.  4.  la  trabeazione;  Dunque 
tutto  l'otdine   farà  alto  mod.   jo.  ,   6  dovendo    corrifpondere    l'interno    ali- 
eflerno,  la  fotto  fala  non  può  efler  alta,    falvo  che  mod.   20.,   quantunque 
la  fua  capacità  richieda    altezza  maggiore  .    Fingafi  ,    che    fra  una    delle  più 
picciole,  cioè  quadrata  di   mod.  i6.  per  ogni  lato  difpofti  ,  come  fegue.    L' 
intercolunnio  di  mezzo  contenendo  l'arco,  che  ferve  d' ingreffo,    avrà  mod 
IO.  di  larghezza,    otto  de' quali  fono  occupati  dalParco,    e  due  dalle  para- 
ftadi.  A  canto  di  queftc  ftanno  le  due  colonne  di  mod.   2.  l'una,  indi  fie- 
guono  gf  intercolunni  ognuno  di  mod.  6.,  fituati  uno  a  dertra  ,    e  l'altro  a 
finiftra  ,    e  la  fomma  totale    afcendc    a   mod.  i6.    Non   ho  nominato    i  due 
cantoni,  perche  la  volta,  fé  vi   fofTc,  andercbbe  piantata  fopra  il  vivo  del- 
le colonne;  e  perciò  i  detti  cantoni  non  hanno  in   luogo  quella  larghezza 
che  ferve  alla  determinazione  dell'altezza.    Non  dandoci    l'ordine  Dorico» 
che  mod.  io.    di  altezza,  mancano   alla  fotto  fala  mod.  6.,    e  quindi    per 
evitarle  un    tale  difordine  ,    fi  piantino  quattro  colonne    ifolatc    collocate    in 
faccia  a  quelle,  che  adornano  la  lunghezza,  e  la  larghezza  dell' ingrcfl'o  ,  ed 
il  foffino  fi  coftruifca   non  curvo,  ma  a  lacunari  generati  dall' incrocicchia- 
roento  delle  trabeazioni,  al  quale  corrifpondono  al  di   fotto  le  colonne  ifo-* 
late  .    Con  quello  metodo  due  ottimi    fini  fi  ottengono  :    il  primo  riguarda 

la 


i6  Elementi    ni    Architettura    Cap.  VI. 

1]  folidità ,  è  I2  fermezza  del  pavimento  della  fala  ,  a  cui  le  colonne  ifo- 
lite  non  permettono  d'incurvarfi  ;  il  fecondo  riguarda  la  venuftà  ,  che  fi 
falva,  facendo  sì,  che  l'altezza  (la  fuHìciente  a  caglon  della  divlfione  deli' 
ingreflb  in  tre  navi. 

La  fala  fuperiorc  richiede  la  fui  altezza  giuda;  e  (Iccome  l'ordine  Joni- 
co  fuvrappofto  al  Dorico  ,   qualmente  abbiamo  veduto  ,    non   vuol  elTerc  né 
più  alto,  ne  più  baffo  dell'inferiore;    così  non  aggiungendo  piedeftalln    alle 
colonne  Joniche,  avrcbbcfi  una  mancanza  di  mod.   5.,   fé  fotto  le  dette  co- 
lonne fi  poneflc  il  zocco  ,    il  che  fi  rende  neccffario    per  non  collocarle    to- 
talmente a   terra  .    Non  fi  poffono    ammettere  le   colonne  ifolatc  ,    perchè    fi 
opporrebbero  al  molto  concorfo  per  occafione  di  accademie,  di  forte  da  bal- 
io, e  di   altre  fimili   circoftanze  .    Il  foffitto  adunque  vuol     fàrfi  a  volta  ,    il 
che  in  due  maniere  fi  può  effettuare,  o  col  mettere  un  Attico  fopri  il  Joni- 
co,    acciocché  nell'altezza  di  quello    vi  capifca  il  foffitto  ,    o    infinuando  il 
foffitto  ftcfTo  fotto  il  coperto  .    L' agetto  della  cornice  Jonici  ,    la    groffezza 
delie  muraglie  fanno  $ì,  che  il  coperto  fi  alzi,    e  dia  luogo  all' afcendimen- 
to  delle  centine  della  volta,  a  cui    gioverà   parimente,    che  le  colonne  della 
fala  fieno  rotonde,  e  per  confeguenza  abbiano  molto  f porto  ,   e  che    ponen- 
dofi  la  ferraglia  agli  archi  ertemi,  fi  tralafci  nell'arco  Jonico  interno,  onde 
alla  detta  afccfa  fi  accrelca  un  modulo.  Scemata  in  tal  guifa  l'altezza  della 
colonna  Jonica  interna  ,    cala  altresì    il  fuo  diametro  ,   e  la  trabeazione  ,    il 
che  reca  qualche  vantaggio  all'aggiuftata  forma  delle  centine  .    Querte   cofe 
unite  infieme  danno  adito   alla    volta  fenza  l'aggiunta  dell'Attico .  Non  co- 
sì può  fucccdcre  in  una  fala  più  lunga  ,    la    quale    abbifognando    di  altezza 
maggiore,  rixJiledc  indifpenfabilracnte ,   che  nella  facciata  fi  ponga    l'Attico 
fopra  il'Jonico- 

Lc  camere  fi  determinano,  come  ho  detto,  di  varie  grandezze,  e  perciò 
meritano  riflellioni  diverfc  .  Efifendofi  fuppofto  Dorico  l'ordine  inferiore, 
che  adorna  la  facciata  del  palagio,  adatterò  ad  effo  le  mie  avvertenze,  che 
facilmente  fi  applicheranno  agli  altri  ordini  ,  cangiate  foltanto  a  dovere  le 
proporzioni.  L'altezza  di  mod.  io.  farebbe  fcarfa  per  l'ingreffo,  fé  non  ci 
avefTc  ajutato  il  ripiego  delle  colonne  ifolatc  .  La  detta  altezza  fi  dia  alle 
camere  grandi,  e  fé  uguaglierafll  all'armonica,  faranno  migliore  comparfa . 
Si  ufino  gli  ammezzati  ,  quando  le  camere  fono  plcciolc  ,  potcndofi  aprire 
una  fincftra  fotto  all'importa,  e  l'altra  al  di  fopra,  che  illuminino  le  ftan- 
2c  inferiore,    e  fuperiorc.    Per  alccnderc  alle  Aanze  fupciiori    e  d'uopo  in- 

iro- 


Elementi    di    Architettura    Cap.   VI.    VII.  17 

trodiirvi  delle  icale  o  Iccrctc ,  o  fcmipubbliche ,  o  anche  far  ufo  della  fca- 
la  principale.  Si  aflfegni  l'altezza  di  mod.  20.  anche  alle  camere  mediocri, 
benché  la  richiedan  minore,  a  cagione  di  non  lafciare  fopra  la  volta  uno 
fpazio  inutile,  ricetto  de' topi,  che  molto  dlfturbano  gli  appartamenti.  Ot- 
terremo, che  l'altezza  foverchia  non  oflenda  l'occhio,  collocando  la  corni- 
ce nel  fito,  che  farebbe  confacente  all'altezza  giufta  ,  e  ufando,  fé  fa  d'uo- 
po, per  la  volta  un  elliffe  in  piedi  ,  la  quale  non  farà  certamente  cattiva 
comparfa .  Chi  vuol  vedere  l' eftetto  delle  Stanze  con  volte  affai  alte  offervi 
gli  flanzini  nel  palagio  alla  Soranza  architettato  dal  Palladio  contigui  al 
camerone  fopra  la  loggia,  e  ne  refterà  non  poco  contento.  Lo  fporto  del- 
la cornice  ferma  talmente  l'attenzione  del  fcnfo,  che  poco  bada  alla  faetta 
della  volta,  della  cui  mifura  la  curvatura  della  volta  lleffa  non  gli  lafcia 
formare  efatto  giudicio.  Che  fé  la  media  armonica  ricercherà  l' altezza  mag- 
giore di  mod.  20.,  fi  ponga  la  cornice  nel  debito  pollo,  cioè  a  dire  la  fua 
fommità  fìa  diflante  dal  pavimento  per  tre  quarte  parti  in  circa  dell'  altez- 
za armonica,  e  fi  ufi  la  volta  di  picciola  faetta,  ovvero  il  foffitto  piano  : 
di  quella  ultima  maniera  è  la  fala  qui  in  Cafteifranco  dei  Signori  Conti 
Riccati.  Per  altro  fi  giugnerebbc  all'ottimo,  fé  in  un  vafo  la  lunghezza  , 
l'altezza  armonica,  la  larghezza,  l'altezza  dell'ordine,  e  la  faetta  della 
volta  fi  corri fpondeffcro  in  quelle  più  femplici  ragioni,  che  in  Mufica  fon 
confonanti  riferendofi  efempigrazia  come  i  numeri  6,  4,  3,  3,  i.  Accette- 
rebbero la  lunghezza  6,  e  la  larghezza  3  la  proporzion  dell'ottava  5  la  lun- 
ghezza 6,  e  l'altezza  4  la  proporzion  della  quinta;  l'altezza  4,  e  la  lar- 
ghezza 3  la  proporzion  della  quarta,  l'altezza  4,  e  la  faetta  i  la  propor- 
zione della  doppia  ottava  ;  e  finalmente  la  larghezza  3  uguale  all'  altezza 
dell'ordine,  e  la  faetta  i  la  proporzione  della  Duodècima  .  La  fimmetria 
di  un  palagio  è  affai  comporta,  e  fa  di  mcftieri  contcntarfi  di  quello,  che 
ottenere  fi  può. 

CAPITOLO        VIL 

Delle  Cornici  delle  Stanxe  '. 

LE  ftanze  non  fi  adornano  mai  colla  intera  trabeazione»  ma  in    fua  ve- 
ce fi  forma  un  mifto  tra  la  cornice ,  e  l' architrave  ,  e    che  perciò   di- 
njandafi  cornice  architravata,  ovvero  fi  difegna  a  guifa  d'importa    col    col- 

C  larino. 


.*8  I^LEMENTI      DI     ArCHITETTURA     Ca1>.     VII.    VIIL 

larino,  c  fuol  riufcire  .molto  elegante.  Qiiefta  cornice  giiifto  le  regole  da 
me  date  fi  dee  procurar  dì  porla  al  debito  luogo, e  fé  le  .circoftanze  richie- 
delTero  il  foffitto  piano  a  cagione  della  llanza  affai  baffa,  bifognerebbe  divi- 
dere la  iiuirag'ia  in  riparti,  onde  non  fi  conofceiTe  tanto  la  mancanza  dell" 
altezza.  Ma  degli  ■ornamenti  interni  mi  riferbo  di  farne  parola  in  altro  ca- 
pitolo. La  mifura  della  cornice  dipende  dalla  fiippofizione  dì  un  ordine 
adattato  alla  ftanza,  e  ftarà  dentro  i  limiti  di  un  modulo^  o  di  un  jpodur- 
lo  e  mezzo  dell'ordine,  che  fi  fuppone. 

.CAPITOLO        Ylll 

Delle  Scale^ 

LE  Scale  fono  quanto  neceffarie,  altrettanto  difficili  ,  perchè  richiedona 
mille  avvertenze,  che  riguardano  l'interno  ,  e  l'efìerno  dell'edificio- 
Una  delle  più  importanti  fi  è,  che  la  Scala  finifca  in  un  fito  a  piombo  di 
quello,  in  cui  ha  avuto  principio,  e  che  non  interrompa  la  fuga  delle  por- 
.je,  che  ha  molta  parte  nella  venuftà  di  una  fabbrica.  Le  fcale  fono  di  due 
fpezie,  o  rette  ,  o  curve  .  Le  rette  poffono  avere  tre  rami  ,  oppure  girar 
con  quattro  rami  intorno  ad  un'. anima,  il  che  corri  fponde  ad  una  fcala  ro- 
tonda, o, ellittica.  Quefte  ultime  fealc  per  altro  non  riefcono  bene  in  figu- 
ra di  principali,  quando  non  abbiafi  lui  fito  particolare  per  coftruirle  ,  a 
cagione  che  jompono  necefl'ariamente  Is  fughe.  Delle  fcale  a  due  rami  non 
\ìo  fatto  a  bel  principio  menzione  ;  perchè  quando  ficn  prive  di  anima  , 
.contengono  femprc  il  diflctto  di  cominciare  in  un  fito  non  a  piombo  di 
quello  nel  quale  finifcono.  Se  poi  hanno  l'anima,  equivagliono  ad  una  fca- 
la a  tre  rami,  tenendo  l'anima  ftefTa  il  luogo  del  terzo  ramo.  Delle  fcale 
di  un  folo  ramo  foco  ufo  può  jfarfene  ,  falvochc  in  qualche  cafo  affatto 
particolare  come  farebbe  qiiella  del  palazzo  appartenente  ai  Signori  Conti 
Brandolini  in  Val  di  Marano  ,  la  quale  quantunque  termini  in  un  luogo 
non  a  piombo  di  quello,  in  cui  principiai  nuUadinieno  ha  il  fuo  principio 
in  un  ingreffo  ben  nobile,  e  finifce  in  una  gran  fala  :  oltre  di  che  è  co- 
tanto magnifica,  che  forprendc,  e  meriterà  fempre  l'approvazione  degl' Jn- 
-trndenti.  L'altre  fcale  fiano  quanto  complicate  effer  fi  vogliano,  fi  riduco- 
no tempre  allo  me:ntovate,  non  efclufe  quelle  a  mezza  elliffe  ,  ed  a  femi- 
circolo  j  e  perciò  non  importa  farne  parola .  Dovenda  le  fcale  principali  fa» 

lire 


'm 


% 


EtEMENTt   Dt   Architettuka    Cap.  VIIT.  19 

lare  foltanto  all'appartamento  nobile;  per  afcenJere  al  fecondo  .appartamen- 
to, o  ai  camerini  podi  al  di  fopra  deggiono-  fupplire  le  fcale  fecondarle  ,, 
fra  le  quali  fono  ottime  quelle,,  che  chiamanfi  andirivieni,  e  quando  le  ri- 
ci  iedano  le  circcftanzcy  riefcono  comodiillme  ;  perchè  conducono  in  ognr 
fito  con  bellezza  della  ftruttiira.  Le  fcalc  fecrete  è  d'uopo  che  fiano-  como- 
de, che  non   rompano  fughe,  e  che  non  guadino  appartamenti. 

Data  una  idea  generale  delle  fcale,  egli  è  necefTirio  di   vedérne  la  corru- 
zione.. Suppjniamo'  pertanto'  di  aver  dai  difegnare  una    fcala:   Maeftra   .    EfTa 
iJee  falire  mod.  ;o.  dell'Ordine  Dorico,  più  un  modulo  per  l'importare  del- 
la groflezza  del  palco  y  e    fpefso    ancora  più  un'  altro  modulo    per  il  zocco- 
fbttopofto  alle  colonne  deU'ingrcfso.  Ciò  prcmefso  ,    efsendo   i    gradini    alti 
al  più  oncie  6  Venete,,  che  corrifpondono"  ad  un   m.czzo  modulo,  pofto  che- 
quefto  fi  eguagli  ad  un  piede,  r>c  nafcerà  per  confeguenza    ,   che  per    falire 
mod.  li  fi  richiedano  44  fcalini.  Ma    poiché  la  detta  fcala  è  divifa   in  due 
rami,  uno,  che  va,  e  l'altro,  che  torna;  conterà  ciafcuno  2:  gradini,    che 
montano  mod,  11  j  ed  ogni   fcalino  dovendo  efser  largo  urr    piede,  olfia   uit 
jnodulo,.  onde  agiatamente  (i  fermi  il  piedcy  mallìme   nel    difcenderc  ;    per- 
ciò ciafcun  ramo  avrà   p.   i:  di   lunghezza   orizzontale    .  Queda    fcala    elscr 
dee  fornita  di  due  piani  ,  ai    quali    fi  afsegni  la  larghezza  uguale    a   quella 
del  ramo,  o  dell'anima  di   mezzo  di  mod:   io.  all'incirca;  dimodoché  la  lo- 
ro fomma  fi  eguagli  a  mod.   20.  Si  aggiungano  ad  elfi  i   mod:  22.    occupati 
^ai  gradini  ,  e  ne  rifulterà  l'aggregato  di   mod.  42  ,  che  fi    rendono   ncctf- 
fàrj  per  coftruire   ìit    un-  palazzo  una  fcala  principale.  Nei  piani  jfi    collcca- 
no  le  porte,  che  corrifpondono  alle  camere,  e  incontrano  le  altre  porte  ,  é 
le  finedre.  Sarà   ben  fitto,,  che  da  un  atrio   fi  pafTì  alla  fcala  ,  e  che  quella 
fmontl  neiracrio  fuperiore  contigua  alla    fala  ,  piuttoftochc  nella  fala  mede- 
sima; il  qual  atrio  fr  può'  adornare  con  quattro  colonne  ifolate,   qualmente 
IO'  mi  fono  adoprato-  net  Presbiterio  di  quefio  Tempio  di   S.  Liberale  .    Che 
fé  la  larghezza  dell'atrlofi  eguaglialTe a  quella  dell'arco    dell'  Ordine   più    le 
fue  paradadi,  fi  dovrebbe  dividere  la  lunghezza  in  intercolunni  formati  dalla 
varia  replicazione  degli  archi  ,  rendendofineceffario  l'ornar  architettonicamente 
lutti  i  luoghi  pubblici  di  un  palagio,  cioè  facciata,  fotto  fala,  fala,atrii,  e 
cortili..  Riefce  difficile  trovar  fito  adattatcr  alla  fcala  :  ma  quando  t'eriamen- 
re  vi  C\  pcnfi,  fi;  ottiene   1'  intento  j  a  cui  molto  ferve   la  codruzione    degli 
atrj  , 

C     z  C  A- 


IO  Elementi    di    Architettura    Cap.    IX.  X. 

CAPITOLO        IX. 


G 


Degli  Mrj. 

Li  atrj  da  me  foltanto  accennati  fi  vogliono  più  chiaramente     defcrive- 
re.   Sono  efli  di  due  nature  o  quadrati,  o  lunghi   più  che  larghi .  Il  qua- 
drato può  avere  negli  angoli  quattro  cantoni,  o  in  vece  di  quefti   le  color»- 
ne  ifolate,  nel  qual  cafo  farà  diretto  da  quattro  arcature  dell'  ordine  .  e  la 
volta  fi  formerà  con  quattro  lunule  incrocicchiate  ,  non  altrimenti  che  nella 
y  mentovata  tribuna  di  S.  Liberale.  Può  anche  coftruirfi  a  lacunari  ,  qi:ando  le 

colonne  appartengano  all'ordine  principale,  e  fiano  molto  ifolate,  nella  qual 
guifa  riefce  affai  magnifico.  E'  parimente  conceffo  di  formare  la  volta  a  due 
venti  determinata  da  due  archi  dell'Ordine  ,  che  fervono  d' ingrcffo  ,  e  di 
ufcita,  qualora  la  larghezza  dell'atrio  fi  eguaglia  a  quella  dell'arco  più  le 
fue  parafladi.  In  tale  ipotefi  può  ancora  la  volta  incominciare ,  e  finire  a  due 
venti,  collocando  nel  mezzo  dell'atrio  una  cupola  foftenuta  da  quattro  archi,  che 
produce  un  ottimo  effetto.  Dichiaro  il  metodo  ,  col  quale  fi  determinano  sì 
fatte  cupole  .  Supponendo,  che  l'arco  dell'ordine  fii  ornato  con  ferraglio  , 
gli  è  d'uopo  ommetter  quello  nell'atrio  .  Sopra  gli  archivolti  dei  fuddetti 
quattro  archi  fi  ponga  una  cornice  architravata  circolare  alta  un  modulo  , 
fotto  della  quale  fi  formino  le  quattro  vele  ognuna  radente  una  coppia  di 
archi  fituati  ad  angolo  retto,  la  cui  fuperficic  fi  eguaglia  ad  una  porzione 
di  quella  della  sfera  deferirti  col  diametro  uguale  alla  diagonale  del  qua- 
drato, che  ha  per  Iato  la  larghezza  dell'arco  colle  fwe  paraftadi  .  Alla  tra- 
beazione dell'ordine  alta  quattro  moduli  fi  dee  uguagliare,  comprefo  il  drit- 
to ,  la  factta  della  cupola,  la  quale  perciò  riufcirà  fchiacciata  ,  richicdendofi 
dalla  cupola  sferica  la  (aetta  fenza  il  dritto  di  mod.    5. 

CAPITOLO       X. 

Delle  Loggie. 

/OiLì  Antichi  folevuno  far   le  loggìc  con  beirafpctto  all' eterno  trafcuran- 
^^  do  di  ornar  l'interno  ,  talmente  che  nel  Portico,  o  fia  nella  loggia  del, 
Panteon  a  Roma  fi  vede   una  nicchia  collocata  in  faccia  ad  una  colonna,  il 
che  certamente  k  chi  ha  buon  gufto  non  può  piacete    .  I  lacunari  in  quefta 

log- 


Elementi    ui    Architettura    Cap.  X.  21 

loggia  non  vengono  foftenuti  dalb  p.iite  della  muraglia  ,  e  la  nicchia  dee 
ftare  dirimpetto  all' intercolunnio  ,  e  non  effer  tagliata  dalla  colonna.  I  Mac- 
ftri  del  lecolo  XVI.  non  hanno  penfato  uè  pur  eiil  di  rimediare  al  difordi» 
ne,  vepgendofi  le  loro  ftruttiirc  fenza  i  contro-pilaftri ,  che  certamente  deg- 
giono  ufarfi ,  quando  fi  voglia  ,  che  i  lacunari  abbiano  il  loro  foftegno  . 
Io  per  me  non  ho  mai  fatto  loggie  (cnza  i  contro-pihftri  ,  e  per  dire  il  ve- 
ro mi  fono  femprc  riufcite  a  perfezione.  11  punto  difficile  confifte  nei  volta 
capoj  perchè  bifogna  sfuggire  gli  intercolunnj  difnguali  negli  angoli  .  Nel 
portico  in  ifoh  l'intercolunnio  da  una  parte  efTer  dee  uguale  a  quello  dell' 
altra,  e  quello  iinercolunnio  formerà  la  larghezza  della  loggia  ,  quando  efla 
larghezza  non  fi  voleiTe  fcompartire  in  tre  intercolunnj,  due  minori ,  e  quel- 
lo di   mezzo  maggiore,  ed  uguale  all'intercolunnio  dell' ingrcflo   principale. 

Le  loggie  di  un  palagio,  che  s'infìnujno  dentro  la  fabbrica,  deggiono  ef- 
fer  tanto  larghe,  quanto  un  comodo  palleggio  richiede.  E  ficcome  gli  ulti- 
mi intercolunnj  delle  loggie  fono  i  più  riftretti  ;  così  determinando  di  tal 
larghezza  la  loggia  riufcirebbe  angufta  (overchiamente  .  Quindi  volendo  i 
Pittori  del  fecolo  XVI.  ornare  con  architettura  le  logge  poca  lode  per  que- 
fto  titolo  potcan  confcguirc  ,  perche  non  erano  a  ciò  dall'Architetto  oppor- 
tunamente difpivfte.  Oliando  fi  voglia  dipingere  un  vafo  con  lacunari  ,  bifo- 
gna ordinarlo,  come  fé  i  colonnati  vi  foflero,  onde  fi  fchivino  que'difordi- 
ni,  che  ne  nafcerebbcro  trafcuranòo  tale  avvertenza.  Mi  ferva  di  efempio  la 
Loggia  del  Palagio  a  Fanzolo  appartenente  alla  Cala  Emo,  e  dipinta  a  fref- 
co  da  M.  Battifta  Celoti.  Per  evitare  gl'inconvenienti  notati,  egli  è  d'uopo 
mettere  un  arco  nel  mezzo  dell'interno  della  loggia  ,  che  ferva  d*  ingrelTo 
alla  fala  ,  indi  collocarne  due  nei  lati  oppofti  della  loggia  ftefTa  ,  che  con- 
giuntamente colle  loro  paraftadi  ne  uguaglino  la  larghezza.  Impedifcono  que- 
fli  che  fi  faccia  il  confi-onto  cogl'intcrcolunnj  ,  e  fufficientemente  contentano 
l'occhio,  facendo  sì,  che  fenza  le  colonne,  e  i  contro-pila flri  la  loggia  fia 
larga  mod:  io.  Le  loggie  non  tfigcno  l'altezza  armonica  ,  ma  bensì  quella 
determinata  dall'ordine,  e  perciò  vanno  lavorate  a  lacunari,  li  quali,  quan- 
do gì' intercolunnj  fieno  difpofti  a  dovere,  fanno  il  più  bello  di  tutti  gli  or- 
nati. Non  refta  per  altro,  clic  in  qualche  cafo  non  fi  poiTa  ufare  la  volta  a 
quattro  venti,  mettendo  nell'interno  fopra  le  colonne  il  folo  architrave,  ma 
i  lacunari  faranno  fempre  miglior  comparfa  .  Quando  la  loggia  è  difpofta. 
ad  arcature,  fi  potrebbe  girare  la  volta  intorno  le  arcature  medefime  »  ma 
per  dire  il  vero  il  paragone  dell'ordine  cfterno    cinque  ,  o  quattro    moduli 

pia 


ij'  Elementi    tìi    A  rchi  tetta;  r  a    Cat.  XT.  XIT. 

più  alto  dell'arco  ,,  (econd*  che  qaefto  har  it  ferraglie,  o  n'  è  privo  y  fareb- 
be comparire  la  loggia  baflai  foverchia mente  ..  Oltre  di  che-  remerebbe  iino' 
fpazio  inutile  fra  la  volta,  ed  il  palco  fuperiore  ,  il  quale  per  altro  fi  pO' 
trebbe  occupare  ,  introducendo  le  cupole  ellittiche  nella:  volta.. 

e     A.     P     F     T     O     L     O  XI.. 

Lelle  Fughe... 

PEr  fuga  ìntendefi  un  incontro  di  porte  ^  e  di  fincflre   ,.  col  di  cui   mezze 
l'occhio:  fcorrad  da  un  capo  all'altre  dell'edificio,,  dimodoché    la  fineftra' 
av  mezzo  giorno   verbigraziaj  fia:  veduta:  da'  chi;  volge:  le  fpalle  a  quella  verfo' 
tramontana.  Per  quaifivoglii  cagione  quefle  fughe  non-  hanno  da;  tralafciarfi ,, 
onde  a  ciafcuna:  ftanzaj  non'  manchi    un    così    bello  ornamento  .  Succede  alle- 
Volte,,  che  colle  porte  non:  fi  può  continuare  la  fuga,  ma-  bifogna   procurar- 
la- col.  mezzo-  delle  finellrej  iL  che  addiviene,,  quando  nell'appartamento  no- 
bile fi  aprono  delle  fineflre;  al  di  fopra   del  piano  medio  della    fcala    princi- 
pale .  Se  in  ciafcuna  camera    ci    fiano    porte  ,  che   fervano  a  fughe  collocate- 
a<i  angolo'  retto,  apriranno  quefte  fempre  una.  nuovi  fcena  ,,  e    diletteranno 
{©mmamente  la  vifla  .- 

CAPI     T     O     L     O         XIL. 

Ue/fe  Torte,  delle  Fineflre  y  e  degli'  Mtari'.- 

LE  porte,:  e  le  fineftre  efigonó-  intere olunnj,-  in  cui'  polTana  capire  infieme- 
•  coi  Toro'  ornamenti.  Per  ottener  quefto-  fineoflervo,,  cheefTcndo'  di.  modf. 
to',  l'intercolunni©  della  porta  principale  ,  riufciranno^  ottimi:  gli:  altri,  due- 
Iv-  mod:  8.,.  dì'  modr  6.  onde  ci  fi  prefenti.  la'  ferie-  lO',  8,.  6  fimile  alla-, 
fèguente  5  ,  4',  3  ,  compofla  da'  femplici  proporzioni,,  che  ali*  occhio^  recam 
giacere.  Gì' intercohinnj  di  mod:;  8'  fervono  per  le  medictà-  fecondane  ,  e- 
quelli  di'  mod:  6  contengono  affai'  comode  lefine/tre-,,  e  con  qualche  picciola- 
ì-ndudria  ancora  le  porte,  le  quali  più  agevolmente  fi  adattano- agli  intercolunnji 
41  mod:  8.  Si  adoprano  i  predetti  intercolunnj'  di  mod.-  io,  8,  (T-  rtelle-  fac- 
ciate j  nelle  loggie,  fale,  fotto  fale  ,  atr;,.  e  fcale  principali  ,  onde  fi  con- 
fermino' e  l'unità  dell'edificio,  e  le  fughe.  Le  porte  ,  e  le  fineftre  vanno 
idornate    o    con'  le  orecchie  y    le   quali;  al  bafT»   delle    porte    devono»  efler 

alte. 


ELEMENTI      i)l     ArCHITETTUUA     C  A  I>.    XIT.  IJ 

alte  quanto  il  regolonc,  o  con  le  alette,  architrave,  fregio',  e  cornice  foftc- 
nuta  dai  jiienfoloni,  o  colle  colonne  una  per  parte  a  giiifa  di  altari  .  Dilla 
determinazione  della  larghezza  delle  porte  dipende  quella  della  loro  -altez- 
za,  che  io  ftabilifco  doppia  della  larghezza  predetta,  pili  la  duodecima  par- 
te .  Volendo  adornare  una  porta  con  architrave,  fregio,  e  cornice  ,  ù.  divi- 
da l'altezza  in  "tanti  moduli,  quanti  ne  richiede  l'ordine,  a  cui  la  porta  ap- 
partiene, e  quattro  di  quefli  fi  eguaglieranno  alla  trabeazione.  Io  foglio  di- 
videre l'altezza  delle  trabeazioni  in  tredici  parti,  dandone  quattro  all' archi- 
trave, altrettante  al  fregio  ,  e  cinque  alla  cornice  .  Ma  quando  ci  fiano  t 
menfoloni ,  fa  d'uopo  ufare  lo  {compartimento  in  dodici  porzioni  ,  ed  aflc- 
gnarnc  quattro  all'architrave,  tre  al  fregio,  e  cinque  alla  cornice.  In  sì  fat- 
ta guifa  la  voluta  di  fianco  nel  menfolone  ,  la  quale  fi  eguaglia  al  fregio, 
determina  nel  menfolone  fleffo  un  agetto  moderato,  che  contenta  la  vifta.  So- 
pra la  trabeazione  fi  coflruifce  l'archivolto,  o  il  frontifpicio,  il  quale  deve 
clTer  alto  due  noni  della  larghezza  della  cornice  ,  comprefi  i  due  fporti  di 
parte,  e  di  altra.  L'architrave  gira  all'intorno  della  porta,  ed  a  canto  di 
eflb  vi  Hanno  le  alette  uguali  al  fregio,  o  alla  larghezza  dei  menfoloni  ,  che 
fono  lunghi  quanto  l'architrave,  ed  il  fregio,  più  ^a  piccola  voluta  inferio- 
re, che  fta  tutta  al  di  fotto  del  lume  della  porta  .  Sopra  del  menfolone  Ci 
rifalifcono  i  membri  della  cornice  fino  al  gocciolatojo ,  acciocché  il  detto 
menfolone  faccia  figura  di  foftenerlo  ;  ed  al  di  fotto  fi  lavora  Mna  foglia  * 
che  nafca  come  dal  menfolone  ,  e  termini  qualmente  richiedono  gl'i  orna- 
menti delle  impofte  di  legno,  dovendofi  regolare  le  fue  mifure  fecondo  le 
circoftanze.  Avverto,  che  fotto  l'aletta  fi  dee  porre  un  zocco ,  che  continui 
la  linea  del  legolone.  A  due  moduli  dell'ordine  delia  porta  fi  faccia  ugua- 
le la  groffezza  degli  ftipiti  -,  e  per  confeguenza  ancora  della  muraglia  .  Che 
fc  fieno  reali  le  volte  dell'edificio,  nella  groffezza  della  muraglia  fi  raddop- 
piano gli  ftipiti,  e  fra  l'uno,  e  l'altro  fi  forma  un  intercolunnio,  che  fi  può 
convenientemente  adornare.  Qiiello,  che  ho  detto  delle  porte,  fi  adatta  quafi 
totalmente  alle  fineftre  dell'  appartamento  nobile  ,  -e  perciò  ftimo  fuperfluo 
intorno  ^d  effe  fpender  parole. 

Le  porte  negli  ordini  gracili,  e  fpecialmente  nel  Corintio  fenza  ferraglio,  ficco- 
jme  il  più  fvelto  degli  altri  ,    non    pofTono    legarfi  colla  importa    delf  arco  , 
falvochè  col  mezzo  di   ftatue  foflencnti   per  efempio  un'arma,  il  che  peral- 
tro fa  un  ottimo  effetto.   Non  così  fucccde  nel  Dorico,  in  cui  la  porta  fi  le- 
ga cqlla  detta  impofla ,  o  fia  coli' ordine  fecondario  fenz^a  bifogno  di  ajuti  5 

imper- 


24  TlLEMLNTI      Ul      A  R  C  H  I  T  E  T  T  U  K  A      C  Al'.    XII. 

imperciocché  il  fronti fpi ciò  ,    o  l'archivolto  giunge    a  un  di   preffo  a    toccar 
efTa   importa,  efferdo  per  altro  lodevole,  che  refti  alquanto  più  baffo,  dimo- 
doché il  Tuo  agetto  non  ne  tolga  alla   vifta  una   parte.  Egli  è  vero,  che    le 
porte  nell'ordine  Corintio  fi  potrebbero  determinare   più    larghe  ,   acciocché 
arrivafTero  all'ordine  fecondarlo;  ma  bifogna  riflettere    primieramente    ,  che 
l'intercolunnio  di   mod:  6  non    è    capace   di  contenerle  ,  ed  in    iccondo  luo- 
go, che  elTendovi  in  un  palagio  e  fale  ,  e  camere  grandi,  medie,  e  picciole  ; 
è  neceffario,  che  anche  a   queftc  le  porte  fieno  fufficicntemente   adattate  .  Le 
porte    adunque  fi  faranno  larghe  al  più  mod:  4,  e  le   fineflre    mod:    ;i-   ,  e 
faremo  ficuri,  che  in  quefta  guifa   le  cofc  anderanno  a  dovere  .    Quando  gì" 
intcrcolunnj  non  fieno  di  mod:  6,  ma  bensì  di   mod:    5,  allora  alla  porta   , 
o  alla    fineflra  non  compete  l'ornato  pieno,  ma    farà    contenta  di  un  archi- 
trave all'intorno  con   le  orecchie  al  di  fopra  ,  e  al  dj  fotto .  Le  porte   effer 
deggiono  più  granJi  delle  fineflre;   perché  cominciando  a  terra  devono  giun- 
gere cogli  ornamenti  fino  all'ordine  fecondarlo.  Quando   le    fineftre    fono  a 
dovere  più  picciolo,  s'innalzano  fino  all'importa  ,  avendo  il  loro  principio  fo" 
pra   del  p^dio.  Gli    Architetti   del  fecolo  XVL   non  avcano    idea    dell'  ordine 
fecondarlo,  e   perciò  facevano  i    fori  a   capriccio,  ed  al  contrario    di    quello 
fi  dee,  cioè  a  dire  piccioliffime  le  porte,  e  grandiflime  le  fineftre,  qualmen- 
te fi  adoperò  il   Palladio  nella  per  altro  bella  fabbrica  della   Soranza  prefen- 
temcntc  pofTefla  dai  Signori  Morofini . 

Refla  ,  che  io  tratti  delle  porte  ornate  colle  colonne,  la  cui  coftruzionC 
e  fimile  a  quella  degli  altari;  e  quindi  ciò,  che  io  dirò  di  quefti,  fi  potrà 
agevolmente  alle  porte  applicare.  EfTer  deve  a  un  di  preflo  coftante  l'altez- 
za dei  gradini,  e  della  menfa  degli  altari,  onde  comodamente  i  Sacerdoti 
poffano  celebrare  i  Divini  LTfflcj.  Non  così  addiviene  della  lunghezza  della 
menfa,  eh' è  neceffario  all'edificio  adattare  .  Quindi  vediamo  nella  Chiefa 
di  S.  Antonio  di  Padova  la  menfa  dell'aitar  maggiore  efTer  lunga  p.  14  , 
ed  in  quefta  di  S.  Liberale  p.  7,  così  richiedendo  la  proporzione  degli  ar- 
chi, fotto  cui  ftanno  gli  altari,  larghi  p:  44,  p:  li.  Fatta  la  menfa,  con- 
vien  porvi  fopra  un  ordine  di  Architettura  ,  che  ferva  di  ornamento  alla 
tavola,  il  quale  avrà,  o  non  avrà  piedeftallo,  fecondo  che  con  piedcftallo, 
o  fcnza  farà  coftruita  la  Chiefa.  Immediatamente  fopra  la  menfa  è  necef- 
fario un  gradino,  ad  oggetto  di  collocarvi  la  Croce,  ed  i  candelieri  ,  e  que- 
fto  vuol  elTcr  alto  proiTimamentc  quanto  i  gradini  della  predella  .  La  linea 
di  un  tal  gradino,  che  va  pofto  tra  piedeftallo,  e  piedeftallo,  tra  colonna,' 

e  co-. 


tLEMENTim  Architettura    Cai».  XII  XIII.  25 

e  colonna,  va  continuata  con  un  zocco.  Sopra  di  qucfto  fi  dee  porre  o  pie- 
deftailo ,  o  altro  zocco,  fccondochè  l'altare  richiede.  Il  piedefta Ilo  non  Tem- 
pre può  elTere  proporzionato  all'ordine  >  ma  qualche  volta  è  d'uopo  con- 
tentarfi  di  tenerlo  pia  baffo,  ftantechè  dee  fervire  all'altre  convenienze  dell' 
edificio.  Segue  poi  la  colonna  di  quell'ordine,  che  la  ftruttura  ricerca,  indi 
la  trabeazione,  e  pofcia  il  frontifpicio,  o  archivolto,  e  qualche  volta  le  fta- 
tue,  fpecialmente  quando  fien  ncceffaric.  La  Tavola  fia  contornata  primie- 
ramente con  una  picciola  cornice  dorata,  che  dà  l'pirito  alla  pittura,  ed  in- 
di con  un  architrave,  o  cornice  di  marmo,  avendo  l'avvertenza  ,  che  fi  le- 
ghi nella  parte  inferiore  colle  bafi  delle  colonne,  e  nella  luperiore  col  col- 
larino dei  capitello.  Le  colonne  vanno  porte  prefTo  al  predetto  architrave  , 
e  fé  l'altare  ha  colonna  ifiDlata,  vicino  all'architrave  dee  collocarfi  il  con- 
tro-pilaftro.  Sotto  i  piedeftalli  fi  pone  un  bafamento  alto  quanto  la  menfa, 
ed  ornato  nella  ftefla  maniera,  accadendo  per  l'ordinario,  che  i  piedeftalli 
ftefli  non  fieno  tutti  comprefi  nella  lunghezza  della  nienfa,  eccettuato  il  ca- 
fo,  che  l'altare  fia  picciolo  foverchiamente  .  Nell'antipetto  fi  formano  due 
pilaftrini  uno  per  parte,  che  adornano  la  menfa ,  e  fanno  sì,  che  i  riguar- 
di di  mezzo  non  riefcano  troppo  lunghi .  Quefti  pilaftrini  fi  rifalifcono  con 
pochiflìmo  fporto,  e  la  rifalita  dee  terminare  al  gocciolatojo  del  cimacio  , 
acciocché  gli  angoli  non  rechino  incomodo  al  celebrante  ,  e  fi  confervino  le 
tovaglie.  In  tre  maniere  fi  può  legare  l'altare  colle  importa  dell'arco  dell' 
ordine  o  regolandofi  in  guifa ,  che  il  frontifpicio  la  giunga  vifualmente  a 
toccare,  o  continuando  la  importa  rtelTa  col  fregio,  e  colla  cornice,  ovvero 
coir  architrave,  e  col  fregio  della  trabeazione  dell'altare.  In  quefte  due  ul- 
time circoftanze,  acciocché  i  membri  dell'altare  non  contrartino  con  quelli 
della  importa,  fi  potnì  cfla  cangiare  in  fafeia  .  E'  così  facile  l'adattare  alla 
porte  quello,  che  ho  detto  degli  altari  ,  che  io  lafcio  ciò  alla  indurtria  dì 
chi  legge  ben  volentieri  . 

CAPITOLO         XIII. 

Belle  Kifalite. 

tf  E  rifalite  fervono  per  foftcnere  un  maggior  pefo,  é  perciò  li  vediamo 
M^  introdotte  nella  Chiefa  di  S.  Liberale  ad  oggetto  di  foftentarc  la  volta> 
che  fopra  la  cornice  piomba  immediatamente.  Quindi  rie  nafcc  »  che  quari- 

D  «io 


atf  Elementi    di    Architettura    Cap.   XIV. 

do  lina  rifalita  non  abbia  al  di  fopra  un  pefo  maggiore,  farà  irregolarmen- 
te, fatta,  né  potrà  toUerarfi  da  chi  ha  bu0ngufl:o.  Le  rifalite  cagionano  an- 
cora r  a  vanti,  e  l' indietro,  il  chiaro,  e  l'ofciiro,  il  che  fa  fpiccare  la  ftrut- 
tura,  e  -produce  un  ottimo  effetto.  Danno  in  ohre  adito  di  variar  le  faccia- 
te dimodoché  in  un  palagio  pofTono  faifi  l'una  opoaih  all'altra  totalmente 
diverfe,  fcnza  pregiudicare  in  menoma  parte  agl'incontri  delle  porte,  e  del- 
le iìneflre  ,  principio  non  intcfo  per  anche  dagli  Architetti  .  Col 
mezzo  di  quefto  fi  può  decidere  con  certezza  di  quante  facciate  ,  e  non 
più  fia  capace  una  cafa  xli  cinque  ,  di  fette  ,  di  tiove  fori  ec.  Le  medietà 
fecondaric  vengono  altresì  rettamente  determinate  dalle  rifalite,  mediante  le 
quali  fi  frhiva  il  difordine,  che  una  colonna  in  cambio  di  un  foro  alTuma 
irregolarmente  la  fìpura  di  medietà- 

CAPITOLO         XIV. 

Delle  Medietà  Secondarie. 

"Tj*     "E  medietà  non  folo  effer  devono  offervate  nella  pane  principale  dcll'cdi- 
£L  ^t  fìcio  ,  ma  ancrr   nelle  fccondarie.  Abbiafi   cfempigrazia  luna  facciata  di 
cinque  fori  .•  la  porta  d'ingreffo  forma  la  medietà  principale    >  e  poiché  rc- 
flano  due  iìneftre  per  parte,  le  colonne  poftc  fra  le    dette    fincflre    prendono 
il  non  dovuto  porto  di  medietà  fecandarie.   Per  liberarfi  da    quefto    difordi- 
ne è  d'ucpo  rifalire    la  trabeazione  fopra  i    due   ultimi  intcrcolunnj    ufando 
le  colonne  rotonde,  e  fcrvcndofi   delle    rettangole  nei  tre    rimanenti    .    Ecco 
<lunque  l'afpetto  di  mezzo  di  tre  fori,  e  i  laterali  di  un  folo,  e    per  con- 
feguenza  levato  l'inconveniente  ,  che  una  colonna  ferva  per  medietà   fecon- 
ilaria  .  Un  fmile  artificio  fi  adopra  nelle  facciate  di  undici  fori  .  Tre  iiiter- 
colunnj  fi  affegnano  all'  afpetto    di  mezzo  con  colonne   rotonde,    ne  feguono 
tre  per  parte  con  pilaftri  o  colonne  rettangole,  e  nell'ultimo  da  un  canto, 
e  dall'altro  le  colonne  rotonde  {\  tornano  a  mettere  in  ufo.  Altri     cafi  an- 
cora potrebbero  addurfi,  ma  di  quefli  per  ora  faremo    contenti    rifervando- 
mi  di  dare  una  idea  compiuta  delle  facciate.  Ho  detto  ,  che  le  rifalite  de- 
vono  foftenere  maggior  pefa,  ed  or  lo  confermo.  Nell'interno  il  giuoco  Io 
fanno  le  volte  ,  e  mi  ha  fervilo  di  cfempio  queflo  tempio    di  S.    Liberale  : 
ncll'eflierno  fi  accrefce  il  pefo  coi  frontifpicj,  e  colle  ftatue,  le  quali  fi  de- 
vono 


ErEMENTtDi    Architettura    Cap.   XV.  27 

vono  ommettcre  nella  parte  non  rifalita;  dell'edificio,,  onde  fi  vegga    la  dif- 
ferenza del  pcfo  {ovrappoflo.. 

CAPITOLO        XV. 

Della  combinazione'  delle  Facciate .. 

L  If    A  prima  facciata  di  un  fijro  folo    ,    die    farà  un   arco    fiancheggia- 
M^  to  da  due  colonne,  pdtrà  foltanto  fervire  per  la  cella  delle  campane 
in  una  torre, 

II.  La  feconda  facciata  di  tré  fori  può  adattarfi  ad  una  picclola  cafa  » 
che  abbia  le  flanze  terrene,  e  quelle  dell' apjvirtamento  nobile  dimezzate  ,. 
e  contenga  quattro  piani  uno'  al  di  fopra  dell'altro.  Acciocché  la  cafa  non 
ricfca  troppo'  angufta,.  è  d'uopo  coftruirla  con  tre  arcature,  e  colle  colon- 
ne binate,  o  fempUci,  ovvero  con  un'arcatura  nel  mezzo  ,  coii:  un  inter- 
colunnio per  parte  di   mod.  6,  e  colle  colonne  binate. 

III.  Nel  Capitolo  precedente  ho-  tenuto  difcorfo'  della  facciata  dì  cinque 
fori,  fuggerendo  il  ripiego  di  ufar  le  colonne  rotonde  ne'  due  intercolunnj^ 
«ftremi,  ed  i'  pUaftri  nei  tre  di  mezzo..  Ci  farà  permeflb  ancora  d'inverfa- 
jnente  operare  ,  mettendo  in  ufo  i  pilaftri  nei  due  ultimi  intercolunii; ,  e  le 
colonne  nei  medf.  Con  tali  artifici  faranno  falvate  le  mcdictà  fecondarie  f  il 
che  fi'  otterrà  parimente  componendo  la  facciata  con  cinque  intercolunnj 
eguali  a  colonne,  o  a  pilaflri,  che  altrettanti  archi  contengano. 

IV.  L'afpetto  di  fette  fori  può  fcompartirfi  in  tre  modi,  cioè  con  tre  in— 
tercohmnj  di  parte,  e  di  altra  che  prendano  l'arco  in  mezzo,  ovvero  cor* 
tre  archi  frammezzati  da  quattro-  intercolunnj,  o  finalmente  con  fette  archi'. 

V.  In  due  guife  fi  coftruirà  la  facciata  di  nove  fori  :  la  prima  con  tre 
intercolunnj  a  pilaflri  da  una  parte,,  e  dall'altra,  e  tre  intercolunnj  a  colon- 
ne nel  mezzo:  la  feconda  con  due  intercolunnj  a  colonne  nella  eftremità  ,. 
e  fette  a  pilaftri  nel  mezzo,  o  a  rovefcio.  GÌ' intercolunnj  frattanto  rifali- 
tf  nelle  due  eftremità  meriteranno  lode  maggiore  v  perchè  accrefcono  forzai 
al  cantone  eh' è  la  parte  più  debole  dell'edificio. 

VI.  Ho  già  dato  nel  citato  Capitolo  la  diftribuzione  della  facciata  di  un- 
dici fori,  ne  qui  mi  farò  a  replicarla.  E'  lecito  ancora  formarla  con.  undi- 
ci intercolunnj  con  arco  tutti  a  colonne,  o  a  pilaftri. 

VII.  Può  difporfi  la  facciata  di  tredici  fori  con  fette  intercolunnj  a  colon- 

P    i  ne 


zi  Elementi    diArchitettuka    Gap.    XIV. 

ne  nel  mezzo,  e  tre  a  pilaftri  di  parte,  e  di  altra,  o  pure  con  fette  intcr- 
colunnj  a  pilaftri  nel  mezzo,  e  tre  imercolunnj  con  colonne  da  entrambe  le 
parti.  Riufcirà  parimente  lodevole  il  collocare  tre  archi  nel  mezzo  fiancheg- 
giati da  un  intercolunnio  per  parte  ufando  le  colonne  .  Succedano  pofcia  d' 
ambedue  i  lati  tre  intercolunnj  con  pilaftri,  ed  un  intercolunnio  con  colon- 
ne chiuda  la  ferie. 

Vili.  In  più  modi  fi  otterrà  lo  fcòmpartimento  della  facciata  di  quindici 
fori.  Primieramente  con  fette  intercolunnj  a  colonne  nel  mezzo  ,  con  tre  a 
pilaftri  per  parte  ,  ed  uno  a  colonna  in  ambi  gli  angoli  dell'  edificio  .  In 
fecondo  luogo  ritenuti  nel  mezzo  foltanto  tre  intcrcolun'ij  a  colonne ,  fi  pro- 
feguifca  a  deftra  con  un  intercolunnio  a  plUftri  mediocremente  rifilito,  a  cui 
ne  fueeedano  tre  non  rifiliti,  indi  uno  rifalito  mezzanamente,  e  fi  dia  com- 
pimento con  un  intercolunnio  a  colonne  :  lo  ftefTo  fi  faccia  dalla  parte  fini- 
ilra .  Ci  farà  in  terzo  luogo  conceffo  di  ufare  tre  intercolunnj  a  colonne  nel 
mezzo,  indi  cinque  a  pilaftri  ,  e  finalmente  uno  a  colonne  d'ambi  i  lati  . 
Ed  acciocché  ai  cinque  intercolunnj  non  manchi  la  medicea  fecondarla  ,  $' 
introdurranno  gli  archi  nei  tre  di  mezzo .  Pofta  in  opera  una  tale  cautela 
potremo  in  quarto  luogo  collocare  cinque  intercolunnj  con  colonne  rotonde 
nel  mezzo,  ed  altrettanti  con  pilaftri  di  parte,  e  di  altra  .  Si  difponga  in 
quinto  luogo  la  facciata  con  quattro  ternarj  d' intercolunnj  di  mod.  6,  di 
mod.  S,  di  ;nod.  6,  fcparati  l'uno  dall'altro  da  un  arco  ,  ufati  coftantc- 
mente  o  pilaftri,  o  colonne.  In  fefto  luogo  fi  collochi  un  arco  o  mezzo  , 
e  da  entrambi  i  lati  fette  intercolunnj  di  mod.  6  ponendo  in  opera  fcmpre 
i  pilaftri.  Rifervo  all'ultimo  luogo  la  femplice  difpofizione  di  quindici  in- 
tercolunnj tutti  a  colonne,  o  a  pilaftri  ,  the  fieno  a  vicenda  di  mod.  6,  di 
mod.  10  con  arco,  la  quii  fi  potrà  in  altri  incontri  ottenere  ,  quando  de- 
tratta la  unità  dal  numero  dei  fori  ,  la  metà  del  refiduo  fia  impari  .  Trala- 
fcio  altri  fcompartimenti  per  non  riufcir  troppo  lungo. 

IX.  La  facciata  di  diciafette  fori  ammette  varie  diftribuzioni  ,  ed  io  ne 
nomino  tre:  la  prima  con  cinque  intercolunnj  a  colonne  nel  mezzo,  un  pa- 
ri numero  con  pilaftri  a  deftra,  e  a  finiftra  ,  ed  uno  a  colonne  in  ambe  i* 
cftrcmità:  la  feconda  cogl' intercolunnj  nel  mezzo  come  fopra  ,  un  interco- 
lunnio a  pilaftri  d«  un  lato  di  minor  rifalita,  tre  intercolunnj  a  pilaftri  non 
rifaliti,  un  altro  intercolunnio  a  pilaftri  della  mentovata  mezzana  rifalita  , 
e  per  ultimo  un  intercolunnio  a  colonne  ì  dovendofi  replicare  Io  ficffo  dall' 
altro  lato;  la  terza  con  fette  intercolunni  a  colonne  nel  mezzo,  e  da  entrem- 

be 


Elementi    m   Architettura    Cai>.    XV.  19 

bc  le  parti  un  intercolunnio  a  pilaftri,  tre  a  colonne,  ed  un  altro  a  pilaftri. 

X.  Mi  reftringo  a  far  menzione  di  quattro  difpofizioni ,  che  fi  adattano 
alla  facciata  di  diciinnove  fori.  Si  pongano  fette  intcrcolunnj  a  colonne  nel 
mezzo  a  vicenda  di  mod.  6y  di  mod.  10,  e  pofcia  d'ambedue  i  lati  un  in- 
tercolunnio a  pihlhi  di  mod.  6  mediocremente  rifalito  ,  tre  intcrcolunnj  a 
pilaftri  di  mod.  6,  di  mod.  io,  di  mod.  6  non  rifaliti  ,  un  altro  interco- 
lunnio parimente  a  pilaftri  di  mod.  6  di  mezzana  rifalita  ,  e  nell'  ultimo 
luogo  un  eguale  intercolunnio  a  colonne.  Si  potranno  altresì,  ufando  le  co- 
lonne, collocare  nel  mezzo  tre  intercolunnj  con  arco  fiancheggiati  da  un  in- 
tercolunnio per  parte  di  mod.  6,  formando  pofcia  da  un  lato,  e  dall'altro 
fette  intercolunnj  a  vicenda  di  mod.  6,  di  mod.  8  non  rifaliti,  ponendo  in 
ufo  i  pilaftri.  R.icfcc  parimente  elegante  il  mettere  nel  mezzo  tre  intcrcolun- 
nj a  colonne  di  mod.  6,  di  mod.  io,  di  mod.  6,  e  da  entrambi  i  lati  pri- 
ma fette  intcrcolunnj  a  pilaftri,  i  due  cftremi  di  mod.  6  ,  i  cinque  mcdj 
di  mod.  8,  e  pofcia  un  intercolunnio  a  colonne  di  mod.  <5  .  Nell'ultimo 
fcompartimento  fi  adoprano  vicendevolmente  gì'  intercolunnj  di  mod.  6,  di 
mod.    10,  fervendofi  fcmpre,  o  dei  foli  pilaftri,  o  delle  fole  colonne. 

XI.  Parecchie  diftribuzioni  ci  e  concelfo  di  accomodare  alla  facciata  di 
yentiun  fori ,  cioè  a  dire  collocando  cinque  intercolunnj  a  colonne  tre  con 
arco,  e  due  di  mod.  6  nel  mezzo,  indi  fette  di  parte,  e  di  altra  a  pilaftri 
alternativamente  di  mod.  6,  di  mod.  S,  e  finalmente  un  intercolunnio  a  co- 
lonne negli  angoli  di  mod.  (T.  o  pure  ritenendo  i  cinque  intercolunnj  a  co- 
lonne nel  mezzo,  mettendone  altrettanti  a  pilaftri  a  dcftra,  e  a  finiftra  ,  e 
terminando  con  tre  intercolunnj  a  colonne  da  entrambi  i  lati,  uno  di  mod. 
IO,  e  due  di  mod.  6:  o  difponendo  fette  intercolunnj  nel  mezzo  a  colonne 
alternativamente  di  mod.  6 ,  di  mod.  10,  ed  un  pari  numero  con  pilaftri 
da  un  canto,  e  dall'altro  a  vicenda  di  mod.  6,  di  mod.  8.  ovvero  aCfcgnan- 
do  nove  intercolunnj  con  colonne  rotonde  alla  medietà  principale  ,  tre  dì: 
mezzo  con  arco,  e  tre  di  parte  e  di  altra  uno  con  arco,  e  due  di  mod.  6y 
e  continuando  con  tre  intercolunnj  per  parte  di  mod.  8  ,  polli  in  opera  i 
pilaftri,  e  pofcia  dando  fine  alla  facciata  collo  ftclTo  numero  d' intercohinnj 
a  colonne,  uno  con  arco,  e  due  di  mod.  6.  Si  potrà  anche  conìporre  l'af- 
petto  di  mezzo  con  quattro  ternarj  d' intercolunnj  di  mod.  6,  di  mod.  8  » 
di  mod.  6,  l'uno  dall'altro  difgiunti  da  un  arco,  ufate  le  colonne  ,  e  ter- 
minar poi  la  facciata  con  uno  de'fuddetti  tcvnarj  per  parte  a  colonne  ,  m* 
rifalite. 

XII.  La 


jo  Elementi    di    Architettura  Cap    XV. 

XIL  La  facciata  di  veniitre   fori    farafli    con  fette  intercolunnj   a  colonne- 
nel  mezzo,  tre  con  arco,  e  quattro  di  mod.  6  difpoftl  in  modo,  che  fem- 
pre  due  di  quefti  prendano  in  mezzo  uir  arco.  Seguiranno  d'ambi  i  lati  fet- 
te intercolunnj  di  mod.  8.  con  pilaftri    ,    indi    fuccedcrà  un    intercolunnio  a 
colonne  di  mod.  6,  che  terminerà  la  facciata  .    Tralafciate-   le  altre  difpofi- 
2Ìoni,  noterò  folo,  che  (T  può  collruire  o  a  foli  pilaftri,  o  a  fole  colonne  ,. 
alternando  gl'intercolunnj  di  mod.  6,  ài  mod.  io-,  e  che  incontrandoli  i  fo- 
ri delle  due  dcfcritte  facciate,  fi  poflTona  adattare  allo  ftcffo  palazzo,  e  cor- 
rifpondere  alle  due  ftrade  anteriore,  e  pofteriore - 

Xlir.  Avrà  l'afpetto  di  venticinque  fori  fette  intercolunnj  a  colonne  nel 
mezzo  alternativamente  di  mod.  6.  ài  mod..  io-.  Ci  farà  pofcia^  ritirato  all' 
indietro  un  intercolunnio  a-  colonne  di  mod.  6,  e  continuando  con  fette  in- 
tercolunnj a  pi  ladri  come  fopra  alternati,  fi  terminerà  coll'intercolunnio  di 
mod.  6  a  colonne  mezzanamente  rifalite  .  In  un  mio  difegno  ho  difpofto' 
quefla  facciata  con  ventitre  intercolunnj  con  arco  prefi  in  mezzo  da  due  di 
mod.  6  fiarycheggiati:  colle  colonne  binate  .  Si  veggono  nel  mezzo  cinque 
archi  aperti,  feguono  tre  archi  con  fineflra  da  un  canto,  e  dall'altro,  indi 
tre  archi  aperti,  e  finalmente  altrettanti  con  fineftre.. 

XIV.  Se  la  facciata  contiene  ventifette  fori,  fi  alfegninò' alla  medietà  prin- 
cipale nove  intercolunnj  difpofti,  come  ho  prefcritro  al  numvXI.  mettendo 
in  opera  le  colonne,  ed  un  pari-  numero  d'amendue  i  lati  ,  fei-vcndofi  dei 
pilaftri  .  N«lla  ferie  de' palazzi  da  me  difegnata,  fi  vede  una  tale  facciata 
eontenerc  nel  mezzo  diciannove  intercolunnj  a  vicenda  di  mod.  6.,.  di  mod. 
10;  Sporgono  pofcia  in  fuori  con  un  intercolunnio  di  mod.  6.  due  fpccie 
di  torri  da  un  lato,  e  dall'altro,  il  cui  afpetto  è  formato  da  tre-  interco- 
l'nnnj  di  mod.  6.,  di  mod.  io.,  di  mod.  6.,  nelle  quali  fopra  il  terzo  or- 
dine s'intjalza  un'atticinio  .  Termina  la  facciata  con  un  intercolunnio  di- 
mod.  6.  ritirato  in' dietro  con  eguale  intercolunnio  5  che  forma  il  fianco  del- 
la torre.  Anche  nella  prefente  facciata  può^  aver  luogo  la.  continua  vicenda' 
degl' intercolunnj  di  mod.   d.  ,  di   mod.   10. 

XV.  La  facciata  di  fori  ventinove  potrà  contenere  tré' archi  nel  mezzo,  C' 
pofcia  di  parte,  e  di  altra  gli  intercolunnj  di  mod.  6.,  di  mod.  8.,  di 
mod.  6.  ufate  fempre  le  colonne  .  Un  pari  numero  di  nove  intercolunnj  a 
pilafiri  fimilmentc  difpofii  fi  collocherà  da  entrambi  i  lati,  e- fi  darà  com- 
pimento coll'intercolunnio  a  colonne  dì  mod.  6.  E'  flato-  da  me  ideato  un 
palagio  con  quattro  facciate  ognuna  di  ventinovè  fori  .  La  facciata  princi- 
pale 


Elemento    di    Architettura    Gap.    XV.  51 

■pale  ha  nel  mezzo  l'intercolunnio  di  mod.  io.  con  arco,  indi  da  un  can- 
to, e  dall'altro  gl'intercolunnj  di  mod.  <S. ,  di  mod.  8.,  di  mod.  <J. ,  e  que- 
fti  (ette  intercolunni  a  colonne  hanno  un  rifalto  in  fuori,  che  contiene  V 
intercolunnio  di  mod.  6.  Succedono  da  entrambi  i  lati  prima  fette  interco- 
lunnj  con  pilaftri  alternatamente  di  mod.  <$.,  di  mod.  8.,  indi  tre  interco- 
lunnj  a  colonne  di  mod.  6. ,  di  mod.  8. ,  di  mod.  6. ,  che  rifaltano  in  fuo- 
ri come  fopra  ,  e  fimlmentc  un  intercolunnio  a  pilaflri  ritirato  in  dietro, 
che  dà  termine  alla  facciata  .  Lo  fcompartimento  della  facciata  laterale  è  fimilc 
rei  quattro  ultimi  intercokinnj  a  delira,  e  afìniftra.  La  varietà  confifte  nella 
difpoiìzione  dei  ventiuno  intercolxinnj  intcrmedj  a  pilaftri,  che  come  i  due 
eftremi  parimente  a  pilaftri  ftanno  ritirati  all'indietro.  C'è  un  arco  aperto 
nel  mezzo  ,  e  pofcia  fuccedono  per  efempio  a  deftra  gl'intercolunnj  di 
TOod.  <J. ,  di  mod.  8.,  di  mod.  6.  Seguono  tre  coppie  d' intercohinnj  di 
■jnod.  IO.  con  arco,  di  mod.  6.,  e  fra  i  tre  archi,  il  folo  medio  e  aperto, 
•e  negli  altri  due  fono  collocate  delle  fineftre.  Un  intercolunnio  di  mod.  6. 
"un  poco  rifalito  dà  compimento  alla  difpofizione  dei  dieci  intercohinnj  a 
deftra  dell'arco  di  mezzo,  alla  quale  dee  farfi  limile  quella  degli  altrettanti 
intercolunni  a  Uniftra-. 

Penfo^  che  fia  fufflcientc  il  numero  già  defcritto  delle  facciate,  potendo, 
ie  così  gli  aggrada,  profcguire  clii  legge  con  fimil  metodo.  In  tanto  fi  ri- 
fletta, che  le  rifalite  oltre  all'accrefccre  la  bellezza  dell'edificio,  falvano  le 
•medictà  fecondarle,  e  fono  cagione,  che  le  due  facciate  oppofte  l'una  all' 
altra  fi  pofTano  diverfamente  ordinare  fenza  pregiudicare  gl'incontri  delltf 
fineftre .  Ci  fieno  due  intercolunnj  di  mod.  6.,  tino  rifalito,  e  l'altro  riti- 
rato, ed  accaderà,  che  i  punti  mcdj  delle  fineftre  fiano  diftanti  mod.  9. 
Refterà  invariata  la  ftefìfa  diftanza,  fc  dei  due  intercolunnj  non  rifaliti  uno 
fia  largo  mod.  <S. ,  e  1'  altro  mod.  8.  In  oltre  due  intercolunnj  di  mod.  8. 
richiedono  la  lontananza  di  mod.  io.  fra  i  punti  medj  dei  fori,  che  fi  man- 
tiene tale,  anche  quando  un  intercolunnio  «  di  mod.  6.,  ed  il  vicino  non 
rifalito  di  mod.   io. 

Ho  già  detto,  che  le  rifalite  efigono  di  foftener  un  pcfo  maggiore ,  il  che 
fi  effettua  ponendo  fopra  ogni  colonna  rìfalita  una  ftatua ,  o  pure  mettendo 
il  frontifpicio  fopra  la  parte  di  mezzo  dell'edificio,  quando  il  richieda.  Il 
frontifpicio  ft  adorna  con  tre  ftatue  in  piedi  collocate  fugli  acroteri,  o  pic- 
cioli piedeftalH  larghi  quanto  la  colonna  da  capo,  ed  alti  ì  due  laterali, 
quanto  ricerca  l'afcefa   del  frontifpicio    hel  tenere  della   loro  larghezza  ,    e 

quei- 


;2  Elkmhnti    di    Architcttura    Cap.  XV.  XVf. 

quello  di  mezzo  la  metà  dei  predetti.  Sopra  il  loro  tronco  così  determina- 
to fi  pone  un  cimacio  o  con  l'apofigi,  o  fia  fcimillo,  o  fcnza  a  piacere, 
avvertendo,  che  lo  fcamillo  è   più   atto  allo   fcolo  delle  acque. 

Nelle  rifalite  degli  an?;oli ,  poftochè  in  quella  di  mezzo  vi  fìa  il  fronti- 
fpicio,  fi  fiarmerà  una  fpccic  di  guglia  alta  quinto  il  frontifpicio  fuddetto, 
fopra  cui  fi  porrà  una  palla  traforata  con  una  punta  di  ferro  .  Sirà  larga 
qucfta  guglia  quanto  rintcrc(jlunnIo  di  mod.  6.,  più  le  due  colonne  dimi- 
nuite, a  piombo  delle  quali  fi  metterà  un  dado  alto  per  lo  meno  quanto 
lo  fporto  della  cornice  .  Il  contorno  della  predetta  guglia  verrà  comporto 
da  due  cartoccj  di  parte,  e  di  altra  analoghi  ai  menfoloni,  coi  quali  fi  fo- 
ftienc  la  cornice  delle  porte,  ma  diverfamente  collocati ,  dovendo  fituarfi  in 
pendio  colle  volute  maggiori  abbaffo,  e  le  minori  in  alto,  fopra  le  quali 
fi  lavora  una  proporzionata  cornice,  che  ferve  di  bafc  alla  palla  ,  il  cui 
diametro  fi  farà  eguale  alla  larghezza  della  bafc  mcdcfima.  Qiiando  non  vi 
fia  frontifpicio,  è  d'uopo  porre  le  ftatue  foltanto  fopra  le  colonne,  o  i  pi- 
laftri  rifaliti,  privando  di  qucfl' ornamento  i  non  rifaliti  . 

Bclliflimo  afpctto  fa  una  ringhiera  porta  al  di  fopra  di  tutto  l'edificio,  la 
quale  avrà  gli  rtar.ti  a  piombo  d'ogni  colonna  o  rotonda,  o  quadrata,  che 
fi  determineranno  larghi  quanto  il  diametro  della  colonna  diminuita .  Le  ri- 
falite della  ringhiera  faranno  a  quelle  della  facciata  corrifpondenti ,  e  l'or- 
namento delle   ftatue  richiederanno. 

CAPITOLO       xyi. 

Delle  Ragioni  Ottiche. 

A  Nche  le  leggi  ottiche  hanno  luogo  in  Archiréttura  >  dovendofi  aver 
f^iTSU.  m'''a  a  ciò,  che  nafcondono  all'occhio  gli  agetti  delle  cornici,  ed 
acconciandofi ,  e  rertringcndofi  un  oggetto,  quando  fi  mira  dal  baffo.  L'e- 
ilimativa  fupplifce,  è  vero,  ma  foltanto  in  parte,  e  perciò  bifogna  ajutar- 
la.  Un  edificio  lo  pollo  vedere  ia  più  fiti .  Ridotte  a  computo  le  porzioni 
dagli  agetti  nafcorte,  e  prefane  una  media,  dovrò  querta  aggiugnere  per 
fecondare  Ja  eftimativa.  Sia  per  efempio  una  Chiefa  ornata  coli' Ordine  At- 
tico, e  potendo  mirarlo  all'crtremità,  o  alla  metà  della  lunghezza,  all'e- 
flremità  ,  o  alla  metà  della  larghezza,  troTO  col  calcolo  le  parti  coperte 
l>U; occhio  nelle  quattro  Stazioni  dallo  fporto  della  cornice  dell'ordine,  e  la 

loro 


Elementi    di    ARcarTSTTuiiA    Cai>.   XVf.   XVII.  55 

loro  fomma  divifa  per  quattro  determina  la  mil'ura  ,  per  cui  deve  accrefcé- 
re  l'altezza  dell'ordine  Attico.  La  parte  nafcofa  in  un  dato  (ito,  tfempi- 
grazia  all'cftrcmità  della  lunghezza,  lì  trova  così.  Come  la  lunghezza  del- 
la Chiefa  meno  l'agetto  della  cornice  all'altezza  dell'ordine  meno  quella 
dell'uomo  fino  agli  occhi,  così  l'agetto  della  cornice  al  quarto  termine  pro- 
porzionale, che  fi  eguaglia  alla  parte  nafcofa,  di  cui  fi  va  in  traccia.  Dalle 
cofe  dette  dipende  la  ragione,  per  cui  fi  danno  i  dritti  agli  archi.  Non  fi 
difcofterà  gran  fatto  dal  giufto,  chi  ftabilirà  il  dritto  uguale  allo  fporto 
della  cornice  negli  archi  maggiori  ,  ed  a  quello  della  importa  negli  archi 
dall'ordine.  I  Romani,  che  facevano  le  fabbriche  di  una  fomma  grandez- 
za, accrefccvano  alquanto  il  plinto  della  bafe  della  colonna  collocata  fui 
pìedeftallo,  e  diminuivano  meno  le  colonne  più  alte,  benché  appartenenti 
all'ordine  fleffo,  a  cagione  che  un  oggetto  apparifce  più  picciolo  veduto  da 
lontano,  che  da  vicino.  ElTendo  i  nollri  edificj  di  mifure  affai  limitate 
non  abbiamo  bifogno  di  quefti  riguardi  .  Si  eccettuino  le  torri  ,  le  quali 
afcendendo  a  grande  altezza,  vanno  affai  poco  diminuite  .  La  diminuzion* 
per  altro  le  rende  più  rcfìftenti,  e  robuftc,  accadendo  dilTìcil mente,  che  uCcif 
pofTano  dalla  linea  del  piombo . 

CAPITOLO         XVI  r. 

Delle  Volte, 

DAta  la  pianta  artificiale  di  un  edificio,  è  data  {jcr  confcguènza  la  vol- 
ta, traendo  quefta  l'orìgine  da  quella,  e  perciò  ad  una  buona  o  cat- 
tiva pianta  corrifponde  una  volta  degna  di  lode,  o  di  biafimo.  Per  ifpie- 
garc  qualmente  nafca  una  volta,  fupponiamo,  che  un  arco  cammini  fempre 
parallelo  a  fé  ftcffo  per  la  direzione  normale  al  Aio  diametro,  e  che  il  cir- 
colo eflcriorc  dell'archivolto  generi  una  fuperficie  femicilindrica,  ci  mette- 
rà cfTa  fotto  degli  occhi  una  volta  a  due  venti. 

Abbiafi  una  tribuna  quadrata  formata  con  quattro  archi  maggiori,  negli 
angoli  della  quale  ci  fiano  i  cantoni,  ovvero  le  colonne  ifolaté.  La  in  ter  fe- 
cazione  di  due  volte  a  due  venti  determina  la  volta  di  quella  tribuna,  do- 
vendoC  concepire  levate  le  parti  interfecate  inferiori,  che  ingombrerebbero 
gli  archi  .    Con  tale  artificio   è  collruita  la  volta  della    tribuna  di    S.  Libe- 

£  rale, 


?4  lÌLKMHNTI      DI     ARCHITETTURA    Ca1>.     XV I  f. 

ralc,    la  quale  è    foftcnuta  dalle  quattro  colonne   ifolatc  qualmente    II  loro 
ufficio  richiede. 

Se  fi  levaffero  le  parti  interfecate  fuperìori ,  e  fi  lafciaflero  le  inferiori, 
nafcerebbe  una  volta  a  quattro  venti,  che  può  dei  pari  generarfi  colla  in- 
terfecazione  di  due  volte  eguali  a  due  venti  o  circolari,  o  ellittiche.  Una 
volta  ellittica  a  quattro  venti  fopra  una  pianta  quadrata  fi  tagli  per  metà 
con  una  linea  parallela  a  due  lati  oppoftì  ,  e  la  fezione  ,  che  ne  prover- 
rà ,  farà  quella  ftcffa  elliffe,  da  cui  è  ftata  prodotta  la  volta.  L'una  delle: 
due  metà  fi  allontani  dall'altra,  movendofi  orizzontalmente  per  la  direzio- 
ne normale  alla  fezione  predetta,  e  fi  fupponga ,  che  quefta  generi  una  vol- 
ta a  due  venti.  Con  tal  artificio  ci  fi  prefenta  una  volta  parte  a  due  ven- 
ti, e  parte  a  quattro  conveniente  ad  una  pianta  di  figura  rettangola ,  la  qua- 
le fi  adattarebbe  alle  Chicfe  ad  una  fola  nave,  fé  non  ci  foflcro  lunule. 

Ora  è  da  vederfi  come  fi  generino  quelle  lunule  .  Il  diametro  o  alfe  mag- 
giore dell'ellilTc,  che  ha  prodotto  la  volta  della  Chiefa  fi  eguaglia  alla  lar- 
ghezza della  fteffa  meno  due  agetti  delle  colonne  diminuite,  l'una  delle  quali 
ftà  in  faccia  all'altra.  Il  fcmiaflc  minore  dee  fuperarc  la  fomma  del  raggio 
dell'arco  maggiore  piil   il    fuo  archivolto   per  tale  mifura  ,  che  la    proge- 
zionc  nel  fottopofto  piano  orizzontale  del  contorno  della   lunula,  che   cin- 
ge   r  arco   predetto  ,   fia  un  triangolo,  i  cui    lati  facciano    colla    larghezza 
della  Chiefa  ,  due  angoli  {emiretti .  Stabilita  la  mentovata    mifura  ,  e  fup- 
ponendo  defcrltta  la  volta  della  Chiefa  fcnza   lunule ,   dalla    fommità    dell' 
archivolto    dell'arco   maggiore    fi   tiri  la   tangente  all' ellifTe ,  che   paffa  pel 
centro  dell'arco  fteffo,  e  fi  congiunga  la  detta  fommità  col  centro  dell'arco 
con  una  linea,  che  formerà  un  angolo  ottufo  colla  tangente.  Si  giri  queft' 
angolo  intorno  al  centro  dell'arco,  e  la  tangente  genererà  la  luperficic   di 
tir,  furto  conico,  che  interfecandofi  colla  volta    determinerà    la    lunula  ,   la 
progczione  del  cui  contorno  nel  piano  orizzontale  farà  un  triangolo  ifofcc- 
]e  ,  che  avrà  alla  bafe  gli  angoli   fcmiretti  . 

Collo  fteffo  metodo  fi  ftabilirà  la  fuperficie  delle  lunule»  che  cingono  le 
mezze  lune  pnfte  al  di  fopra  degli  archi  dell'ordine  ,  e  fi  darà  compimen- 
to alla  volta  della  Chiefa  a  una  fi'la  nave  ,  Le  lunule  corrifpondenti  alle 
mezze  lune  nella  Chiefa  del  Redentore  in  Venezia  riefcono  depreffé,  e  pò» 
co  graziofe,  perchè  la  loro  progezione  nel  piano  orizzontale  non  è  un  tri- 
angolo, ma  bensì  una  iperbola  conica.  E'  nato  quefto  difordine  (  io  fup- 
pongo  fenza  il  cenfcnfo  del  Palladio  )   a  cagione  che  nel  cofiruirc  la  voi* 

A  ta 


EtEMfiNTi   DI    Architettura    Cat.   XVII.  35 

ti  folìda  ,  le  fommità  delle  innule  in  vece  di  farle  toccare  relliiTi  ,  fi  fo- 
no detcrminate  orizzontali.  La  teorica  di  quefte  lunule,  clic  fono  porzio- 
ne della  fuperficic  di  un  furto  conico  ,  è  ftata  inventata  dal  Sig.  Co:  Gior- 
dano Riccati. 

La  volta  fopra  il  femicircolo  di  un  coro  fi  genera  col  girare  efTo  femi- 
cìrcolo  intorno  al  fuo  diametro  ,  e  la  fuperficic  di  cfTa  fi  eguaglia  alla  quar- 
ta parte  di  quella  della  s/èra,  o  fia  all'aja  del  circolo  generatore.  Due  di 
tali  volte  congiunte  inficine  formano  quella  di  una  cupola. 

Dcterminarcmo  le  vele  di  una  cupola  di  bafe  quadrata  ,  fofienuta  da 
quattro  archi,  fé  condurremo  la  diagonale  di  quel  quadrato,  eh'  è  fituato 
nel  piano  orizzontale,  che  pafla  pei  centri  degli  archi  ftclll ,  e  fervendofi 
di  cfTa  in  qualità  di  diametro  ,  defcrivercmo  una  sfera  .  La  fuperficic  di 
qucfta  intercetta  fra  due  archi  collocati  in  angolo,  la  figura  delle  vele  ci 
fomminiftra.  Nella  fommità  degli  archi  formano  le  quattro  vele  un  circo- 
lo ,  che  tocca  gli  archi  medcfimi ,  fupponendofi  in  quei  fito  tagliata  oriz- 
zontalmente la   sfera  delincata . 

Avendo  quefta  cupola  di  S.  Liberale  la  pianta  ottangolare,  il  principi  ri 
^cUe  vele  al  di  fopra  della  cornice  dell'ordine  attico  fi  accomoda  alla  det- 
ta figura,  ed  il  loro  fine  fi  adatta  al  circolo  della  cupola.  La  ftruttura  di 
cjncfte  vele  è  frutto  dello  Audio  del  mentovato  Sig.  Co:  Riccati . 

Giacche  ho  nominata  la  pianta  ottangolare,  dirò  due  parole  della  volta, 
che  le  compete,  quando  fia  ugualmente  larga,  che  lunga.  Sopra  le  quìttro 
coppie  di  Iati  oppofti  fi  formino  altrettante  volte  a  due  venti  di  pari  al- 
tezza, e  dalla  interfecazione  di  quelle  ne  nafcerà  la  volta  2  otto  venti,  che 
riufcirà  ottangolare  corrifpondentemente  alla  pianta  .  Se  la  pianta  folTc  bif- 
lunga  ,  detratta  dalla  lunghezza  la  metà  della  larghezza  da  una  parte  « 
dall'altra,  fulla  porzione,  che  rcfta  dei  due  lati  più  lunghi,  fi  dee  coftrui- 
re  la  volta  a  due  venti . 

Ho  ftabilito  di  fopra,  che  le  colonne  debbono  {oftenere  le  volte,  e  che 
un  maggior  pcfo  richiede  le  rifalitc .  La  volta  di  un  coro  ,  o  di  una  cu- 
pola,  e  quelle  a  due,  a  quattro,  a  otto  venti  ricufano  le  rifalite  ,  perchè 
il  loro  pefo  è  da  per  tutto  uniforme.  Che  fc  faranno  interotte  dalle  mez- 
ze lune,  la  trabeazione  fotto  di  quefte  dee  ritirarfi,  onde  foltanto  {porti 
dalla  muraglia  quanto  i  centri  delle  colonne;  acciocché  chiaro  apparifca  , 
effere  le  lunule,  e  la  volta  fofleniitc  dalle  colonne,  che  rifalifcono  .  An- 
che le  vele  delle  cupole  fono  fpccie  di  volte ,  o  perciò  in  quella  Chicfa  di 

E     z  S.  Li- 


j6         Elementi    di    Architettura  Cap.    XVII.  XVIII. 

S.  Liberale  vengono  rettamente  foftentate  dalle  colonne,  fopra  le    quali  la 
trabeazione  ha  una  rifalita  . 

Refta ,  che  io  dica  qualche  cofa  di  quelle  volte,  che  fpecialmentc  fi  co- 
ftumano  nei  palagi,  e  riefcono  afTai  graziofe.  Abbiafi  per  efempio  una 
pianta  rettangola.  Nella  fommità  della  volta  fi  forma  un  rettangolo  ,  i  cui 
lati  diftino  egualmente  da  quelli  del  vafo  ,  e  intorno  ad  effo  la  volta  a 
quattro  venti  fi  coftruifce  .  Tali  volte  devono  farfi  leggiere  ,  perchè  fé  fof- 
fero  folide  ,  le  fuperficie  piane  collocate  nelle  loro  fommità  non  potrcbbon 
fulìifterc   .. 

CAPITOLO         XVII L 

Delle  Cupole . 

f  0  "Hliattandofi  delle  volte  ho  ragionato  ancor  delle  cupole,  delle  quali  per 
J^,  altro  prefentementc  mi  accingo,  a  farne  particolare  diftinta  menzio- 
ne. L'ufo  dtUe  cupole  venne  a  noi  dall'Oriente,  cffendo  quei  popoli  an- 
che al  giorno  di  oggi  inclinati  molto  per  un  tal  genere  di  ornamento,  il 
quale  quantunque  pecchi  di  foverchia  arditezza,  fa  nulladimeno  così  bella 
comparfa,  che  non  verrà  bandito  giammai  dall' Arcliitettura  .  E  tanto  me- 
no ciò  accaderà  ,  quanto  che  fpeffe  fiate  è  d'uopo  introdurlo  per  rimedia- 
re ad  una  foverchia  fonorità  ,  e  perchè  un  qualche  fito,  che  fenza  queflro 
ijuto  farebbe  fcarfo  di  lume  ,  lo  pofla  ricever  dall'alto.  Per  liberare  la 
Chiefa  di  S.  Giuflina  di  Padova  dalla  eccedente  fonorità  chiamaron  que' 
Monaci  il  famofo  Vincenzo  Scamozio.  La  nave  di  mezzo  ha  Ja  larghezza 
di  un  arco  maggiore,  e  la  lunghezza  di  tre  fino  alia  cupola,  la  qual  lun- 
ghezza e/Tendo  divifa  in  tre  quadrati,  fopra  ciafcuno  il  rinomato  Andrea 
Ricci  Briofchi  vi  avca  formato  una  volta  con  quattro  lunule  eguali  ,  che 
ai  parere  dello  Scamozio  cagionava  il  difetto.  Levate  dunque  tali  volte  , 
vi  foftituì  con  ottimo  fucccflo  altrettante  cupole  fchiacciatc  o  catini  -  I-i 
cupola  di  S.  Liberale  è  molto  opportuna  per  togliere  il  mentovato  incon- 
veniente, e  ferve  per  illuminare  l'ottangolo,  che  le  fommiiìiflra  la  pian- 
u.  Per  la  qual  cofa  ogni  pai  te  della  Chiefa  ha  il  fuo  lume,  ne  altro  di- 
fetto io  ci  trovo,  (e  non  che  la  tribuna  lo  ha  un  poco  eccedente  ,  il  che 
fi.  fcopre  entrando  in  Chiefa,  veggendofi  le  volte  negli  altri  fiti  meno  il- 
luminate di  quella  della  tribuna  .    Jl  rimedio  per  altro   e  facilillimo    ,    ba- 

flan- 


Elemhkti    di    ArchitettvUa    Cap.   XVITI.  37 

ftando   cangiare   le    mezze    lune    in    balconi   fimili    a    quelli    delle    picciolé 
cappelle. 

Ora  egli  è  d'uopo,    che  io    paflì    a   far    menzione    delle  varie     Tpecie  di 
cupole.  La   prima,  fc  pure  può  dirfi  tale,  è  fornita  delle  fue    quattro    ve- 
le,  e  della   cornice  circolare  al   di   fopra  ,  a  cui    fuccede   un  fofifìtto   piano,* 
figura  di   lacunare:   in  qucfli   maniera  il   Battifterio  di   Valla   è  flato  da  me 
coftruito.    La   feconda  (oftitulfce  al  foffitto   piano  una  cupola  col   fuo  drit- 
to, la  quale  può   eflfere  o  circolare,    o  ellittica    colla    faetta    maggiore  ,   o 
minore  del  raggio  del  circolo.   Dell'ultima  foggia  fono  le  cupole   fuggerite 
dillo  Scamozio  per  la  Chiefa    di  S.  Giuftina   volgarmente  dette  catini  .   L» 
terza  fpecie   ha  un   rocchello  ,  che  s'innalza  fopra   degli  archi,   foftenente  la 
cupola,  ornato  con  cornice,    balauflri,   ed  ordine  di   Architettura,   negl'in- 
tercolunni del   quale  ftanno  alternativamente  difpofte  fìncftre,    e    ftatue  col- 
locate nelle  loro  nicchie.   Tutte  e  tre  le  defcritte  maniere  di  cupole  vengo- 
no in  concio,  quando  l'opportunità  di  ufarle  rettamente  s'intenda  .   Il  Bat- 
tìftero  di  Valla  ha  quell'altezza,  che  al  detto  vafo  conviene,  e   perciò  non 
ci  era  bifogno  di   maggiormente  innalzarlo  con  una  cupola  ,   non  permetten- 
dolo le  circoftanze,  ed  il  buon  gufto  della   bruttura  .    I  catini    della  Chiefa 
di  S.  Giuftina   vanno  ottimamente  >    perchè  molto   non    fi  allontanano    dalla 
volta   prefcelta  dal  Briofchi  ,    e  perchè  un  maggior  lume    non  è    neceffario 
Al  contrario  nella  Chiefa  di   San  Liberale,  r.ffendo  la  cupc^la  fondata  fopra 
un  ottangolo  ,  e  non   tanto  picciolo,  riufcirebbc  affai  diffettofa ,  fé  del    roc- 
chello fjffe  mancante.    Ottiene  qucfto  l'effettOj   che  la  larghezza    della    cu- 
pola abbia  la  totale  Aia  altezza,    quale  apparifce  vedendola   in  ifcorcio,    la 
fteflfa   proporzione  ,    che  compete  agli  archi  conici   della  Chiefa  ,    onde  refti 
confervata  una  perfetta  unità  . 

Il  bifogno  del  lume  perfuafc  gli  Architetti  di  concedere  i  rocchelli  alle 
cupole,  ed  accioccfcè  qucftc  non  afcendclTero  a  foverchia  altezza,  li  deter- 
minarono affai  deprefU  .  Sembrando  loro  troppo  gracili  le  colonne  ,  colle 
quali  le  adornavano,  fé  le  facevano  dell'ordine  della  Chiefa,  o  più  fveltej 
perciò  Longhena  alla  Salute  ,  Palladio  a  S.  Giorgio  maggiore  ,  ed  al  Re- 
dentore in  Venezia  hanno  fcclto  l'ordine  Tofcano ,  onde  avere  nella  pic- 
ciola  alttiza  il  maflimo  diametro.  Non  così  fi  adoperò  il  Briofchi  nelle  tre 
cupole  di  S.  Giuftina  di  Padova  ,  che  fono  nella  crociera,  mettendo  in  ope- 
ra le  colonne  Corintie,  che  contengono  bensì  la  imperfezione  di  aver  i  lo- 
ro diametri  aliai  tenui,  e  mefchinii  ma  come  le  Tofcane  non  fgno  poi  tan- 
to 


/ 


j8  Elementi    di    Architettura   Cap.  XVIII. 

to  rozze.  Di  quanto  abbiam  detto  facilmente  raccogliefi,  ch'egli  è  d'uopo 
ornare  il  rocchello  delle  cupole  con  colonne  ,  corri fpondenti  a  quelle  del 
tempio,  e  in  riguardo  all'ordine,  e  in  riguardo  all'altezza.  In  quefla  gui- 
fa  confervafi  l'analogia  di  tutto  l'edificio  ,  né  fi  veggono  colonne  di  trop- 
po picciolo  diametro  foftenere  una  vafta  mole,  né  s'incorre  l'altro  difetto 
di  fovrapporre  ad  un  Corintio  un  Tofcano.  Egli  è  vero,  che  le  colonne 
della  cupola  non  ftanno  a  piombo  di  quelle  della  Chiefaj  ma  non  può  ne- 
garfi  altresì,  ch'effcndo  collocate  in  maggior  altezza,  non  debbano  farfi  pia 
gracili,  non  altrimenti  che  nella  facciata  di  un   palagio  coftumafi . 

Quando  fi  voglia  accrefccre  il  lume,  coftruifcafi  una  lanterna  nel  mezzo 
della  volta  della  cupola  ,  la  quale  lanterna  altro  non  è  che  una  picciola  cu- 
pola fovrappofta  alla  grande  col  rocchello  ornato ,  e  con  le  feneftre  ,  la 
quale  fcrvirà  principalmente  per  illuminare  tutto  ciò  ,  che  ftà  di  fopra  della 
cornice  dell'ordine  della  cupola.  Non  tralafcio  di  avvertire,  che  accorcian- 
dofi  gli  oggetti  veduti  dal  baffo  in  alto,  farà  lodevole,  che  la  fezione  ver- 
ticale della  cupola,  che  paffa  pel  centro  ,  fia  un'elliffe  in  piedi,  ovvero, 
quando  vi  abbii  la  lanterna,  un  arco  di  fcfto  acuto,  il  quale  fi  defcrive 
con  due  centri,  che  più  o  meno  fi  avvicinano  alia  eftremità  del  diametro, 
fecondo  la  intenzione  dell'Architetto.  In  quella  guifa  da  Filippo  Brunel- 
Icfchi  ,  e  da  Michelangelo  Buonaroti  furono  coftruite  le  cupole  di  S.  Maria 
del  Fiore  in  Firenze,  e  di  S.  Pietro  in  Roma,  che  avendo  diametri  a  un 
di  preffo  eguali  a  quello  del  Panteon ,  ad  una  forprcndeine  altezza  fono 
ftate  innalzate. 

Abbiamo  finora  fatto  parola  di  ciò,  che  riguarda  la  villa  ,  e  prelente- 
xnente  alla  folidità  conviene  far  tranfito.  Le  cupole  fono  una  fpecie  di  volte 
che  per  dire  il  vero  hanno  dell'ardito,  particolarmente  quando  vi  abbia  il 
rocchello;  poiché  fé  fono  di  pietra,  e  non  di  legno,  o  di  altra  materia 
leggiera  ,  col  loro  sfiancamcnto  tentano  continuamente  di  far  ufcire  il  roc- 
chello dalia  linea  del  piombo.  Peggio  ancora  fuccederebbe,  fé  le  colonne, 
che  fervono  di  ornamento  al  detto  rocchello,  foffero  ifolate,  e  vuoti  gl'in- 
tercolunnj;  imperciocché  certamente  non  reggerebbero  né  allo  sfiancamcnto, 
ne  al  pefo  .  Per  opporfi  a  tali  difordini  ,  bifogna  far  fempre  il  rocchell» 
pieno,  e  forarlo  foltanto  colle  fineftre,  ed  in  oltre  munirlo  coi  contraffor- 
ti j  il  che  fi  vede  baftantemente  effettuato  nella  cupola  di  S.  Liberale,  per- 
chè la  volta  è  leggera  ,  e  con  molto  maggior  vigore  nella  cupola  foiida 
della  Salute  in  Venezia,  i  cui  contraffarti  fono  collruiti  tanto  pulitamente, 

che 


Elementi    ni    Architettura    Cai».  XVIII.  39 

cfie  il  loro  afpctto  fa  ncU'  occhio  un  cflctto  maravìgliofo  .  Pofto  che  i  con- 
trafforti non  fi  giudichino  fuAcicnti  ,  fa  di  mefticri  armar  la  cupola  con 
cerchi  di  ferro  formati  di  pezzi  con  arte  fina  inficme  congiunti  ,  i  quali  fi 
collocano  nella  parte  fuperiore  del  rocchello  un  pò  al  di  dentro  della  fu- 
perhcic  cftcriore  .  Dei  cerchi  per  altro  non  polliamo  molto  fidarci,  ed  io 
certamente  non  mi  terrei  ficuro  della  durevolezza  di  una  cupola,  alla  quale 
anche  più  di  un  cerchio  foffe  applicato.  In  fatti  due  robufti  cerchi  non  im- 
pedirono il  moto  nella  cupola  di  S.  Pietro  in  Roma  i  dimodocchè  lotto  il 
pontificato  di  Benedetto  XIV.  antcceflbre  del  Regnante  ve  ne  fono  flati  ag- 
giunti altri  due  .  Nella  mentovata  cupola  della  Salute  non  fo  ,  che  fia  fé- 
guito  alcun  moto;  ma  egli  è  d'uopo  riflettere,  eh' è  doppiamente  ciunita  , 
e  coi  cerchio  di  ferra,  e  con  de' validiffimi  contrafforti  .  Il  ferro  per  dire 
il  vero  è  atto  a  refiflere  ,  purché  qualche  occulta  imperfezione  non  conten- 
ga.  Prima  di  porlo  in  opera,  farà  bene  percuoterlo  per  udirne  il  fuono,  e 
da  queflo  comprendere,  s'è  fenza  crepature,  e  da  per  tutto  omogeneo.  Ciò 
non  pertanto  io  configlierei  di  coflruire  le  cupole  con  rocchello  a  volta  leg- 
gerai perchè  nelle  cupole,  e  negli  archi  folidi  fcarfi  di  fpalla  dopo  molti  , 
e  molti  anni  fi  fono  veduti  dei  trilli  effetti  .  E  vaglia  il  vero  i  nel  mezzo 
della  facciata  di  S.  Marco  in  Venezia  ci  è  una  grande  arcatura  con  pochif- 
fimo  fianco  atto  a  cedere  allo  sfiancamento  .  L'Architetto  accortofi  del  di- 
fetto, armò  l'arco  con  due  groffe  travi  di  ferro,  che  dopo  aver  refiflito 
per  qualche  centinajo  di  anni,  tutt'c  due  ad  un  tratto  fi  ruppero,  e  la  fac- 
ciata farebbe  caduta,  fé  fubito  non  vi  fi  fofle  pofto  rimedio.  Se  aveflimo  il 
potere  del  Re  Teodorico,  farebbe  in  noftra  balìa  il  far  ifcavare  in  un  gran 
maflb  di  marmo  una  cupola  fimile  a  quella  ,  che  fi  ammira  in  Ravenna, 
la  quale  non  efercita  sfiancamento  veruno  contro  11  rocchello  .  Ma  forman- 
dofi  la  cupola  con  piccioli  pezzi  di  pietra  ,  égli  è  d'uopo  molto  ben  fian- 
cheggiarla ,  e  ftrignerla  fortemente  con  cerchi  di  ferro  i  onde  polla  illefa 
confervarfi  per  molti  Secoli. 


C  Ar 


^O  rÌLE.MENTl      13  1      ARCHITETTURA       C-Al'.    X'X. 

cAPijTOLo       X  rx- 

Desìi  Ornamenti  inttrni ,  e  dei  Colori. 

(^l  orna  internamente  un  edificio  con  pitture^  ftucclìi ,  intagli,    fpécchì, 
\J)  criftalli,  dorature,  tappezzerie,    rimcffi,    pavimenti  a  finto  marmo,    o 
a  difegno,  marmi  fini,  vernici,  mijoliche  ec.   Le  camere  fi  fanno  o  a  voi' 
ta ,  o  a  travatura.  Si   dipingono  intieramente  le  volte,  o  fi  ftuccano,  o  pu- 
re fi  mefcola  lo  ftucco  colla  pittura  ,    il  che  riefce  aliai   più    graziofo  .    La 
yolta  dipinta   può  contenere  una  fola   ftoria ,   cfempigrazia  un  Giove  fulmi- 
nante nel  mezzo,  ed  una  caduta  di  Giganti  allo  intorno,   che  giungano  fino 
alla  cornice,  e  quando  non  fi  volcflero  ufare  tappezzerie,   fi   potrebbe    om- 
mettcre    la  cornice ,    e  continuar    la   pittura    fino  ai  canapè  ,    la  cui    altezza 
dovrebbe  eguagliare  quella  del  bafamento.  Ci   farà  ancor  pcnneflo  di  orna- 
re una   volta  con  un  quadro  in   mezzo,  e   varj  ripartimenti   all'intorno,  nei 
quali  fé  s'introdurranno  figure  dipinte    coi  colori  naturali,    dovranno  eflfere 
della  fteffa    grandezza    di   quelle   del  quadro  ,    ed  anche  alquanto    maggiori 
per  effere  all'occhio    un    pò  più  vicine  .    Se  fi  dipingeranno    a  chiarofcuro, 
onde  rapprefentino  una   fcoltura ,    la  loro  grandezza  farà  arbitraria.    Pofto- 
chè  non  folo  la  volta,  ma  ancor  le  pareti    fi  adornino  cogli  fiucchi,    fa  d* 
uopo  ofTervarc,  che  le  medictà  in  quella  ,    ed  in  quefte  fieno    corrifponden 
ti  .    Quando  fi  oflervi   quella   legge  ,   non  fi  vedranno   mai  ftanze   col    lettt 
mal  collocato,  ne  le  mobiglie  porte  fenza  ordine,    ma  ogni  cofa    fi  rifcrirì 
in   mutua  armonia  ,    il  che  produce    un  ottimo  effetto  .    Chi    vuol  vedere   a 
che  grado  può  giugnere  una  ben  penfata  difpofizionc,    bifogna,   che  olTervi 
due  camerini    a  fiucchi  ,    che  fono    in  cafa  Riccati  ,    li  quali    benché  fotto 
fquadra,  confervano  nuUadimeno  tutte   le  convenienze  da  me  indicate.  Nel- 
le travature  fi   pongono    talvolta  le  alette  alla  Bologncfe,   e  fi  dipingono   o 
con  una  tinta   fila,  o  a  cannellature ,  o  a   grottcfco  fecondo  l'idea  del  Pit^ 
tore  infieme,   e  dell'Architetto  .    Le  tappezzeria  per  ordinario    occupano    il 
fito  fra   il   bifiir.ento,  e   la  cornice,  e   non  di   rado  fi  cingevo  con  un  con- 
torno, che  fi  adorna  cogli   fiucchi,  o  cogl' intagli  dorati,    che  rinchiudono 
degli  fpeccl.j  in  mille  foggie  pittorefche ,  e  fantafiiiche.  Secondo  che  fi  fce- 
glic  una  maniera  piurtofi^ochè  l'altra   di  adornamento,   egli  è  d'uopo    fem- 
pre  aver   mira  alla  ccntinuazion  delle  lince,  punto  fommamente  importante 
in  Architettura.  L'ahczia  per  efempio  del  bafamento,  più  quella  del  men- 
to- 


Elewemi    di    Arcuiilttura    Cap.  XLX.   XX.  41 

tovato  contorno  fi  cguaglicrà  all'altezza  Jcl  podio  delle  fiiicflrc  .  Non  mi 
cflendo  fopra  ciò  maggiormente,  e  noto  foltanto,  che  fé  tutti  quelli  ,  che 
hanno  parte  nell'addobbo  di  una  ftanza  ,  dipenderanno  dall' efperto  Archi- 
tetto, ne  rifulterà  un  aggregato  di  cofe  >  che  avranno  mutui  corrifponden- 
za  ,  e  recheranno  diletto  anche  a  chi   non   è  di   tali  m.iTerie  intendente. 

Ora  palio  a  ragionar  dei  colori ,  dell'  accordo  de'  quali  fono  i  Pittori  ì 
giudici  competenti.  Scelta  la  tappezzeria,  colla  qual  fi  vuol  addobbare  una 
ftanza,  egli  e  neceflario,  che  i  colori,  che  hanno  luogo  nel  pavimento,  nel 
balamento,  nei  fotte  balconi  ,  nella  cornice,  nella  volta  ec. ,  fi  leghino  in 
armonia  con  quelli  del  fornimento  ;  dimodoché  unità  dilettevole  mifta  con 
giudiciofa  varietà  le  parti  tutte  infieme  congiunga  .  Operando  in  tal  guifa 
fuccederà  ,  che  paflfando  da  camera  a  camera  fi  muti  fcena  continuamente 
con  piacer  fommo  dell'occhio. 

CAPITOLO  XX. 

Degli  ^buft. 

¥' Architettura  ha  tratto  l'origine  dalla  imitazione  delle  fabbriche  di 
._  jt  legno,  e  perciò  le  colonne  fervono  per  foftenere  la  trabeazione,  egli 
altri  pefi  fuperiori,  è  la  cornice  ha  per  oggetto  di  allontanare  la  pioggia 
dal  piede  dell'edificio  .  Il  frontifpicio  fcola  l'acqua  di  parte  e  di  altra,  d 
libera  prefTochè  totalmente  l'ingreflo  del  tempio,  o  del  palagio  dallo  ftilli- 
cidio  della  cornice  ,  ed  un  fimile  vantaggio  producono  i  frontìfpicj  delle 
porte,  e  delle  fincftre.  Se  poi  le  colonne,  le  trabeazioni,  i  frontifpicj,  e 
le  altre  parti  dell'Architettura  formano  ornamento,  addiviene  ciò,  perchè 
fendo  con  ragione  ftabilite  ,  furono  dai  Greci  a  noi  tramandate,  predo  i 
quali  fioriva  eccellentemente  ildifegno.  Egli  è  d'uopo  pertanto,  che  non  ci 
diltìnghiamo  dai  ricevuti  principi,  e  che  per  confeguenza  non  ci  foftitiiifca- 
no  alle  colonne  i  cartocci,  non  fi  fpezzino  i  frontifpicj,  fi  dia  alle  cornici 
un  agetto  conveniente,  non  troppo  grande,  perchè  correrebbero  pericolo  di 
cadere,  non  troppo  picciolo,  perchè  non  coprirebbero  l'edificio.  Non  mai 
deggiono  metterfi  colonne  in  angolo,  che  in  faccia  de' riguardanti  prefenti- 
no  gli  angoli  fallenti  delle  trabeazioni,  dei  capitelli,  dei  plinti,  dei  piede- 
ftalli,  dei  zocchi.  Si  dia  bando  alle  fineftre  di  figure  irregolari,  che  oltre 
al  collare  più  delle  femplici  o  rettangole,  o  arcuate  >  non  fi  difendono  mai 

F  dalla 


41  Elementi    di    Architettura    Cap.    XX. 

dalla  pioggia.  Alcuni  de' noftri  giorni  c-rr'nciano  le  colonne  a  gulfa  di  un 
vafo,  oppure  foflituifcono  qucfto  al  picd'ftallo,  ed  j,ndi  fopra  vi  pongono 
una  colonna  per  la  terza  parte  cannellata,  e  per  le  due  altre  ridotta  a  fpi- 
.  ra  »  le  quali  licenze  devono  a  tutta  pi'fla  fuggirti,  onde  l'Architettura  non 
degeneri  dalla  fua  inftituzione,  e  non  divenga  T^ntadica  irregolarmente,  è 
da  fcena  .  Gli  Scultori,  e  i  Pittori  hanno  pregiudicata  queft'arte  co'loro  ca- 
priccj.  Il  P.  Pozzi  Gefuita  eccellente  nella  Profpettiva ,  e  che  ottimamente 
d^ipinfe  la  volta  del  Gesù  di  Roma,  fi  mife  a  fare  degli  acconciamenti  per 
Chiefe,  per  i  Sepolcri  della  Settimana  Santa,  e  per  l'Efpi'fizicnì  ftil  gufto 
di  una  fcena  da  Teatro,  i  quali  fendo  fiati  applauditi ,  perchè  pieni  di  fan- 
tafia,  ben  difpofti,  e  coi  colori  accordati  ,  pafTarono  tofto  dalla  carta  ,  e 
dalla  tela  alle  fabbriche  di  pietra,  e  con  ciò  fu  dato  l'ultimo  tracollo  ali* 
Architettura.  Non  fi  riftrinfero  dentro  a  quefti  limiti  i  Milanefi,  ma  fchi- 
vati  gli  angoli  retti  ,  incurvarono  le  muraglie  ,  le  quali  cofe  fé  ncn  altro 
alla  durata  degli  edincj  recano  nocumento  .  Quanto  più  la  ftruttura  è  for- 
nita di  rarionevolc  beWa.  femplicità  ,  tanto  maggiormente  l'occhio  cnten- 
■ta,  che  fi  compiace  di  ciò,  che  giunge  ad  intendere.  Sarebbe  dtfiderabile, 
che  i  Tagliapietra  fingolarmente  non  aveffero  mai  pofìo  mano  nell'arte,  di 
<:ui  puliamo,  i  quali  credono  di  farfi  onore  con  certe  ftrane  invenzioni  di- 
flanti  dalla  ragione  ,  ignari  del  gran  principio,  che  nella  electante  ftudiata 
■femplicità  fià  il  diflìcile,  chiamata  perciò  da  Quintiliano  diffìcillimam  faci- 
iitiitem  .  Andrea  Paladio  ,  uomo  tanto  diftinto  ,  nota  varj  difordini  ,  che 
debbono  fuggirfi  in  Architettura,  e  fra  gli  altri  quello  di  rompere  le  cor- 
«lici  ,  ed  ì  ■ftontifpicj  ;  e  pure  nel  fuo  libro  ,  e  nelle  fue  fabbriche  fé  tre 
■vegigono  de' tagliati.  Efaminando  l'origine  di  queflo  errore,  credo,  che  fia 
provenuto  dai  malamente  legare  l'interno  coU'efterno,  Ja  qual  cofa  fenza 
al  metodo  da  me  fopraindicato  egli  è  impoffibile  di  evitare  generalmente  . 
l.'arri  tutte  incominciate  per  bifogno,  migliorate  pel  comodo  ^  ed  abbellire 
dal  lufTo,  deteriorarono  pofcia  paflando  al  raffinamento.  Tutto  ciò  è  iniet^ 
venuto  all'Architettura.  Le  prime  fabbriche  fi  coftruirono  di  legno  per  pu- 
ra neccflTità  ,  il  quale  fu  da  Greci  in  pietra  viva  cangiato  ,  che  po/Tedendo 
perfctianicnte  il  difegno  ,  diedeiK)  ai  loro  edificj  clegantiffime  forme.  Dai 
<5reci  pafsò  quell'arte  ai  Remani,  e  nel  fecolo  di  Augufto  pervenne  alla 
■pcrfezi  ne  ,  e  fi  fare'ube  inoltrata  al  raffinamento  j  fé  ne' tempi  pofleriori 
tion  {  (fc  decaduto  u  -riicgno.  Siicceffe  poi  la  maniera  Greco-Barbara,  che 
durò  fino  al  fecolo  Xilf. ,  in  aii  fu  portata  «  noi  òìUì  Germania    la  Go^ 

tica 


Ei-EMFNTi   Bi    Architettura   Cap.    XX.  YXf.  45 

tica   Architettura  .    Si   pensò    di   rcftituirie  il  buon  guft»    nel  fecolo  XV.,    é 
Bramante  fu  uno  de' primi  riftoratori  .    Abbandonate    le  forme   Gotiche,    fi 
diede  ad  imitar  le  Greche,  e  Romane;    ma  ficccme  non   fi   perviene    filvo- 
chè   per  gradi    alla   perfezione  ,    fi  attenne    a  quella   maniera  ,    che    io  foglio 
chiamar  Greco-Barbara  ,  della  quale  abbiam.o  un  illuftre  efempio  nella  Chie- 
fa,  e  facciata  di  S.  Zaccaria    in  Venezia  ideata  dallo  fteffo  Bramante  .    Nel 
fecolo  XVI.  in  cui  le  bell'arti  a  gara  fiorirono,    fu  coltivata   T Architettura 
da  uomini   valentilfimi ,    che  la  conduflfcro  a  quella   perfezione,    che  fcorgefi 
negli   Edifici  dello  Spavento,  del  S.  Micheli,  di   Rafael  d'Urbino,    e  di   Mi- 
chelangelo Buonarroti,  del  Sanfovino,    del   Scrlio,  del  Paladio,    del  Vigno- 
b,  dello  Scamozio,  e  di  altri   parecchi,  e  quantunqtie  quelli  autori  abbia- 
no operato  per  imitazione  delle    antiche  ftrutture  più  che  per   metodo  ;    fa- 
rebbe defitlerabile,  che  le  loro  fimmetrie  non   foflfero  ftate  cangiate.  Inclinò 
alquanto  l'Architettura  a  divenir  Greco-Barbara    nel  fecolo  XVII.,    ma   nel 
prefcntc  pafsò  ai  capriccj,    ai  raffinamenti,    e    perde  quel  carattere  lodo,    e 
maeflofo,  eh' è  tanto  a  lei  naturale.  Egli  è  d'uopo  adunque  fuggire  al  pof- 
Cbile  le  maniere  difettofe  ,  adottare  le  buone,  certi  eflendo ,  che   verri  Tem- 
pre lodato  un  Edificio  con  ragione  condotto. 

CAPITOLO         XXI. 

D:lla  Origine  degli  Ordini  Greco- B^irh aro ,  e  Gotico  . 

'tj^  Acche  l'impero  di  Roma  dopo  gli  anni  di  Augudo  cominciò  a  deca- 
^,/y  dere,  foflituito  alle  antiche  virtù  il  foverchio  lufl'o ,  la  crapula,  la 
lalcivia ,  colle  altre  arti  degenerò  parimenti  l'Architettura,  divenendo  a  po- 
co a  poco  di  quel  genere  ,  che  Greco-Birbaro  da  me  fi  appella  .  In  fattt 
quefto  è  il  deftino  delle  arti,  le  quili  non  fi  fermano  nel  più  fublimé  gra- 
do di  perfezione  >  quando  mutuamente  non  (\  foftengano  ,  e  non  vengano 
validamente  protette  da  uomini  fplendidi  ,  ed  amatori  del  pubblico  bene  . 
Qualmente  poi  fia  depravata  l'Architettura,  parmi  cofa  non  difficile  il  di- 
millrarlo.  Per  luto  in  gran  parte  il  difegno,  incominciarono  a  fovrapporr* 
gli  archi  alle  culonne  rotonde,  ommettendo  le  paralladi,  che  devono  fofle- 
nerli  ,  in.iotti  forfè  a  ciò  fare  dall'abbondanza  di  colonne  di  marmi  pre- 
;;iofi,  e  ùai  non  aver  in  pronto  altra  pietra  per  formarne  il  reftante  .    Co- 

F     1  sì  fi 


44  Elementi    di    Architettura    Cap.   XXI. 

sì  fi  addofTavano  ad  un  fole  foflcgno  h  trabeazione,  e  due  archi,  i  quali 
fcarfcggiando  di  fpalla  ,  non  potevano  aver  fuffiftenza  .  Per  opporfi  allo 
sfiancamento,  foftituirono  le  chiavi  di  ferro  alle  pile,  delle  quali  per  altro 
ocn  ci  polTiamo  intieramente  fidare  per  le  cagioni  allegate  ,  dove  delle  cu- 
pole abbiamo  fatto  partila.  Si  aRgiuna;3,  che  facendofi  un  portico,  che  vol- 
ti ad  angolo  retto,  dagli  sfiancamenti  dei  due  archi  porti  in  angolo  ne  na- 
icc  una  forza  comporta  per  la  direzione  della  diagonale  ,  a  cui  conviene 
provedere  con  una  chiave  per  la  direzione  inedefima  .  In  Venezia  alcune 
fabbriche  di  Rialto  ebbero  la  difgrazia  di  precipitare  per  mancanza  di  op- 
pofizionc  alla  forza  teilè  mentovata  .  Innumerjbili  efempj  porrebbero  ad- 
diirfi  (li  archi  caduti  per  quella  cagione  ;  ma  quello  ,  che  abbiamo  avuto 
fotto  agli  occhi  in  queflo  Monaftcro  di  S.  Giacopo,  ne  farà  prova  baftan- 
te.  Le  brutture  di  quefta  foga;ia  s'idearono  gli  Architetti  di  ornarle  col- 
locando delle  medaglie  di  marmi  fini  fopra  le  colonne  ,  e  fotto  della  cor- 
nice in  que' triangoti  mi fti linei  ,  che  fono  formati  dalle  femicirconferen- 
ze  fuperiori  di  due  archivolti  ,  e  dalla  linea  inferiore  della  trabeazione  . 
Moiri  efempi  G  veggono  di  quefta  maniera  ,  e  jìnpolarmcnte  le  mura  del- 
la Città  di  Spalatro  ,  che  fervirono  di  recinto  al  palagio  dell' Imperator 
Diocleziano. 

Si  continuò  in  tal  guifa  per  molti  fccoli  ,  benché  fempre  piià  rozzamen- 
te ,  fintantoché  ftabilita  verfo  la  fine  del  fecolo  XII.  la  lega  di  Lombar- 
dia,  e  pofcia  la  pace  di  Coflanza  ,  epoca  fortunatiflima  per  l'Italia  ,  venne 
dalla  Germania  a  Firenze  vn  certo  Lapo  cognominato  Tedefco  ,  :1  quale 
cominciò  adoperare  fu  quel  gufto  ,  che  Gotico  fu  appellato  ,  ìntroduccni^o 
ncii'Arihitettura  gli  archi  di  fedo  aaito,  che  nelle  fabbriche  anteriori  non 
veggonfi.  A  coftui  fucccfle  Arnolfo,  che  nella  detta  Città  architettò  S.  Ma- 
ria del  Fiore,  ed  ìndi  Ghiotto  contemporaneo  di  Dante,  che  difegnò  i! 
Campanile  del  mcùefimo  Tempio.  Io  conghietturo  ,  che  dalle  lunule  delle 
Volte  abbiano  trarrà  in  qualche  mndo  l'origine  gli  archi  di  fefto  acuto. 
Nafce  il  contorno  di  una  lunula  coftruita  col  metodo  da  me  infcgnato  me- 
lUante  la  intf  iTcca"i"ne  di  due  elliiTl  eguali  5  e  con  due  cllilU  ,  o  circoli 
eguali,  che  fi  tagliano,  nafce  l'arco  di  fefto  acuto.  L'unica  differenza  con- 
filte  in  ciò,  che  refpetti  va  mente  alle  lunule  i  piani  delle  due  ellilfi  forma- 
po  angelo  >  ed  in  riguardo  all'arco  di  fcfto  acuto  le  due  ellillì  ,  o  t  due 
circoli  rello  ftcffo  piano  verticale  fono  collocati  .  Abbondando  di  ricchcz- 
ae  in  qirel  tempo  l'Italia,  s'innalzarono  fabbriche  fommamente  magnifi- 
che. 


Elementi   di    Archi  te  ttuiia    Cap.    XXI.  XXII.         45 

che,  e  fvelte  foverchiamente.    Gli  angoli  delle   volte  fi  ornarono  con  bafto- 
ni  rotondi,  e  le  finertre  con  intagli  di  marmo,    terminandole  con  certi  ar» 
chi  formati  con   più   porzioni    di  circoli,    de'quali    ne  abbiamo    un'cftmpio 
in  qiiefte  palagio  Pretorio.  I  predetti  intagli  s' introdiiffero  anche   nel  meE- 
20  delle  langhiilìme  fineftrc,  che  fi  nfarono  fingolarmcnte  nelle  Chiefe ,  ri- 
parandole con   vetri  di  vai;  colori,    ed  anche  ftoriati  nella  miglior    maniera 
adattata  al  difegno,  che  cominciava  a  rinafcere.    Cimabuc  prima  ,    ed  indi 
Ghiotto  fi  adoperarono    a  riflaurarlo  ,   e    nel  fegucnte    fecolo  XV.    s'inoltrò 
{empre  più  a   maggior   perfezione,    talmentechc    anche  l'Architettura  ,    ab- 
bandonati gli  archi    di  fedo   acuto  ,    ai    gufto  Greco-Barbaro    fece  ritorno . 
Rifalita  poi  la  Pittura  allo  fplender  dei  tempi  Greci  ,   e  Romani  nel  feco- 
lo XVI.  anche  per  opera  del  noflro  Giorgione,  pervenne  altresì  l'Architet- 
tura   a  quel  grado    di   bellezza,   al  quale   l'hanno    condotta    gli   Autori   nel 
precedente  Capitolo  mentovati  .    Pofteriormente  non   meno    che  i  Pittori    gli 
Architetti    divennero    manierifti  ,    effendo    vero  veriffimo  ,    ch'egualmente  fi 
pecca  per  mancanza  di   fa  pere,   e  per  foverchio  amore  di  novità.    Non  v'è 
poi  licenza,  che  non  fi  prendano  gli  Stuccatori,    quando  veftjno  l'abito   di 
Architetti .  Convien  fuggire  gli  abufi ,  e  la  fantaiìa  diriger  con  la  ragione  , 
non  curandp  ciò  ,   che  fé  ne  dica  per  ora  ;    imperciocché  verrà  un   giorno  , 
chtì  ripigliato  il  buon  gufto ,   gli  uomini  condanneranno  quelle  foggi  e  ,   che 
fono  in  pregio  prefentemente  . 

CAPITOLO  XXII. 

Della  Coflruxione . 

TA  Coftruzione  e  un  punto  effenzialiflimo  per  l'Architetto,  che  quan- 
^V  do  in  riguardo  alla  ftefTa  commette  errore  ,  moftra  chiaramente  di 
non  intender  l'arte,  della  quale  fa  profellione.  Per  darne  una  idea  prendia- 
mo a  confiderare  un  edificio  di  figura  circolare  foftenuto  da  colonne  ifola- 
te,  e  ci  venga  propofto  di  ftabilire  la  pianta  de' plinti  delle  mentovate  co- 
lonne. Se  i  lati  di  un  plinto  tcndcffero  al  centro  della  figura,  ne  nafcereb- 
be  l'inconveniente,  che  la  faccia  interna  farebbe  più  picciola  della  efterna. 
Ci  riufcirà  di  evitarlo,  fé  defcritta  pei  due  centri  della  figura,  e  della  co- 
lonna una  linea,  condurremo  a  quefta  paralelli  i  due  lati  del  plinto,  inter- 

F     5  fecan- 


4^  Elementi   di  Architettura    Cap.    XXII. 

recandoli  con  due  porzioni  di  circoli  concentrici  alla  figura  ,  che  tocchino 
internamente,  ed  cfternamente  il  circolo  delincato  col  raggio  eguale  a  quel- 
lo della  colonna  più  l' agetto  della  baftì  ,  e  formino  le  faccie  interna  >  ed 
cfterna  del  plinto,  le  quali  adequatamente  fi  eguagliano.  Pecca  contro  la 
retta  coftruzione ,  chi  fa  ineguali  gl'intercolunnj  negli  angoli  di  un  vafo  j 
chi  non  falva  le  medietà  principali,  e  fccondariej  chi  ufa  le  rifalite  fenza 
ragionej  chi  non  continua  le  linee,  e  fpezza  gli  architravi,  le  cornici,  ed 
i  frontilpicjj  chi  non  dà  ad  un  vafo  principale  la  debita  altezEa  ;  e  chi  per 
cfempio  in  una  Chiefa  non  determina  tutti  gli  archi  proporzionali  all'ordi- 
ne, e  fìmili  per  confeguenza  .  In  quella  Tempio  di  S.  Liberale  gli  archi 
maggiore,  medio  o  dell'ordine,  o  minimo,  le  nicchie  da  ftatue  ,  ed  anche 
la  cupola  eccettuano  la  proporzione  Jonica  ,  ed  hanno  la  larghezza  all'al- 
tezza come  1.  a  2  ^.  Delle  regolari  ftrutture  delle  volte  ne  ho  già  parla- 
to. Veggonfi  frequentemente  degli  errori  maflìccj  nei  Prcsbitcrj  o  Tribune 
delle  Chiefci  perche  gli  Architetti  non  ne  intendono  bene  la  corruzione. 
Per  lo  più  una  Tribuna  è  formata  da  quattro  archi  maggiori  ,  le  cui  pa- 
raftadi  o  fi  toccano,  o  fono  talmente  lontane,  che  lafciano  luogo  per  quat- 
tro cantoni,  o  pei;  altrettante  colonne  ifolate,  che  devono  fervire  per  fofle- 
nere  la  volta.  La  idea  della  Tribuna  di  S.  Liberale  io  la  ho  prefa  da  quel- 
la di  S.  Fantino  in  Venezia  architettata  dal  Sanfovino,  correggendo  foltan- 
to  gli  sbagli,  che  quefti  commife  nella  coftruzione  della  volta.  Io  ho  fat- 
to piombare  la  volta  Tulle  quattro  colonne  ifolate  ,  ed  egli  fopra  le  fteffe 
vi  ha  pollo  quattro  archi  concentrici  a  quelli  della  Tribuna  ,  e  fopra  gli 
archi  la  volta  ,  incorrendo  con  ciò  in  tre  difetti  ;  il  primo  di  metter  gli 
archi  fopra  le  colonne;  il  fecondo  d'introdurre  archi  diflìmili  a  quelli  del- 
la Chiefa  J  il  terzo  di  privar  le  colonne  dell'tjfflcio  loro  immediato  di  fo- 
ftcnerc  la  volta  .  PofTono  ancora  farfi  le  Tribune  con  due  archi  grandi  ,  e 
con  due  dell'ordine  polli  lateralmente  ,  a  lato  de'quali  fiaci  ,  o  non  fiaci 
Al  parte,  e  d'altra  un  intercolunnio.  In  tali  circoflanze  fi  lavorerà  fempre 
la  volta  a  due  venti,  interrompendola  con  due  lunule  al  di  fopra  degli  ar- 
chi medj.  In  altra  foggia  ragionevolmente  non  fi  coftruifcono  le  Tribune  , 
non  venendo  permcffo  d' introdurvi  nuove  arcature,  che  non  fieno  nel  Tem- 
pio. Ricufa  la  buona  coftnizionc  ,  che  all'ordine  fecondarlo  il  piedeftallo 
fi  fottoponga  .  Imperciocché  fé  lo  ha  anche  il  principale  ,  i  picdeflalli  in- 
fieme  contrallano  ,  quando  fono  proporzionali  agli  ordini  :  e  fc  il  piede- 
ftallo è  comune  ad  ambi  gli  ordinij   all'uno  ed  all'altro  non    può  flabilirfi 

prò- 


ElE'MENTI     m     AnRCH  £TET  TUR  A      C  A  1'.     XXII.    XXIII.  47 

proporzionale.  Che  fé  il  principale  t  a  terra,  i  moduli  dei  due  ordini  fi 
corrifpondono  in  ragione  troppo  lontana  .  Siccome  il  porre  l'ordine  princi- 
pale fui  picdeftallo  ,  ed  il  fecondario  a  terra  avvicina  i  due  moduli  ;  così 
l'operar  a  rovcfcio  produce  un  effetto  contrario,  che  non  merita  approva- 
zione. Giorgio  Spavento  nella  per  altro  bellilllma  Chiefa  di  S.  Salvatore 
in  Venezia  ha  collocato  ambi  gli  ordini  primario  ,  e  fecondario  fui  mede- 
fimo  piedeftallo  ,  difetto  condonabile  al  tempo  ,  in  cui  fiorì  quell'infignc 
Architetto.  La  Chiefa  di  S.  Salvatore  fu  principiata  dallo  Spavento,  pro- 
lèguita  da  Tullio  Lombardo,  e  terminata  dal  Sanfovino.  Quando  j' intra- 
prende un  difegno,  bifogna  aver  mira  aU'efterno,  e  all'interno  dell'edifi- 
cio, onde  ricfca  a  dovere  la  fui  total  corruzione,  la  quale  fi  otterrà  con 
molto  Audio,  e  fatica,  ponendo  in  pratica  le  regole  in  quello  ,  e  negli  an- 
tecedenti Capitoli   da  me  fpiegatc. 

CAPITOLO         XXI  IL 

Della  Magnificenza. 

*fn^  Icfce  tanto  più  magnifico  l'edificio,  quanto  più  grande  e  il  diamc- 
f(i^^  tro  delle  colonne  }  e  perciò  le  fabbriche  antiche  Romane,  quantun- 
que non  efattc  nel  difegno,  forpréndono  chi  le  mira  per  la  immcnfità  del- 
la mole  .  Produce  quella  tal  maraviglia  ,  che  impedifce  frequentemente  quel- 
le rifleflioni,  che  fi  farebbero,  fé  foflero  più  picciolc  le  mifure  dell' edifi- 
co. Dobbiamo  adunque  per  quanto  è  poflibile  coglier  vantaggio  dalla  gran- 
dezza i  e  poiché  le  ricchezze  de'  tempi  prefenti  fono  a  quelle  «Icir  antica 
Roma  molto  inferiori  ,  egli  è  d'uopo  fupplir  con  l'arte  ,  e  far  comparir 
grandi  quc'vafi,  che  realmente  noi  fono.  Ho  già  detto,  che  nelle  fabbriche 
tre  maniere  di  ftrutture  polliamo  ufare ,  una  robufla  colle  colonne  a  terra  , 
l'altra  di  mezzo  colle  colonne  fui  pledeflallo,  la  terza  gracile  col  piede- 
ftallo  lotto  le  colonne,  e  l'attice  al  di  fopra  .  La  maniera  robufla  avrà 
fempre  magnificenza  per  due  ragioni  :  la  prima  perchè  il  diametro  dello 
colonne  diviene  affai  grande  rifpettivamente  alle  altre  due  foggie  :  la  fe- 
conda perche  meno  divifioni  ,  e  meno  riquadri  fi  fanno  .  Il  motivo  per 
cui  incontra    nel    genio  univerfak    la   picciola  Chiefa    di  Valla  ,    non  d'air 

tron- 


4?  Elementi    di    Architettura    Cap.  XXIII. 

tronde  deriva,  che  da  qucfto  principio  .  La  colonna  in  efla  ha  piedi  dtoc  » 
ed  oncic  due  di  diametro,  il  quale  nella  Chiefa  affai  più  grande  di  S.  Li- 
berale crcfce  foltanto  per  oncie  due  .  Nafce  ciò  perchè  nella  maniera  ro- 
bulla  l'altezza,  detratta  la  volta,  viene  occupata  dal  zocco  ,  dalla  colon- 
na, e  dalla  trabeazione,  e  nella  maniera  gracile  dal  zocco,  dal  pjedeftal- 
lo,  dalla  colonna,  dalla  trabeazione,  e  dall'ordine  Attico.  Supponiamo  ac- 
comodata la  maniera  robufta  alla  Chiefa  di  S.  Liberale  .  Richiedercbbefi 
dalia  fteflfa  l'ordine  Corintio  col  diametro  a  un  di  preflfo  di  piedi  tre,  che 
fupererebbe  per  oncie  otto  quello  delle  colonne,  che  prefentemente  l'ador- 
nano. Non  rcfta  per  altro  ,  che  ancor  la  ftruttura  col  piedeftallo  ,  e  coli' 
Attico  non  abbia  il  fuo  merito  ;  poiché  fé  manca  di  quella  magiiificcnza , 
che  ritrovafi  nell'ordine  a  terra  ,  ha  nondimeno  un'  indole  gentile  fornita 
di  un  altro  genere  di  bellezza  .  Tanto  più  quanto  che  non  è  potfibile  di 
adattare  ad  ogni  circoftanza  l'ordine  a  terra,  rendendofi  in  molt' incontri 
neceffarie,  e  la   maniera  media,  e  la  gracile. 

Gli  ornamenti  troppo  ricercati  o  levano,  o  fcemano  la  magnificenza  al- 
le fabbriche.  Egli  è  d'uopo,  che  formino  ornamento  le  parti  neceffarie, 
e  non  più  ,  dovendofi  fchivarc  le  riquadrature,  ed  altre  cole  di  fimil  ge- 
nere .  Un  certo  lifcio  ,  ed  una  giudiciofa  economia  di  ornamenti  produce 
certamente  maeftà  .  In  fatti  nella  mentovata  Chiefa  di  Valla  non  fonovi 
riquadri  di  forte  alcuna  ,  ed  i  quadri  nella  Tribuna  fi  rendono  neceffar; 
per  riempiere  lo  fpazio  ,  che  rcflra  fopra  le  fedie,  e  per  efprimerc  in  effi 
i  fatti  principali  di  S.  Gio:  Battifta,  a  cui  la  Chiefa  è  dedicata  .  Il  Pala- 
dio  era  nell' ornar  molto  parco,  ed  anche  per  quello  motivo  riefcono  mac- 
ftofi  i  fuoi  edificj.  Le  ftuccaturc,  e  gli  ornamenti  a  grottefco  ad  un  Tem- 
pio ,  e  ad  un  vafo  grande  tolgono  la  maeflì  ,  la  quale  non  fi  ritroverà 
giammai,  che  nel  femplìce .  Gli  afpetti  de'Tempj  Romani  folevano  cffer 
formati  da  quattro,  fei ,  oppure  otto  colonne  cannellate  foflenute  da  ut» 
ruftico,  e  formontate  da  un  frontifpicio  ,  nel  triangolo  del  quale  vi  collo- 
cavano un  baffo  rilievo  ifloriato  di  marmo  .  Piacciono  quelle  facciate  per 
la  loro  grande  femplicità  ,•  che  aggiunta  alla  grandezza  forma  un  non  fo 
che  di  magnifico,  che  fòrprènde ,  e  che  fa  dire  non  cffere  più  poflibile  di 
operare  come  bari  fatto  i  Romani  ,  perchè  là  buona  Architettura  è  perdu- 
ta .  S'ingannano  in  ciò  ctl-tamente  ,  non  effcndo  altrimenti  l'Architettura 
perduta,  badando,  che  chi  la  cfercita  ©ffervi  le  regole,    e  sfugga    i  raffina- 

mcn- 


Elementi  di  Architettura  Cap.  XXIII.  XXIV.  49 
menti  .  In  fomma  il  magnifico  va  congiunto  colla  fcmplicità  ,  la  qual  è 
tanto  più  difficile  ,  quanto  che  vi  fi  giunge  dopo  aver  calcate  le  vie  più 
compofte  i  avendo  gli  uomini  il  difetto  ,  che  immaginandofi  molto  diffici- 
le da  ottenere  una  cofa,  anziché  nella  femplicità,  né  vanno  in  traccia  nel- 
la maflìma  compofizionc  .  Avviene  ciò  a  giovani  fingolarmente  ,  ai  qaalt 
manca  la  lunga  efperienza,  che  fpiana  innumerabiii  difficoltà,  ed  infegna  a 
conciliare  la  femplicità  colle  convenienze  dell'edificio. 

CAPITOLO  XXIV. 

Della  Unità . 


tf  Ar~preroffativa  della  Unità  compete  eminentemente  all'Univerfo,  opc- 
_G  ^1  ra  prodigiofa  dell'  Ente  fuprcmo  ,  ed  ha  parimenti  luogo  nelle  Ar- 
ti,  che  fono  invenzioni  degli  uomini.  Il  punto  difficile  Ha  nello  fcoprire  i 
fonti,  da  cui  l'unità  deriva  ,  e  di  qucfti  appunto  rie  parlercnrio  in  riguar- 
do all' A'-chitettura  .  Siccome  la  natura  è  una,  e  varia  nel  medefimo  tem- 
po; così  fa  di  meflieri,  che  anche  le  Arti  nella  loro  unità  contengano  ■va- 
riazione. In  Architettura  abbiamo  colonne,  piedeftalli,  trabeazioni,  arca- 
ture,  volte,  e  cupole,  e  mille  altri  ornaisenti,  i  quali  appunto  fon  quel- 
li, che  adoprati  a  dovere  formano  la  variazione  congiunta  colla  unità.  Ho 
detto,  che  gli  archi  elTer  devono  fimili  ,  e  la  ragione  fi  è,  perchè  eflcndo 
tali,  confervano  l'unità,  e  producono  la  variazione.  Gi'intercolunnj  pof- 
fono  ,  e  deggiono  effer  diverfi  ;  ma  non  a  capriccio  ;  ed  in  quella  guifa, 
che  fi  tifano  tre  arcature,  maggiore,  media  o  dell'ordine,  o  minima;  non 
altrimenti  tre  varj  intcrcolunnj  dobbiamo  adoprare  ,  le  cui  larghezze  in 
femplici  ragioni  fi  corrifpondano  .  E  qui  mi  dichiaro  di  non  computare 
qualche  ftrcttillìmo  intercolunnio  di  mezzo  diametro,  o  di  un  intero,  che, 
pure  qualche  volta  fi  rende  ncceflario  nel  finimento  delle  facciate  per  oc- 
cupar quello  fpazio,  che  corrifpondc  alla  muraglia  di  fianco,  quando  è  af- 
fai grolla  .  Se  nella  lunghezza  di  una  Chiefa  a  più  navi  ci  fiano  tre  arca- 
ture  diverfe,  la  picciola  fi  ponga  fempre  vicina  alla  grande,  e  quella  dell' 
ordine  in  mezzo  a  due  picciole  .  In  quefta  guifa  fi  hanno  le  volte  varia- 
te a. 


5<0(»  El-rM  PNTl'    DI     i^  RCHI'TBTTViRA     C  ftP.     XXIV. 

te  X  quattro  venti,  a  due  venti,  a  due  venti  con  lunule,  fi  ottiene  la  mé- 
ctìetà  fecondarla,  e  confcrvafi  la  unità,  perchè  ogni  cofa  dagli  archi  fimi-" 
li,  e  proporzionali  adi' ordine  è  derivata  .  Quando  le  colonne  fieno  a  dove- 
re difpofte,  anche  i  l'acunarjj  l'iefceno  varj,  fuccedendo  il  quadrato  al  bisr- 
lungo,  o  al  contrario  con  anirà?  di  vicenda.  Qualora  entriamo  in  una  Chie- 
fa,  e  vediamo,  che  le  porre,  le  fìneftre  ,  gli  altari,  i  conftflionali,  ed  ogni 
altra  cofa  dall'ordine  fecondarlo  dipende  ,  e  che  qiitft' ordine  fenza  inter- 
rompimento  per  tutto  l'edificio  cammina;  ci  perfuadiamo  evidentemente, 
efie  le  dette  parti  non  pofTono  effere  né  più-  grandi',  né  più  piccisole  ,  e  la 
loro  concatenazione  forma  fenza  dubbio  unità  all'occhio  {ommamente  ag- 
gradevole. Le  cornici  fpczzate,  i  cartocci,  ed  altri  sì  fatti  abufi,  oltre  all' 
cffer  lontani  dall' iftituto  dell'arte  noftra  ,  ed  al  peccare  contro  la  rcbu- 
ftczza  ,  fanno  certamente  perdere  la  nnirà  .  Reda  quefta  pregiudicata  an- 
che dai  colori ,  quando  non  fono  bene  accordati  ,  il  che  fucccdc  parimen- 
te in  un"  quadro  privo  dell'armonia  delle  tinte'.  In  fomnna  fé  entrando  in 
Un  edificio  fi  vede  una  pirte,  che  difcorda  dal  rimanente  ,  ne  reftiam  dif- 
guftati  ,  quantunque  confiderata  in  fé  fiefla  fia  molto  bella  .  Coirviemc  a-- 
dunque  difporre  le  cofc  in  guifa  ,  che  il  tutto  formi  una  certa  armonia  , 
che  piaccia  ,  ed  attraG:ga  per  così  dire  Io  fpirito  ancora  fenza  che  la  ra- 
gione almeno  al  primo  afpetto  s'intenda  .  Pochi  altari  fi  mirano,  che  non 
'fieno  formati  di  varie  pietre  colorate,  ed  anche  delle  più  sfacciate.  Io  per 
rfte  non  voglio  altari,  che  di  un  folo,  o  di  due  colori  3*1'  più,  che  fieno 
artialoghi',  e  fi  accordino  infieme.  I  capitelli  ,  e  le  bafi  di  bronzo  richiedo- 
no qualche  ornamento  dello  fteffo  metallo  nell' anripctto  ,  e  nel  frontifpi- 
cio.;  Si  può  metter  nel  primo  ahneno  una  Croce,  e  nell'uno  e  nell"  a'itro- 
uil  baffo  rilievo,  collocando  ancora  j  fc  così  piace  ,  due  fliatue  {opra  del' 
ffontifpicioj  onde  coli' ufo,  e  congrua  difpofizione  di  un  tal  metallo  la  ma- 
gnificenza dell'altare  fi  accrcfca  . 

Li  pa^'imenti  comunemente  fi  ferino  di  colori  diverfi  ,  e  fpeffo  difcor- 
danti  fra  loro  ,  che  non  contentano  la  vifta  .  In  fatti  nella  Tribuna  del 
Santo'  di  Padova  l'accoppi  a  mento  del  nero  ,  e  del  roffo  produce  on  catti- 
•^o  eifetto  .  Il  più  bello  di  tutti  li  pavimenti  fi  è  quello  ,  che  fi  compo- 
ffe  con  tre  tinte  ,■  la  prima  alta  di  qualfivaglia  colore  ,  la  feconda  bian- 
ca,  e  la  terz-a  media  .  In  queflo  modo  è  difpofio'  il  pivi-mento  della  Ma- 
dTonna-  det^a?   della  Loggia   ia  Caft^lfianco  .    Elfo   è  di  tre  colori,    bianco, 

roffo. 


Elementi    di    Architettura    C  a p.   XXIV.  51 

roffo  ,  è  carnatino,  ch'è  il  medio,  e  fembra  di  rilievo,  facendo  figura  il 
bianco  di  chiaro,  il  carnatino  di  mezza  tinta,  ed  il  roflb  di  ofcuro.  Bel- 
liflimo  riufcirebbe  il  pavimento  formato  di  pietna  bianca,  nera,  e  ceneric- 
cia ,  e  lodevoli  altresì  tutti  quelli,  che  ofTerveranno  la  legge  della  mezza 
tinta,  ctrc  ferva  di  legamento  a  due  tinte  diftantij  poiché  T  unhà  in  que= 
&i  cafi  fi  fjalva,  ed  in  altri  mola  toulmente  perifcc. 


IL        FINE. 


N  O  I 


NOI    RIFORMATORI 

DELLO  STUDIO    DI   PADOVA. 

A  Vendo  veduto  per  la  Fede  di  Revifìone  ,  ed  Ap- 
provazione del  P.  F.  Gio:  Tommafo  Mafcheronl 
Inquiiltor  General  del  Sant'Offizio  di  VcneT^a  nel  Li- 
bro intitolato:  Elementi  di  architettura  ec.  del  Signor 
Francefco  Maria  Preti  ec.  MS.  non  v'  efTer  cofa  al- 
cuna contro  la  Santa  Fede  Cattolica ,  e  parimenti  per 
Atteftato  del  Segretario  Noftro,  niente  contro  Princi- 
pi ,  e  Buoni  Coilumi ,  concediamo  Licenza  a  Giovan- 
ni Gatti  Stampator  di  Vencxja ,  che  polli  efiere  ftam- 
pato,  ofièrvando  gli  ordini  in  materia  di  Stampe  ,  e 
prefentando  le  folite  Copie  alle  Pubbliche  Librerie  di 
Venezia  ?  e  di  Padova  . 

Dat.  li  i4.  Luglio   1780. 

(  ^hife  Vallareffo  Pjformator . 

(  Andrea  T'ron  Cav.  Froc,  Fjformator. 

(  Sebafiian  Fof carini  Cav.  Bjformator . 

Regiftrato  in  Libro  a  Carte  438.  al  Num.   i75<f. 

Davidde  Marche/ini  Segr. 

Adi  Ì.6.  Luglio  1780. 
Regiftrato  nel  Libro  del  Magiftrato  EccellentilTimo  con- 
tro la  Beftemia  2.  Carte  9J- 

Gio:  Andrea  San/ermo  Segr. 


ERRORI. 

CORREZIONI. 

p'Ig' 

Lì». 

VII. 

I. 

Fazzini 

Tazzinì 

VII. 

18. 

llabilifce 

flabiliffe 

XII. 

10. 

del  raggio 

dell'  arco  meno  il  raggio 

XI  IL 

6. 

di  mod.  2.  min.  óo. 

di  mod.  2.  eguali  a  min.  60. 

XIV. 

24. 

colla  fua  differenza 

colla  fola  differenza 

XV. 

28. 

16  i 

s 

2. 

3r- 

rozza 

tozza 

4. 

7- 

alia 

è  la 

7- 

?• 

in  quinto 

un  quinto 

7- 

12. 

difsuftarfi 

difgunarci 

li. 

5- 

e  fovrappofti 

0  fovraprofil 

15. 

29. 

in  luogo  quella 

luogo  in  quella 

16. 

2d. 

il  Jonico 

r  Jonico 

18. 

25- 

Marano 

Mareno 

jp. 

15- 

conterà 

conterrà 

2J. 

ij- 

larghezza 

lunghezza 

25. 

17- 

riguardi 

riquadri 

28. 

22, 

0  mezzo 

a  mezzo 

32. 

26. 

acconciandofi 

accorciandofi 

3J. 

I. 

deve 

devo 

34. 

17. 

fuOo 

frullo 

3^ 

3- 

furto 

frutto 

37. 

24. 

la  totale 

alla  totale 

37. 

2J- 

conici 

Ionici 

41. 

25. 

ci  foflituifcano 

fi  foftituifcano 

4J. 

23- 

parimenti 

parimente 

44. 

24. 

adoperare 

ad  operare 

45- 

II. 

fpiender 

fplendore 

46. 

II. 

0  minimo 

e  minimo 

46. 

12. 

eccettuano 

accettano 

47. 

27. 

attice 

attico . 

&*WSr--«. 


e 


e 


Fiania  ote/ nuovo  Teaira  c/i  Lask/franco . 


F 


I 


ò\-,i/a  ^:àPte^  Pernii 


^h'fiircato  cK'/'  luride  de/ Ve' air o 


ù.  Jalalut 


^■-  >^v.:ì<-i\-^.^ 


J^raspcffv  verso  iJ^alcnc/it.. 


■  \'i^/iy  Ji  /}^\/i  / L/U'/r 


Tn 


rojpeito  ve/yo  ui  ^>cena 


'J0, 


la  Sri 


òcaia  di  Piedi  Pciieti. 


Jvtcctafa  cà/  Teatro  i-/i   Cetrtelfranco 


^- Testo  Un  ine. 


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